Friday, February 27, 2009

Global Warming

La verita' scomoda sul riscaldamento globale
di Luigi Mariani*

ROMA, giovedì, 26 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Ho visto di recente il film "una verità scomoda" di Gore. Premesso che non ho alcuna competenza nel settore dei documentari cinematografici, il mio giudizio a caldo è che Gore è un attore nato e che il documentario ha un ritmo narrativo tale da renderlo assai coinvolgente.

Un misto di American graffiti e di elogio dell’eroe romantico, condito da un afflato morale che richiama più volte alla responsabilità collettiva del genere umano e adotta slogan di grande presa come “collisione fra civiltà ; e Terra”, “permettere che si verifichi l’aumento della CO2 è profondamente immorale”, “liberiamoci dei gas serra”.
Una vera testimonianza di fede nella teoria dell’Antropogenic Global Warming (teoria del riscaldamento globale di origine antropica o teoria AGW) la quale sostiene che i gas serra sono il fattore chiave per la variabilità del clima e che l’aumento della temperature registrato negli ultimi 150 anni (dopo l’uscita dalla Piccola Era Glaciale) è causato dalle emissioni umane di anidride carbonica.
Preciso che esiste un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite (l’International Panel on Climatic Change - IPCC) composto di scienziati e rappresentanti dei governi che sostiene la veridicità di tale teoria, basandosi da un l ato su ricostruzioni dei climi del passato e dall’altro su previsioni fino a 100 anni effettuate con modelli matematici (i Global Climate Models – GCM) e preciso anche che questa non è l’unica teoria scientifica sulla piazza (Shaviv, 2005).
Ciò detto, penso che i contenuti del documentario possano essere analizzati utilizzando come chiave di lettura le tre tecniche di verità aristoteliche (Wollf, 1995) che sono logica, dialettica e retorica. La logica (in questo caso la scienza) è il procedimento razionale che, partendo da premesse vere trae conclusioni vere attraverso dimostrazioni, la dialettica dal canto suo mira alla verità partendo dal conflitto fra idee diverse ed infine la retorica è l’arte di convincere un uditorio di un’idea.
La mia valutazione circa il tasso di presenza delle tre tecniche nel film di Davis Guggenheim è la seguente: 10% di scienza, 0% di dialettica e 90% di retorica. In soldoni dunque un’ottima fiction di genere propagandistico.
Il basso quoziente di scienza discende dal fatto che il documentario di Gore è stato montato da persone che sanno troppo poco di climatologia.
Si noti poi quante volte Gore batta sul tasto dell'etica, mentre i portatori di idee diverse dalle sue sono in sostanza dei "poco di buono" (di volta in volta definiti come “scettici” oppure come “servi ben pagati dei petrolieri”).
Da ciò il fatto che il confronto delle idee (dialettica) sia del tutto assente.
La retorica viene invece sparsa a piene mani, giungendo addirittura a porre al centro della scena con finalità empatiche una serie di vicende private (e come non sentirsi emotivamente coinvolti dalle vicende umane del figlio o della sorella di Gore o ancora dalle sue disavv enture elettorali?).
E visto che sul piano retorico non potrei mai e poi mai spuntarla con un simile campione, mi proverò a sottoporre a critica alcune affermazioni di Gore basandomi su lavori scientifici recenti. Criteri di giudizio scientifico.
1. Nel documentario viene ad un certo punto proposto un cartone animato. Su di esso avanzo anzitutto il sospetto che il gelato non si sciolga per il Global warming ma per il ben più massiccio fenomeno dell’Urban warming (Mariani, 2008). Nell’animazione si vedono inoltre gas serra che intrappolano i raggi di sole mentre il sistema non funziona affatto così (Mihre, 1998). Gore dice poi che occorre “liberarci dei perfidi gas serra” mentre non dice in alcun modo che senza effetto serra il pianeta non sarebbe abitabile e senza CO2 non ci sarebbe la vita (Hetherington e Raven, 2005).
2. In tema di ghiacciai il regresso dei ghiacci sul Kilimangiaro ha avuto in realtà inizio nel 1880 (Kaser et al., 2004) mentre per quanto riguarda le calotte artiche ed i ghiacciai alpini e appenninici una contrazione più forte di quella attuale si è registrata fra 7500 e 5500 anni fa (optimum climatico postglaciale) e 1000 anni fa (optimum climatico medievale) (Giraudi, 2005)
3. Gore sostiene che l’ondata di calore del 2003 è frutto del Global Warming. Chase et al. (2006) dimostrano invece che nel peri odo 1979-2006 tali fenomeni si sono ripetuti con frequenza immutata nell’emisfero nord. Quel che fece la differenza furono i caratteri dell’area Europea.
4. Gore, parlando dell’uragano Katrina dice che siamo di fronte ad un aumento di distruttività degli uragani. Le statistiche USA per il periodo 1900-2005 indicano una sostanziale assenza di trend (Pielke et al., 2008).
5. Gore cita come senza precedenti i 930 mm di pioggia caduti in 24 ore a Bombay. E’ falso poiché episodi più rilevanti sono segnalati in bibliografia anche in anni remoti (Cati, 1981).
6. Estinzione degli orsi polari: si tenga conto che questi animali sono sopravvissuti a fasi più calde dell’attuale (il periodo caldo di 125.000 anni fa, l’optimum postglaciale e quello medievale).
7. Il contenimento della malaria è legato alle politiche sanitarie e di bonifica, senza le quali sarebbe oggi presente pure in Europa, ove fu endemica fino all’800 (Lamb, 1966; Reiter, 2008).
8. Il livello degli oceani è salito di 1 mm l’anno dall’inizio del ‘900 fino al 1951. Dal 1951 al 1980 è sceso di 1 mm l’anno e dal 1980 sta salendo di nuovo di 1 mm l’anno (Morner et al., 2004; Morner, 2007). Da qui a sommergere isole o nazioni ce ne passa.
9. l’aumento di inondazioni, siccità e tempeste paventato da Gore è incoerente rispetto a lla riduzione del gradiente termico polo-equatore previsto dai GCM (Mariani, 2008).
10. il riscaldamento globale si è interrotto nel 1998 e per ritrovare dati di temperatura globale simuli a quelli del 2008 bisogna tornare al 1996. Come si concilia ciò con le previsioni dei GCM?
Concludo rilevando che la leggerezza con cui Gore naviga fra dati contraddittori è impressionante.
E sì che a un certo punto afferma di aver fatto centinaia di interventi in tutto il mondo per propagandare le sue idee. Possibile che nessuno l’abbia mai posto di fronte agli elementi di dubbio che ho sopra illustrato?
Penso che se avesse passato almeno parte del suo preziosissimo tempo a leggere letteratura scientifica forse avrebbe presentato le cose in modo meno irrealistico.


* Docente di Agrometereologia all’Università di Milano, già presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia ed attuale vicepresidente della stessa, ha al proprio attivo oltre 100 pubblicazioni scientifiche e divulgative in merito.


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BIBLIOGRAFIA
Cati L., 1981. Idrografia e idrologia del Po, Poligrafico dello Stato, Roma, 310 pagine.
Hetherington A.M., Raven J.A., 2005. The biology of carbon dioxide, Current Biology Vol 15 n. 11, 406-410.
Giraudi, C. 2005. Middle to Late Holocene glacial variations, periglacial processes and alluvial sedimentation on the higher Apennine massifs (Italy). Quaternary Research 64: 176-184.
IPCC, 2007. Fourth Assessm ent Report (AR4). Climate Change 2007 [disponibile in rete al sito http://www.ipcc.ch/]
Kaser G., Hardy D.R., Olg T., Bradley R. S., Hyera T.M. , 2004. Modern glacier retreat on Kilimanjaro as evidence of climate change: observations and facts, International Journal of Climatology.
Le Roy Ladurie E., 2004. Histoire humaine et comparée du climat. I. Canicules et glaciers (XIIIe-XVIIIe siècles), Fayard.
Lamb H.H., 1966. The changing climate, Methuen, London, 236 pp.
Lindzen R.S., Giannitsis C., 2002. Reconciling observations of global temperature change Geophysical Research Letters, vol. 29, NO. 0, 10.1029/2001GL014074, 2002.
Mariani L., 2006. Clima ed agricoltura in Europa e nel bacino del Mediterraneo dalla fine dell’ultima glaciazione, Rivista di storia dell’agricoltura, anno XLVI, n.2, 3-42.
Mariani L., 2008. Note scientifiche per un discorso sul clima, Edizioni IF – Ateneo Regina Apostolurum, Roma, 126 pagine.
Morner N., Tooley M., Possnert G., 2004. New perspectives for the future of the Maldives, Global and Planetary Change 40 (2004) 177–182.
Morner N.A., 2007. Claim that sea level is rising is a total fraud, EIR, 22 June, 2007 (http://www.mitosyfraudes.org/Calen7/MornerEng.html)
Myhre, G., E.J. Highwood, K.P. Shine, and F. Stordal, 1998: New es timates of radiative forcing due to well mixed greenhouse gases. Geophys. Res. Lett., 25, 2715-2718.

