Monday, December 24, 2007

Filosofia: domanda di mercato

SERGIO GIVONE
Nell’era del tutto e subito la filosofia affascina ancora

Come molti dei colleghi che insegnano discipline un po’ particolari, discipline non immediatamente spendibili sul mercato del lavoro (nel mio caso, filosofia), mi chiedo che cosa abbia spinto i nostri studenti a fare la scelta che hanno fatto. Confesso di non saper rispondere. E se giro la domanda ai diretti interessati, ottengo risposte incerte, dubbiose, vaghe. Viene naturale fare un confronto fra padri e figli, fra questa generazione e la generazione precedente, quella di chi si è iscritto a Filosofia fra gli anni Sessanta e Settanta. Allora il mondo inquietava e seduceva: appariva carico di mistero ma anche di promesse per chi disponesse di una chiave in grado di aprire qualcuna delle sue molte porte. La storia in particolare sembrava governata da leggi nascoste ma grandiose: scoprirle, voleva dire (lasciamo stare se a torto o a ragione) aver trovato la strada. Ma per l’appunto bisognava possedere la chiave. La filosofia era quella chiave. Come stanno adesso le cose? Tutto è cambiato. Che cosa sia il mondo, quale il senso dell’avventura umana, non importa più di tanto.
Piuttosto, oggi nel mondo si cercano occasioni da cogliere a volo. Vale il modello dei viaggi last minute o dei pacchetti turistici all inclusive. Che è il modello dell’offerta pubblicitaria. Si tratta non tanto di capire che cosa uno voglia o tanto meno di capire e basta, capire per il piacere di capire. Ma semmai di trovare corrispondenza fra l’offerta e i propri desideri e le proprie aspettative. Che poi desideri e aspettative siano a loro volta parte dell’offerta, in quanto indotti dalle strategie di vendita, beh, su questo aspetto del problema si tende a sorvolare. Guarda caso, è il problema che negli anni della filosofia come critica della società e della cultura era al centro della discussione. Per la filosofia si fa dura. Gli spazi della ricerca filosofica si restringono.
Dove trovare la passione e l’entusiasmo per accingersi a una professione (sì, professione, poiché è di questo che stiamo parlando, e cioè del lavoro intellettuale come professione) che va in controtendenza rispetto al mondo in cui viviamo? Eppure la filosofia non è affatto in crisi. I giovani continuano a iscriversi alle nostre facoltà. Chi ci dice che non vedano più a fondo di noi?
C’è da credere che i loro occhi non siano affetti né da miopia né da presbitismo. La miopia di chi non vede che il presente. Il presbitismo di chi vede solo il passato.
Sergio Givone

Avvenire 23/12/07

No comments: