Tuesday, December 27, 2022

Multi faith

There is of course no such thing a "multi-faith". It is a cosmetic shibboleth designed to hide the predatory intentions of one kind of philosophical absolutism against another. It is a mechanism for undermining the distinctive and absolutist claims of non-relative religious movements so that they can be rendered increasingly irrelevant by an uncompromising secular rationalism.


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Sunday, December 18, 2022

Ti adoro mio Dio

"Mio Dio, ti amo con tutto il cuore", ma "Mio Dio, credo con tutto il cuore che tu mi ami".


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Saturday, December 17, 2022

Osservatore Romano 16 dic 2022

La seconda parola è umiltà, che viene dal latino, humus. Quindi, essere umili «è sentirsi come un campo ara- to, pronti ad accogliere i semi di bel- lezza e conoscenza che tutti mi posso- no donare». In questo senso, da un «bambino a un anziano, da una casa- linga a un filosofo, se torno ad essere terra, posso davvero imparare da chiunque». Cristicchi ha detto di ap- prezzare l'umiltà di «chi vive in di- sparte, di chi non insegue il consenso, e non vuole emergere a tutti i costi»: di quei "santi silenziosi", cioè dei per- fetti "signor nessuno", che «si occu- pano della loro piccolissima porzione di mondo, senza chiedere applausi o medaglie al valore». Perché, ha fatto notare, «è molto meglio un anonimo perbene, che un mediocre di succes- so»; l'umiltà dell'albero, che regala «l'ossigeno, i frutti, la legna, l'ombra, senza chiedere niente in cambio». E allora, essere umile significa dire "gra- zie", anche «a un albero qualsiasi».


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Saturday, December 10, 2022

Teologia Dantesca Osservatore Romano

di GABRIELLA M.
DI PAOLA DOLLORENZO
vanti alla Mente divina. Ciò è dimostrato dalla concretezza della loro opera. In Pier Damiani l'elogio dell'ascesi si accompagna all'invettiva contro la decadenza, ma anche alla riforma della Chiesa (fu consigliere di Niccolò II e Alessandro II). Benedetto si definisce: «e quel son io che su vi portai prima / lo nome di colui che 'terra addusse / la verità che tanto ci soblima» (XXII, 40- 42), quella evangelizzazione di terre ancora legate al culto di Apollo e la fondazione della Regola: «La regola mia / rimasa è per danno delle carte» (XXII, 74-75).
Tommaso e Bonventura, Pier Damiani e Benedetto definiscono le coordinate della teologia dantesca che è figlia dell'anelito ri- formatore del Medioevo (si pensi a Gioac- chino da Fiore), ma è assolutamente mo- derna per il ruolo assegnato all'umanesi- mo: «L'umanesimo di Dante (...) è basato sui principi, che la grazia non distrugge la natura, ma la risana e la corona, e che perso- na est nomen dignitatis. In Dante tutti i valori umani sono riconosciuti ed esaltati (...) mentre egli si sprofonda nel divino" (Paolo VI, Altissimi cantus, 7). Pertanto non stupisca che l'excessus mentis di Dante, davanti al trionfo di Cristo e della Vergine Maria, si verifichi dopo le invettive dei Santi: Arriva- to nell'ottavo Cielo, sotto la "sua" costella- zione dei Gemelli, chiede aiuto alle Stelle per affrontare il «passo forte» (XXII, 123). L'excessus è collegato al processo di forma- zione del fulmine: attraverso l'estrema ten- sionedell'espressivitàDantetoccaillimite della mente e dell'arte, avvalendosi di lumi- nose analogie. «Come foco di nube si dis- serra / per dilatarsi sì che non vi cape, e fuor di sua natura in giù s'atterra, / la mente mia(...) / fatta più grande, di sé stessa uscìo» (XXIIi, 40-44). Conseguentemente vede il trionfo di Cristo: «Quale ne' pleni- lunii sereni / Trivia ride tra le ninfe etterne / che dipingon lo ciel per tutti i seni, / vid'io sopra migliaia di lucerne / un sol che tutte quante l'accendea,/ (...) e per la viva luce trasparea / la lucente sustanza tanto chia- ra» (XXIII, 25-32) e insieme il Trionfo di Maria «il nome del bel fior ch'io sempre in- voco e mane e sera» (XXIII, 88), circondata dalla luce dell'Arcangelo Gabriele. La Ver- gine è la Rosa mystica, in cui fu incarnato il Verbo (Giovanni, I, 14); per Bernardo rosa... candida per virginitatem, rubicunda per charitatem. Per la liturgia i Sancti tui, Domine, florebunt sicut lilium et sicut odor balsami erunt ante te (Cantico dei Cantici, II, 1; VI, 3 Ecclesiaste XXXIX , 18-19; ii Corinzi II, 14-15). Essi cantano Regina coeli, l'antifona del periodo pasquale.
Nell'apoteosi del Cielo dei Gemelli si in- serisce il triangolo della santità evocato da Benedetto: «Pier cominciò sanz'oro e sa- n'argento, / e io (Benedetto) con orazione e con digiuno, / e Francesco umilmente il suo convento» (XXII, 88-90). Pietro sarà il protagonista dei canti successivi: «Quivi triunfa, sotto l'alto Filio / di Dio e di Ma- ria, di sua vittoria, e con l'antico e col novo concilio, / Colui che tien le chiavi di tal glo- ria» (XXIII, 136-139).
«A
Papa Francesco ci introducono all'intreccio dei significati teologici che connotano i canti XXI, XXII e XXIIi del Paradiso.
I Beni della Chiesa appartengono ai Po- veri, XXII, 82-83, poiché la povertà è nella genesi della Chiesa stessa, per volere di Cristo e del suo primo Vicario: Petrus autem dixit: Argentum et aurum non est mihi (Atti Ap. III, 6) Et ego dico tibi quia tu es Petrus, et super hanc pe- tram aedificabo ecclesiam meam (Matteo 16, 18). Dante è particolarmente sensibile alla que- stione della povertà delle Origini: «Venne Cefàs e venne il gran vasello / de lo Spirito Santo, magri e scalzi / prendendo il cibo da qualunque ostello» (XXI, 127-129), con esi- bito riferimento alle Scritture: Iesus dixit. Tu es Simon, filius Iona; tu vocaberis Cephas, quod in- terpretatur Petrus (Giovanni I, 42) e Vas electionis (Atti Apostoli. IX, 15 riferito a Paolo) e si inse- risce nel contesto teologico dei Cieli VI, VII e VIII, in cui si riconosce la progressione Aquila, segno dell'impero romano, simbo- lo del potere terreno — Croce di Cristo, ponte tra Cielo e Terra — Scala d'oro, sim- bolo biblico (Genesi, XVIII,12) proteso solo verso il Cielo, per indicare il graduale di- stacco di Dante dalla Terra, nell'avvicinarsi aDio:«dicolord'oroincheraggiotraluce / vid'io uno scaleo eretto in suso/, Tanto, che nol seguiva la mia luce xxi, 28-30 ; e no- stra scala (...) / onde così dal viso ti s'invo- la. / Infin là su la vide il patriarca/ Iacobbe porger la superna parte, quando li apparve d'angeli sì carca» (XXII, 68-72).
Nell'affrontare il tema quanto mai arduo della santità vissuta nell'ascesi e nel mistici- smo, Pier Damiani e Benedetto da Norcia, Dante approda all'archetipo della santità papale, «Colui che tien le chiavi di tal glo- ria» (XXIII, 139) Pietro e, indirettamente, la- scia trasparire il suo ideale di Prelato, uomo dedito alle pratiche ascetiche e alla sua mis- sione spirituale, sprezzante di onori e agi mondani. Dopo gli Spiriti militanti del cie- lo di Marte e gli Spiriti Giusti del cielo di Giove, occorre descrivere la santità "con- templativa" del cielo di Saturno, necessaria premessa al Trionfo di Cristo e della Vergi- ne Maria. Nella concezione dantesca la contemplazione/ascesi sono a un tempo premessa e guida all'attività apostolica e approdo estremo di una sofferta esperienza terrena, così Pier Damiani: «Lievemente passava caldi e geli / contento ne' pensier contemplativi» (XXI, 116-117). Ciò introdu- ce il Lettore all'esperienza dell'excessus men- tis: «S'io torni mai, lettore, a quel divoto / triunfo per lo quale io piango spesso / le mie peccata» (XXII, 106-108), fortemente legata alla spiritualità di Pier Damiani e Benedetto, in cui ascesi e misticismo porta- no il segno della razionalità teologica, non dell'annichilimento della mente umana da-


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Vita eterna

Alla presenza del Pontefice la seconda predica di Avvento La porta della speranza
Dopo la venuta di Gesù «per il credente la mor- te non è più un atterraggio, ma un decollo!». Il messaggio rivoluzionario di speranza portato da Cristo con la sua incarnazione è stato rilan- ciato stamane dal cardinale Raniero Cantala- messa durante la seconda predica di Avvento te- nuta nell'Aula Paolo VI alla presenza di Papa Francesco.
Il predicatore della Casa pontificia sta appro- fondendo quest'anno le virtù teologali, soffer- mandosi oggi sulla speranza. Per rendersi conto della novità assoluta recata da Cristo su questo tema — è stata la premessa del porporato cap- puccino — occorre «collocare la rivelazione evangelica sullo sfondo delle credenze antiche sull'aldilà», a proposito delle quali l'Antico Te- stamento non aveva risposte. Soltanto «verso la fine si ha qualche affermazione. Prima — ha chiarito — la credenza d'Israele non differiva da quella dei popoli vicini. La morte pone fine per sempre alla vita; si finisce tutti, buoni e cattivi, in una specie di "fossa comune"». Israele però si
«distingue» — ha aggiunto Cantalamessa — p er- ché «ha continuato a credere nella bontà e nel- l'amore del suo Dio» e verso la fine dell'Antico Testamento giunge a maturazione il convinci- mento che la «sopravvivenza consiste nella ri- surrezione — corpo e anima — dalla morte (Dan 12, 2-3; 2 Macc 7, 9)». Però è soprattutto con Ge- sù che questa certezza, «dopo averla annunciata in parabole e detti», si realizza nella sua perso- na. In proposito il cardinale cappuccino ha cita- to la regina d'Inghilterra Elisabetta II, che nel suo rito funebre ha voluto fosse proclamato il noto passo di Paolo ai Corinzi (1 Cor 15, 54-57), con la frase «Dov'è, o morte, il tuo pungiglio- ne?».
Il predicatore ha quindi osservato come man- chino «le categorie necessarie per rappresentar- ci in cosa consista» la vita eterna con Dio; men- tre ad «alcuni mistici è stato dato di sperimenta- re qualche goccia dell'oceano infinito di gioia che Dio tiene preparato per i suoi». Dopodiché, ha esortato alla riflessione sull'«oggi della no- stra vita». E in proposito ha individuato «una cosa comune a tutti»: ovvero «l'anelito a vivere "bene"». Per Cantalamessa, infatti, «vivere "sempre" non si oppone al vivere "bene". La
speranza della vita eterna è ciò che rende bella, o accettabile, anche» quella «presente. Tutti ab- biamo la nostra parte di croce. Ma una cosa è soffrire senza sapere a che scopo, e un'altra sof- frire sapendo che "le sofferenze del tempo pre- sente non sono paragonabili alla gloria futura" (Rom 8, 18)». Da qui l'esortazione a rendere ra- gione della speranza teologale, la quale ha an- che «un ruolo importante da svolgere nei con- fronti dell'evangelizzazione» e «nel cammino personale di santificazione» cristiana.
Riguardo al primo aspetto il cardinale ha pre- so spunto dalla constatazione che il «rapido dif- fondersi del cristianesimo» fu dovuto in origine all'annuncio «di una vita dopo la morte». Per tale motivo «oggi abbiamo bisogno di una rige- nerazione della speranza, se vogliamo intra- prendere una nuova evangelizzazione. Gli uo- mini vanno dove si respira aria di speranza e fuggono dove non» ne «avvertono la presen- za». Essa «dà il coraggio ai giovani di formarsi una famiglia o di seguire una vocazione religio-
sa e sacerdotale, li tiene lontani da cedi- menti alla disperazione». Con un van- taggio rispetto al passato: quello di non dover più difenderla «dagli attacchi esterni; possiamo quindi proclamarla, offrirla e irradiarla nel mondo», dopo che — ha detto a titolo di esempio — da oltre un secolo a questa parte essa è stata l'obiettivo della critica di gente come Feuerbach, Marx e Nietzsche. Ora, in- vece, «la situazione è cambiata» e la speranza non è più da giustificare «filo- soficamente e teologicamente», ma da annunciare, mostrare e donare «a un mondo che sprofonda in un pessimismo
e nichilismo che è il vero "buco nero" dell'uni- verso». Da qui l'invito a «riprendere il moto di speranza avviato dal concilio» Vaticano II, a «parlare di "gioia e speranza" (Gaudium et spes)» senza timore di sembrare ingenui.
In seconda battuta, inoltre, la speranza aiuta nel cammino personale di santificazione, ha detto ancora il predicatore, visto che «essa divie- ne il principio del progresso spirituale. Permette di scoprire nuove "possibilità di bene". Non la- scia che ci si adagi nella tiepidezza e nell'accidia. E anche quando la situazione dovesse diventare dura, tale da sembrare che non c'è nulla da fare, ecco che la speranza addita ancora un compito: sopportare non perdere la pazienza, unendoti a Cristo sulla croce». Di conseguenza, ha conclu- so, «il Natale può essere l'occasione per un sus- sulto di speranza» alla scuola di due grandi poe- ti delle virtù teologali: Charles Péguy, il quale ha descritto fede, speranza e carità come tre so- relle, due grandi e una piccina, di cui si pensa che sono le prime due a trascinare la terza, sba- gliando «perché se viene a mancare la speranza, tutto si ferma». E poi Dante Alighieri, il quale descrive Maria come «colei che quaggiù "intra i mortali", è "di speranza fontana vivace"».


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Tuesday, November 29, 2022

Homiletic and pastoral review

Living priestly obedience in a post-McCarrick Church is certainly not easy. Neither is learning obedience as seminarians in a polarized climate of distrust. Yet, such a situation is perhaps an important opportunity for a deepened understanding of priestly obedience. This study has demonstrated that priestly obedience in every era should be more than simply not breaking rules, not teaching heresy, and not turning down a priestly assignment from one's bishop. Priestly obedience is above all something positive: an orientation of one's entire self toward the Father, a robust participation in the interior freedom of Christ, an active building up of priestly fraternity. Obedience is an act of faith in Almighty God. As we contemplate leadership figures in the Church, we might question: "Why is this guy in charge?" or "Why is he so incompetent?" or "How will the Church ever regain any credibility?" An obedient priest or seminarian facing these questions finds his response in an act of faith. God is the one who chose to work through broken, sinful men. From the first twelve to the shepherds of today, the Church has stayed afloat and effectively evangelized not primarily because of the skills and virtues of men, but because of supernatural grace abundantly provided by God and accepted in obedience.