Pielke R.A., Adegoke J.O., Chase T.N., Marshall C.H., Matsui T., Niyogi D., 2007. A new paradigm for assessing the role of agriculture in the climate system and in climate change, Agricultural and Forest Meteorology 142 (2007), 234–254.

Reiter P., 2008. Global warming and malaria: knowing the horse before hitching the cart, Malaria Journal, MalariaJournal 2008, 7(Suppl 1), (http://www.malariajournal.com/content/7/S1/S3).

Shaviv, N.J., 2005. On climate response to changes in the cosmic ray flux and radiative budget. J. Geophys. Res. 110,A08105

Tiezzi E., 2008. Un incontro con Al Gore, in Liberi di prevedere il domani, Atti del primo Congresso Epap, 25-36.

Törnqvist T.E.,González J.L., Newsom L.A., van der Borg K., de Jong A.F.M. Kurnik C.W., 2004. DecipheringHolocene sea-level history on the U.S. Gulf Coast: A high-resolution record from the Mississippi Delta, GeologicalSociety of America Bulletin; July/August 2004; v. 116; no. 7/8; p. 1026–1039

Wolff F., 1995. Trois techniques de verite dans la Grèce classique, Aristote et l'argumentation, Hermes, 15, 41-71.8

Tre tecniche di verita' aristoteliche

Ciò detto, penso che i contenuti del documentario possano essere analizzati utilizzando come chiave di lettura le tre tecniche di verità aristoteliche (Wollf, 1995) che sono logica, dialettica e retorica. La logica (in questo caso la scienza) è il procedimento razionale che, partendo da premesse vere trae conclusioni vere attraverso dimostrazioni, la dialettica dal canto suo mira alla verità partendo dal conflitto fra idee diverse ed infine la retorica è l’arte di convincere un uditorio di un’idea.
La mia valutazione circa il tasso di presenza delle tre tecniche nel film di Davis Guggenheim è la seguente: 10% di scienza, 0% di dialettica e 90% di retorica. In soldoni dunque un’ottima fiction di genere propagandistico.

Wolff F., 1995. Trois techniques de verite dans la Grèce classique, Aristote et l'argumentation, Hermes, 15, 41-71.8

Friday, February 20, 2009

Il "dio ignoto" dei giapponesi

「何事のおはしますをば知らねどもかたじけなさの涙こぼるる」

(『西行法師家集』)


西行が伊勢神宮にお参りした時詠まれた歌で、特定の宗教をもたなかった西行が、ここにどのような神様が祭られているか知らないけれど、そのかたじけなさに思わず頭をたれ拝せざるを得ない、それほど伊勢神宮はありがたいところである、

おわ・す おはす 【▽御▽座す】
(動サ変)(1)「ある」「いる」の尊敬語。おいでになる。いらっしゃる。おありになる。

Il "dio ignoto" dei giapponesi

NANIGOTO no OWASHIMASU wo ba SHIRANEDOMO KATAJIKENASA no NAMIDA KOBORURU

"Non so cosa (chi) sia, ma mi struggo in lacrime di gratitudine"

Versi di Saigyo (1118-1190) bonzo e poeta, si dice composti quando e' passato davanti al tempio shintoista di Ise.

Friday, February 13, 2009

Slaves in medieval Japan Schiavi in Giappone

雑兵たちの戦場 --------------------------------------------------------------------------------

中世の傭兵と奴隷狩り 書名:雑兵たちの戦場 著者:藤木久志 発行:1995年11月1日 第1刷発行 出版社:朝日新聞社 ISBN:4-02-256894-1 価格:2400円(本体2330円) 備考:

◎解説
飢餓と戦争があいついだ日本の戦国時代、英雄たちの戦場は、人と物の掠奪で満ちていた。戦場に繰り広げられる、雑兵たちの奴隷狩り--まともに耕しても食えない人々にとって、戦場は数少ない稼ぎ場だった。口減らしの戦争、掠奪の立ち向かう戦場の村の必死の営み。やがて、天下統一によって、戦場が閉ざされると、人々はアジアの戦場へ、城郭都市の普請場へ殺到した。「雑兵たちの戦場」に立つと、意外な戦国社会像が見えてくる。

Thursday, February 12, 2009

Violenza e Verita'

C’est une étrange et longue guerre que celle où la violence essaie d’opprimer la vérité. Tous les efforts de la violence ne peuvent affaiblir la vérité, et ne servent qu’à la relever davantage. Toutes les lumières de la vérité ne peuvent rien pour arrêter la violence, et ne font que l’irriter encore plus. Quand la force combat la force, la plus puissante détruit la moindre; quand l’on oppose les discours aux discours, ceux qui sont véritables et convaincants confondent et dissipent ceux qui n’ont que la vanité et le mensonge: mais la violence et la vérité ne peuvent rien l’une sur l’autre. Qu’on ne prétende pas de là néanmoins que les choses soient égales: car il y a cette extrême différence, que la violence n’a qu’un cours borné par l’ordre de Dieu, qui en conduit les effets à la gloire de la vérité qu’elle attaque, au lieu que la vérité subsiste éternellement, et triomphe en fin de ses ennemis; parce qu’elle est éternelle et puissante comme Dieu même [2].


What a long and strange war it is where violence tries to crush truth! Hard as it may struggle, violence cannot weaken truth, and its efforts only make truth stand out more clearly. Truth, however brightly it may shine, can do nothing to stop violence, and its light only irritates violence even more. When might is ranged against might, the stronger defeats the weaker. When discourse is ranged against discourse, what is true and convincing confounds and dissipates what is based only on vanity and lies. But violence and truth can do nothing, the one against the other. Nevertheless, don’t be fooled by that into thinking that they are at the same level as each other. For there is this extreme difference between them: that violence only has a course marked out for it by God’s command, such that its effects redound to the glory of the truth which it is attacking, while truth subsists eternally, and triumphs in the end over its enemies. Because it is as eternal and powerful as God himself.


[2] Pascal, Douzième lettre provinciale. Achever Clausewitz (Carnets Nord, Paris 2007), Preface (p.7 unmarked)
 

「暴力が真理をつぶそうとする戦争は、長くて変わった戦闘である。暴力がいかに力をかけても真理を弱めることができない。むしろ、真理をよりはっきりと際立たせるだけである。真理はいかに輝くものであっても、暴力をとめるために何もできない。むしろ、その光は暴力をますます怒らせるのである。力ずくは力ずくと闘う場合は、最も強い方が弱い方を屈服させる。異なる主張は対決する場合、真理と説得力に基づいた方がウソと見栄に基づいた方を当惑させ、消えさせる。ところが、暴力と真理は互いに何もできない。それにも関わらず、だまされるな、両者は同じレベルにあると思わないでください。両者の間に極まりない相違がある。暴力には神によって定められた道程に従うことのみゆるされる。行き着くところは、攻めようとしている真理の栄光をはね返らせることである。他方、真理は永遠に消えることなく、最終的に敵に打ち勝つのである。なぜなら、真理は神自身と同じように永遠で力強いものだからである。」(B・パスカル、『プロヴァンシアルの手紙』12番、私訳)

Monday, February 02, 2009

Ambiente ed Evoluzione Lamark e Darwin

L’effetto dell’ambiente sull’evoluzione

di Carlo Bellieni*

ROMA, domenica, 1° febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il numero di febbraio 2009 di National Geographic dedica una monografia a Charles Darwin, nel bicentenario della nascita: mostra i progressi che dopo Lamarck e Darwin il pensiero sulla mutazione della vita sulla terra - che nessuno dei due scienziati aveva ancora battezzato “evoluzione” - ha avuto nei secoli.