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Francesco ai Generali dei religiosity

In tale contesto, si deve vedere e forse rivedere anche il modo di esercitare il servizio dell'autorità. Infatti, è necessario vigilare sul pericolo che esso possa degenerare in forme autoritarie, a volte dispotiche, con abusi di coscienza o spirituali che sono terreno propizio anche per abusi sessuali, perché non si rispetta più la persona e i suoi diritti. E inoltre vi è il rischio che l'autorità venga esercitata come privilegio, per chi la detiene o per chi la sostiene, quindi anche come una forma di complicità tra le parti, affinché ognuno faccia quello che vuole, favorendo così paradossalmente una specie di anarchia, che tanto danno comporta per la comunità.

Auspico che il servizio dell'autorità venga esercitato sempre in stile sinodale, rispettando il diritto proprio e le mediazioni che esso prevede, per evitare sia l'autoritarismo, sia i privilegi, sia il "lasciar fare"; favorendo un clima di ascolto, di rispetto per l'altro, di dialogo, di partecipazione e di condivisione. I consacrati, con la loro testimonianza, possono apportare molto alla Chiesa in questo processo di sinodalità che stiamo vivendo. Purché voi siate i primi a viverla: a camminare insieme, ad ascoltarvi, a valorizzare la varietà dei doni, ad essere comunità accoglienti.

In questa prospettiva, rientrano anche i percorsi di valutazione di idoneità e attitudine, perché possa avvenire nel modo migliore un rinnovamento generazionale alla guida degli istituti. Senza improvvisazioni. Infatti, la comprensione dei problemi attuali, spesso inediti e complessi, comporta un'adeguata formazione, altrimenti non si sa bene dove andare e si "naviga a vista". Inoltre, una riorganizzazione o riconfigurazione dell'istituto va fatta sempre nella salvaguardia della comunione, per non ridurre tutto ad accorpamenti di circoscrizioni, che poi possono risultare non facilmente gestibili o motivo di contrasti. Al riguardo, è importante che i superiori stiano attenti a evitare che qualche persona non sia ben occupata, perché questo, oltre a danneggiare i soggetti, genera tensioni nella comunità.


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San Gregorio Magno citato da Alfonso de Liguori apparecchio

Dio per nostro bene ci nasconde l'ora della morte, ac- ciocché ci troviamo sempre apparecchiati».


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Wednesday, November 16, 2022

Wife in Japanese 2

Eiji Takano(高野 英二)
Lived in Japan (1942–1995)Author has 2K answers and 15.7M answer views4y
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What's the difference between 家内 and 妻 in Japanese?
私(わたし)の妻(つま)"watashi no tsuma" Equivalent to "my wife." Most formal and suitable expression in court or TV interview.

うちの奥(おく)さん "uchi no oku-san" Humorous and respectful. Not suitable for public speech.

うちの嫁(よめ)さん "uchi no yomé-san" 嫁(よめ)means "bride." This expression will be heard in honeymoon period of the couple.

うちのカミさん "uchi no kami-san" Ditto.

うちの家内(かない)"uchi no kanai" Standard expression in conversation with friends and coworkers. This is the sample of Japanese humbleness.

うちのかあちゃん "uchi no ka'a-chan" When we have children, husband and his wife call each other お父(とう)ちゃん "o-toh-chan" and お母(かあ)ちゃん "o-ka'a-chan" or "mama" and "papa" respectively because of training their children. うちのかあちゃん is an unpretentious expression for ordinary people.

うちの女房(にょうぼう)"uchi no nyohboh" This might be the opposite word of "my hubby" in English. No respect but friendly.

I'll add their counterpart expressions:

私(わたし)の夫(おっと)"watashi no otto" Equivalent to "my husband." Most formal. This is suitable expression in court or TV interview.

うちの旦那様(だんなさま) "uchi no dan'na-sama" Humorous and respectful. Not suitable for public speech. 旦那 originally means "boss" or "master," but it's just an informal expression of "my husband" here.

うちの旦那 "uchi no dan'na" Standard expression in conversation with friends and coworkers. Informal.

うちの亭主(ていしゅ)"uchi no téishu" equivalent to "my hubby" in English. No respect but friendly.

うちの宿六(やどろく)"uchi no yadoroku" An expression which has a feeling of disdain or ridicule. The origin of the word: A husband who behaves like a guest at an inn because he comes back home and goes to bed six days in a week. 宿 means "inn" and 六 means "six."


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Wife in Japanese

In Japanese, what is the difference between 家内、嫁、妻、奥さん、かみさん and other words meaning wife?


Timothy Powell
Knows Japanese4y
They all mean wife.

奥さん is a polite form and should only ever be used to refer to another's wife and not your own.

妻 is what I would say is the dictionary standard noun for wife. Most neutral and polite way to refer to your own wife, or to yourself being a wife.

家内 and カミさん more old fashion/colloquial.

家内 means literally "inside the house" as in that's where a wife should be, so not a very modern term. Interestingly, 奥 means a place deep inside a house, I.e. the kitchen in a traditional Japanese house.

嫁 can mean wife, or bride. It can be used in the phrase 嫁に行った "went to be a wife", and often describes a situation where the husband and wife live with the husband's parents.
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2
Eiji Takano(高野 英二)
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Friday, November 11, 2022

Monday, November 07, 2022

Sunday, November 06, 2022

実態について

 実体(substantia)について  (第2巻第46章を参照)基体


(名称や外形に対する)正体。本体。実質。内容。「~がつかめない」「~のない理論」

〔哲学〕(ousia(ギリシア)・substantia(ラテン)・substance(イギリス))変化する諸性質の根底にある持続的な担い手と考えられるもの。それ自身によって存在するもの。世界ないし事物の実体は古来哲学の重要問題とされ、殊にギリシア哲学・スコラ哲学・デカルト・スピノザにおいて中心的役割を演じた。カントは実体を現象認識のためのカテゴリーに過ぎないと考えたが、現在では、実体ではなく関係を事物の根底に捉える考え方が盛んになっている。(広辞苑、第5版、1998年)

日本において、この哲学用語は使われ始めたのは明治時代、おそらく西周(にしあまね、1829年‐1897年)からであると思われる。飯田隆(いいだ・たかし)氏(「西洋近代音楽の受容との比較からみた近代日本哲学」、2014年、オンライン閲覧)によれば、「日本における哲学用語の成熟は、一般に漠然と思われているように第二次大戦前のことではなく、むしろ戦後の1960年代になってから」である。

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知的実体および分離実体

たとえば、テレビ、ラジオ、スマホに「緊急地震速報」が送られてきて、「直ちに避難してください」というメッセージが現れる。日本語の分かる人の場合はメッセージの意味内容は伝わり、理解され、その人の知性の中に特定の思いが存在し始める。

もし、不手際で韓国語で送られてきたら、こんなものでしょうか:「긴급 지진 속보를 대피하십시오.」。ハングル語の分から

ない人は意味内容は伝わらない、したがって特定な思いは存在し始めない。

存在するのと存在しないのとでは事情は全く異なります。死活問題になりうる。存在しない場合は、「実体のない」ものになり

ます。存在する場合、肝心なメッセージは伝わり、理解され、重要な行動にもつながる「実体的」ものになる。

物質的には音声や文字として耳や目に存在するが「知的」部分は存在しない。物質的部分と精神的部分はつながっているが、存在の観点から別々である。前者はあっても後者を伴わない場合がある。


Saturday, October 01, 2022

思弁か自己犠牲か

親愛なる読者よ、神に入るには二つの方法がある。一つは思弁によるもので、もう一つは...
自己犠牲の精神で、前者の方が潔いですが、後者の方が有益です。前者は自己満足が多く、後者は堅実さや安心感がある。1は、善意の人であっても、誰にでも見つかるものである。
もう一つは、善意あるすべての人に開かれていることです。この「本書の規則」は、むしろ前者よりも後者を教えている。したがって、しばしば魂の利益よりも耳を楽しませるような立派な演説がこの中に見当たらなくても、落胆してはならない。この言葉によって、キャンフィールドのベネディクトは、最近フランシスカン図書館版から再出版された霊性文学の非常に重要な例である『完全性の規則』を紹介している。
編集:マルコ・ヴァニーニ
ウィリアム・フィッチは、1562年にロンドンから北に50キロほど離れたリトル・キャンフィールドという村に生まれ、そこで暮らすことになった。


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Speculazione e abnegazione

MAURIZIO SCHOEPFLIN

«Amico Lettore, ci sono due vie per entrare in Dio: una attraverso la speculazione, l'altra at-

traverso l'abnegazione. La prima è più gradevole, ma l'altra è più profittevole. La prima ha molto di compiacimento, l'altra di solidità e sicurezza. La prima non è trovata da tutti, anche se dotati di buona volontà;

l'altra è aperta a tutti quelli che hanno buon desiderio. Questa presente Regola insegna piuttosto la seconda che la prima, e perciò non scoraggiarti se non ci trovi quei bei discorsi che spesso piacciono all'orecchio più di quanto rechino profitto all'anima, ma metti qui solo un desiderio buono, e troverai aperta la strada per il cielo». Con queste parole Benedetto da Canfield presenta la sua Regola di perfezione, esempio assai importante di letteratura spirituale ripubblicato di recente dalle Edizioni Biblioteca

Francescana a cura di Marco Vannini.

William Fitch nacque nel 1562 a Little Canfield, un villaggio a circa cinquanta chilometri a nord di Londra, dove andò a vivere


Avvenire

マウリツィオ・シェプフリン
"A
親愛なる読者よ、神に入るには二つの方法がある。一つは思弁によるもので、もう一つは...
自己犠牲の精神で、前者の方が潔いですが、後者の方が有益です。前者は自己満足が多く、後者は堅実さや安心感がある。1は、善意の人であっても、誰にでも見つかるものである。
もう一つは、善意あるすべての人に開かれていることです。この「本書の規則」は、むしろ前者よりも後者を教えている。したがって、しばしば魂の利益よりも耳を楽しませるような立派な演説がこの中に見当たらなくても、落胆してはならない。この言葉によって、キャンフィールドのベネディクトは、最近フランシスカン図書館版から再出版された霊性文学の非常に重要な例である『完全性の規則』を紹介している。
編集:マルコ・ヴァニーニ
ウィリアム・フィッチは、1562年にロンドンから北に50キロほど離れたリトル・キャンフィールドという村に生まれ、そこで暮らすことになった。

未来

DeepLで翻訳しました (https://www.deepl.com/app/?utm_source=ios&utm_medium=app&utm_campaign=share-translation


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Friday, September 23, 2022

Carmelo Boesso

Sono sempre restio a scrivere qualcosa di me, della mia vita…Non perché non ci sia niente da dire o sia deluso della mia esperienza missionaria saveriana. Al contrario, sono contento, felice della mia consacrazione, del mio sacerdozio, della mia missione, direi ogni giorno di più. E ti assicuro che non è una frase di circostanza, ma esperienza quotidiana di unione con Cristo che mi dà pace, forza, allegria qualunque cosa succeda..." (lettera a p. Giovanni Montesi, in occasione dei 25 anni di sacerdozio missionario. Guadalajara, Jalisco, Messico 17.09.1991).


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Saturday, September 03, 2022

Inflazione, retorica, inbonimento, dispute territorili e altre amenita'

Anormale aumento quantitativo accompagnato da un corrispondente deprezzamento qualitativo; incremento eccessivo, sproporzionato al reale bisogno


imbonitóre s. m. (f. -trice) [der. di imbonire]. – Venditore ambulante che con frasi d’effetto e decantando i pregi della propria merce cerca di attirare il pubblico e convincerlo a fare acquisti; anche lo strillone che, all’ingresso di locali di spettacolo, di baracche da fiera, ecc., alletta la gente ad entrare. Per estens., chi esalta le qualità inesistenti di qualche cosa o fa uso di parole sonanti per dare a intendere cose lontane dal vero.


euroretorica (euro-retorica), s. f. Slancio eccessivo e ridondante nei confronti delle questioni europee. 


movimento culturale greco-romano del periodo dal 1° al 4° sec. d. C., fondato sul preminente interesse per la retorica intesa come patrimonio di verità morali. 2. Con valore negativo e polemico (già acquisito in Grecia con la critica di Platone e Aristotele alla prima sofistica), teoria o modo di ragionare fondati su sofismi, capziosi e ingannevoli


politicamente corretto


La tesi che qui vorrei proporre e' che un uso sproporzionato della parola corrisponde (secondo una non debole analogia) a quello che nella virtu' di castita' viene chiamato "incontinenza".


1. In genere, incapacità di trattenersi, di moderarsi nei proprî atti, di astenersi da cose illecite o eccessive: i. nei desiderî, nelle parole, nei discorsi. In partic., il non saper tenere la giusta misura nella soddisfazione dei bisogni naturali, la tendenza a soddisfa

re i proprî disordinati appetiti, per l’incapacità di sottomettere gli istinti al controllo della ragione; peccati d’i., soprattutto quelli contro la castità e, in senso più ampio, la gola, l’avarizia, l’ira (che nell’Inferno dantesco sono puniti nei cerchi 2°, 3°, 4° e 5°). 2. In medicina, i. sfinterica, o semplicem. incontinenza, la patologica deficienza, negli sfinteri, della funzione di regolare e controllare il transito del contenuto di organi cavi; di particolare importanza quella degli sfinteri del retto (i. ano-rettale) e della vescica (i. vescicale), il cui svuotamento non è più controllato dalla volontà; i. notturna, sinon. di enuresi.


malìzia s. f. [dal lat. malitia, der. di malus «malvagio»]. – 1. a. Tendenza, inclinazione a commettere il male consapevolmente: la m. del demonio; l’intenzione stessa, la volontà di fare il male, di recare danno: agire con malizia. In Dante (Inf. XI, 22-24) la parola è usata in senso ampio per indicare ogni agire volontario e cosciente in danno altrui sia per mezzo di violenza sia per mezzo di frode (contrapposto dunque alla sola incontinenza): D’ogne m., ch’odio in cielo acquista, Ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale O con forza o con frode altrui contrista; ma nello stesso canto (XI, 82-83) è poi ristretta a indicare la colpa dei fraudolenti, e contrapposta non solo all’incontinenza ma anche alla «matta bestialità», cioè alla violenza: Incontinenza, m. e la matta Bestialitade. b. La conoscenza del male, furbesca e quasi compiaciuta di sé (il contr. di ingenuità, semplicità): è ancora un ragazzone senza m.; non sa che cosa sia la m.; insegnare la m. a qualcuno, smaliziarlo; e quindi la capacità di intuire il male dissimulato, o di alludervi in discorsi all’apparenza innocenti, o il compiacimento di vedere il male anche dove non c’è; anche con riferimento alla sfera erotica o sessuale: ho parlato senza m.; allusioni piene di m.; giudicava con m. quelle premure innocenti. In senso ancor più generico, furberia, astuzia: sur un certo fondo di goffaggine, dipintogli in viso dalla natura, ... balenò un raggio di m., che vi faceva un bellissimo vedere (Manzoni). 2. Con valore concr.: a. Azione astuta, sottile accorgimento per raggiungere un fine più o meno lecito: ricorrere a una m.; per entrare di nascosto, pensò questa sottile malizia. b. estens. La conoscenza che ciascuno ha dei segreti della sua arte; gli utili espedienti che sono il frutto di una lunga pratica: le m. dei fotografi per ottenere certi effetti di luce; lo scrittore d’istinto sdegna le solite m. del mestiere; essere esperto di tutte le m. del gioco. 3. ant. Condizione di malattia, di infezione, di corruzione: Quando fu l’aere sì pien di malizia, Che li animali ... Cascaron tutti (Dante). ◆ Dim. maliziétta; dim. o spreg. maliziùccia; pegg. maliziàccia.


Turf wars Dispute territoriali

 

Thursday, September 01, 2022

Eulabeia

Dal greco antico impariamo questa parola, tradotta con "pietà" (in Ebrei 5, 7 con: "pieno abbandono"). Viene da eu-, che significa "bene", e "lambano", che significa "prendere, afferrare, ricevere".

Che bella espressione!
I nostri antichi sapienti ci hanno trasferito la consapevolezza che abbiamo sempre l'opzione di PRENDERE BENE o di PRENDERE MALE la nostra vita.
Non importa allora se quello che abbiamo davanti è un dovere faticoso da affrontare o un piacevole momento da gustare con leggerezza: abbiamo sempre la possibilità di prendere male o di prendere bene ciò che ci è "dato" da vivere. Abbiamo sempre la possibilità di aprire o chiudere il cuore, di prendere bene ogni cosa o di prender male ogni cosa! Anche i miei figli o i miei genitori, il mio lavoro, il mio stato di salute, i colleghi, la città…

Oggi voglio prendere bene la giornata che ho davanti, le persone che incontrerò, i compiti che dovrò svolgere, i fastidi che dovrò sopportare, ma anche le gioie e i piaceri che avrò da gustare…
Oggi voglio prendere bene tutta la mia vita, cominciando proprio da questo QUI e ORA in cui mi trovo.

Certo che, nel momento in cui benedico ciò che vivo, "prendendolo bene", mi lascio raggiungere da quella Benedizione che "afferrandomi saldamente (bene) nel bene" si mostra come il Bene stesso al fondo/origine del mio essere.

E' così che la mia "pietà" permette a Dio di "esaudire" il mio desiderio di bene!

Già qui e ora.



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Ingannevole come l'amore » EULABEIA

https://www.ingannevolecomelamore.it/eulabeia/


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Wednesday, August 31, 2022

教皇フランシスコの最近のホミリアから

人は往々にして、この世の自分の居場所によって自分の価値を考えるものです。人間とは、自分が持っている場所ではなく、自分ができる自由であり、最後の場所を占めるとき、あるいは十字架の上に自分のために場所が確保されるときに、それを完全に現すのです。

キリスト者は、自分の人生がこの世の流儀に従った経歴ではなく、キリストの流儀に従った経歴であることを知っています。福音の革命がこのような自由にあることを理解しない限り、私たちは戦争、暴力、不正を目撃し続けるでしょう。これらは、内なる自由の欠如の外的症状に過ぎないのです。内なる自由がないところでは、利己主義、個人主義、利己主義、抑圧、そしてこれらすべての不幸が入り込んでくるのです。そして、彼らは主役であるミサワを取るのです。

DeepLで翻訳しました (https://www.deepl.com/app/?utm_source=ios&utm_medium=app&utm_campaign=share-translation


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Papa all Aquila

Troppe volte si pensa di valere in base al posto che si occupa in questo mondo. L'uomo non è il posto che detiene, l'uomo è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l'ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce.

Il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45). Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore. Lì dove non c'è libertà interiore, si fanno strada l'egoismo, l'individualismo, l'interesse, la sopraffazione e tutte queste miserie. E prendono il comando, le miserie.


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Papa all Aquila

«On raisonne trop souvent en fonction des postes que les gens occupent. Le chrétien sait que sa vie n'est pas une carrière au sens du monde. Et la révolution de l'Évangile propose ce type de liberté. Sans cette liberté intérieure, pas de frein à l'égoïsme, à l'individualisme, à l'intérêt et à la domination.»


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Thursday, August 11, 2022

Human condition 1

When the physicist Max Planck said 'Science progresses funeral by funeral' (Marilyn Ferguson's reference to a comment by Planck in his Scientific Autobiography, 1948; New Age mag. Aug. 1982; see www.wtmsources.com/174)


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Tuesday, August 09, 2022

70esimo Missione Saveriana in Giappone



La missione Saveriana in Giappone terzo periodo (1985-1999)


1.1985. Southern Baptist Convention. Plantatio ecclesiae. Unapologetic Christianity. Reagan e Nakasone. A "special relationship".


2. Kobe, Scuola delle Carmelitane. Stella Maris di Kobe (Francescane missionarie di Maria.


3. 1987. Osaka City University (cf. Kyoto Univ.). Ricercatore, Licenza e dottorato. Sato Masahiro, Uchimura Kanzo, Yanaibara Tadao, Nitobe Inazo, "No Church"、無教会). M.R. Mullins, "Christianity made in Japan", 1998.


4. "Commentario di Zuo al Periodo delle primavere e degli autunni"『春秋左氏傳』700?-250 a. C. Matteo Ricci, Il vero significato del Signore del Cielo, 1602『天主実義』。"Quamvis parum sit quod de Deo percipimus, tamen illud modicum est magis omni cognitionem quam de aliis habemus" (SCG I, 5).「雖知、天主之寡其寡之益尚勝於知他事之多」(序)  ACCOMODATIO.


5. Matsuo Basho, Sarumino (impermeabile della scimmia), 1691 。Cf. Mario Ricco', Paolo Lagazzi,Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese, Rizzoli, 1996.


"è alla poesia che lo spirito giapponese, lontano dall’astrazione e alla costante ricerca dell’intuitivo e del “concreto”, pone le domande più radicali sul mistero dell’essere. Solo dalle profondità della parola può infatti balenare la verità, e solo attraverso il serrato confronto con la complessità del linguaggio e della tradizione letteraria è possibile catturare in versi l’autenticità e la naturalezza del reale."(P. Lagazzi) 



"Pioggia d'inverno, anche la scimmia vuole il suo impermeabile"「はつしぐれ さるもこみのを ほしげなり」(芭蕉)


。Genroku 元禄(1688-1704)文化 L'eta d'oro della cultura giapponese cfr. Kabuki, jooruri, ukiyoe, haiku, ecc.


6. Immanuel Kant, Kritik der Urteilskraft。Tempio shinto in cui si venera Kant カント神社。


7. 1993. Bonazzi Andrea, La fede razionale di Kant e la filosofia comparata delle religioni. Fondamento filosofico del dialogo interreligioso, 1994.(『カントの理性信仰と比較宗教哲学 : 諸宗教間の対話への哲学的基礎付


け』 

著者Bonazzi, Andrea [著] 出版年月日1994  請求記号UT51-94-V234書誌ID(国立国会図書館オンラインへのリンク)。Su Amazon 5 usati da 2100 a 16000 yen.


8. 1994. Wakayama Shin-ai Women's Junior College


9. 1995. Sapientia University (fondata dal Cardinal Taguchi)。Introduzione al Cristianesimo, Teologia Fondamentale, Fenomenologia della religione, Storia delle Religioni. Greco e Latino. Cappellano dell'Universita', Direttore del "Centro di studi cristiani". Responsabile dei corsi di teologia rivolti al pubblico. 

10. 1999. Kobe Stella Maris University.


11. "Nonoyurikai"(野の百合会,百合学園) Suor Narihiro (Sr 成弘) defunta nel 2015. battezzati 220.


12. 1987.NICE: National Incentive Convention for Evangelization, 1993 0ttobre, "2a Convenzione nazionale a Nagasaki.


 

Saturday, July 23, 2022

Heaven and He’ll

"The world is the closest to Heaven unbelievers will ever know and the closest to Hell God's children will ever know." –Randy Alcorn


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Sunday, June 12, 2022

ふしぎな「ふしぎなキリスト教」

ふしぎな「ふしぎなキリスト教」 (ジャーラム新書) 新書 – 2012/10/1


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ふしぎなキリスト教

30万部以上売れ2012年の新書大賞を受賞した『ふしぎなキリスト教』は、2ページに1つ誤りがある怪著。しかし、これだけ間違いの多い本を、学者も牧師も業界紙も見て見ぬふり。それどころか大学の教科書に、教会の学びに使う始末。1つの本をめぐって浮き彫りになった現代日本のキリスト教界の弱点。それを指摘し続けたツイッターの住人たちが、ネットを飛び出していま本書を世に問う!


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Saturday, June 04, 2022

現実の豊かさについて

現実の豊かさについて



四原因説(アリストテレス ➕トマス)

質料因
作用因
形相因
目的因

物事の意味 (カテキズム、「聖書の意味」、115以下参照)

字義(文字どおりの意味)
寓意的意味
道徳的意味
天上的意味(anagogia 導き)

「字義は出来事を、寓意的意味は何を信じるべきかを、道徳的意味は何をおこなうべきかを、天上的意味はどこに向かうべきかを教える」。

「存在者の四つの超越論的属性」

統一性 (諸部分に還元され得ないもの)
真理性 (目的、何のために在る) 目的因参照
善性 (真理とつながる、真なる善だけは善で在る)
美性 (存在の輝き、素晴らしさ)







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Sunday, May 29, 2022

Saturday, May 28, 2022

Dossetti e il Dossettismo in tre puntate: 2 / Il Pensiero – Osservatorio Card. Van Thuân

https://vanthuanobservatory.com/2022/05/25/dossetti-e-il-dossettismo-in-tre-untate-2-il-pensiero/


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Sulla barca dell’oligarca

Sulla barca dell'oligarca


  • Corriere della Sera28 May 2022di Massimo Gramellini

L'ultimo canta-sberleffo di Checco Zalone racconta le gesta di tal Di Ciolla Nicola, guardia portuale che diventa eroe nazionale per avere sequestrato «il megayotto di un russo magnato — che ci passava ogni notte — tra vodka, caviale e donne non male». L'eroica guardia portuale è la tipica maschera di Checco: cinica, familista e mossa da meschini interessi personali — usare la barca dell'oligarca