L’idea portante del pensiero di Darwin nacque dalla constatazione delle somiglianze e delle differenze tra le specie di animali – tartarughe, struzzi - nei Paesi del sud America da lui visitati con la nave Beagle; ciò lo portò a supporre che le diverse specie fossero scat urite non da creazioni separate, ma da una “trasmutazione” (così la chiamava) dovuta ad un influsso di ambienti diversi. Ma fu leggendo i lavori sulla crisi dovuta alla presunta sovrappopolazione scritti dal contemporaneo Thomas Malthus che Darwin trasse l’idea che questa “trasmutazione” fosse dovuta ad una lotta per la sopravvivenza del più adatto, in cui l’ambiente non aveva un ruolo di indurre la “trasmutazione”, ma di selezionare i soggetti che avevano la “trasmutazione” più adatta per vivere in esso. Erano idee innovative, ma che hanno parzialmente fatto il loro tempo. Intanto perché Darwin ancora sapeva poco di genetica. Matt Ridley sul National Geographic conclude l’articolo suddetto scrivendo che “le idee di Darwin sul meccanismo dell’ereditarietà erano sbagliate e confuse” perché pensava che le caratteristiche individuali fossero il ri sultato della mistura di quelle dei genitori, non rendendosi conto che invece fossero sì una mistura, ma delle caratteristiche di generazioni e generazioni precedenti, come invece capì “l’umile frate Gregor Mendel, padre della genetica moderna”.
Ma la genetica, spiega la biologa Mary Esteller sulla rivista Lancet del dicembre 2008, oggi ci fa fare un passo avanti. Se gli studi di Mendel aggiungevano ai dati di Darwin l’importanza della trasmissione e della selezione non solo dei caratteri dominanti, ma anche di quelli recessivi, e se Watson e Crick mostravano sessant’anni fa che questi caratteri son pezzetti di un lungo filamento di basi che si chiama DNA che passano di padre in figlio, oggi sappiamo che possiamo ereditare non solo caratteri congeniti, cioè presenti nel DNA al momento del concepimento, ma anche caratteri acquisiti per via dell’influsso ambientale sul DNA durante la vita. E questo ha un peso rilevante per i motivi che a breve vedremo.
Si tratta di una nuova branca della biologia detta epigenetica, che tratta dell’influsso dell’ambiente sul patrimonio genetico. Mary Esteller scrive: “Noi non siamo i nostri geni. I geni sono solo una parte della vicenda. Non possiamo prendercela solo coi geni per il nostro comportamento o per la nostra suscettibilità alle malattie”. E continua spiegando che questo si vede bene nei gemelli monozigoti che svilupperanno malattie genetiche in epoche diverse pur avendo lo stesso corredo di DNA, e anche dal fatto che “uno dei risultati più sorprendenti della comparazione dei genomi di varie specie animali è quanto simili essi siano. Il genoma del topo non differisce molto da quello dell’uomo. Come possiamo allora spiegare le differenze?”.
Susannah Vermuza sulla rivista Genome del 2003 spiega che “la ricerca mostra con evidenza che in natura avviene l’eredità di caratteristiche acquisite” ed Eva Jablonka insieme a Marion J. Lamb nel volume Evolution in Four Dimentions (MIT Press, 2005) spiegano che questa ereditarietà dei caratteri acquisiti avviene per via di azioni epigenetiche, cioè non per mutazioni del DNA, ma per un silenziamento di alcuni geni indotto dall’ambiente, che agisce tramite l’azione di gruppi metilici e di istoni - rispettivamente molecole semplici e proteine - sul DNA. Questo rende ragione anche del perché le tante cellule dell’organismo, tutte con un DNA uguale, si comportano in modo diverso - e sono realmente diverse -: proprio perché in ognuna, pur avendo gli stessi geni, solo alcuni di questi possono parlare, ogni cellula esprimendo solo alcuni dei tanti geni che possiede. E questo spiega anche perché nonostante i due animali abbiano DNA molto simili, il topo abbia un aspetto molto diverso dallo scimpanzé: gli stessi geni sono presenti in entrambi gli animali, ma le cellule del topo ne usano alcuni, quelle dello scimpanzé altri.
Sul Sunday Times del luglio 2008, Steve Jones, professore di genetica all’University College di Londra spiegava così: “C’è sempre maggiore evidenza che fattori ambientali come la dieta o lo stress possono influenzare l’organismo ed essere trasmessi alla prole senza mutazioni del DNA”, ma mutandone l’espressione dei geni (oltretutto questo mette anche in allarme sulle proprie abitudini di vita e alimentari, che possono portare alterazioni dell’espressione del DNA trasmissibili ai figli). Michael Skinner, direttore del Center for Reproductive Biology alla Washington State University descrisse su Science del 2005 che esponendo topi ad un particolare insetticida, si provocava una diminuzione degli spermatozoi e contemporaneamente un silenziamento di parti del DNA per l’azione dei suddetti gruppi metilici; ma soprattutto mostrò che l’effetto di questo contatto con la sostanza tossica avvenuta in una generazione, durava per almeno quattro generazioni successive.
Appare allora evidente l’effetto dell’ambiente sull’evoluzione, non più solo come selezionatore di mutazioni avvenute per caso, ma anche come induttore di cambiamenti genetici ereditabili. Eva Jablonka e Marion J. Lamb spiegano che “Ogni singola mutazione è casuale, ma la risposta del genoma – l’aumentata velocità di mutazione – può essere adattativa, cioè influenzata dall’ambiente”. Questo rende ragione della sopravvivenza di individui a cambiamenti ambientali bruschi e violenti ma anche improvvisi. Insomma, spiegano che “alcune mutazioni ereditarie sono dovute a istruzione più che a selezione”.
Perché è importante dal punto di vista intellettuale questa nuova pagina della moderna biologia? Perché è rilevante umanamente riscontrare che l’ambiente non è solo un selezionatore ma anche un induttore di cambiamenti ereditabili? Il famoso chimico Enzo Tiezzi, nel suo “Steps Towards an Evolutionary Physics” (WIT Press 2006), scrive che “l’avventura dell’evoluzione biologica è segnata da eventi-possibilità e eventi-scelta. E’ un’avventura stocastica, dal greco stokazomai, che significa, mirare con la freccia al centro del bersaglio”. Infatti le frecce arrivano in ordine sparso sul bersaglio, ma tutte protese verso il centro da parte dell’arciere. E continua “Il sistema combina la possibilità con la selezione. (…) Gli ecosistemi si evolvono stocasticamente per co-evoluzione e auto-organizzazione&rdquo ;, in cui l’ambiente ha la funzione di catalizzatore e organizzatore. Questo ci aiuta a rispondere alle domande che abbiamo posto prima: perché l’ereditarietà epigenetica è importante culturalmente? Perché mostra che l’evoluzione non è cieca.
La teoria sull’evoluzione è stata partorita da teorie nate a contatto del pensiero malthusiano, secondo cui il mondo è una continua e cieca lotta per la sopravvivenza tra cambiamenti casuali; ed è nata non a caso nell’epoca Vittoriana, in cui l’Impero inglese cercava le basi filosofiche e scientifiche del suo diritto a conquistare e governare il mondo di cui doveva dimostrare di essere il frutto migliore e più adatto; l’evoluzione mostra invece oggi il suo “volto umano”: un’armonica copresenza di tanti fattori, tutti cooperanti fra loro per evitare il disordine. Si mettono finalmente in discussione lot ta e violenza come motori del mondo. Ci si domanda infatti se è sopravvissuto più agevolmente il più violento o invece il più capace di generare solidarietà, e dunque di far gruppo, stando attento ai più deboli della specie.
E’ un passo avanti importante; ma molto c’è ancora da scoprire in questo percorso di ricerca e conoscenza, che ha come nemico il fideismo cieco di chi crede ancora che tutta la realtà sia una casuale lotta, in cui “casualità” e “lotta” finiscono per diventare termini assoluti ed essere quasi divinizzati e, di conseguenza, trasformarsi in termini ideologici.
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*Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita.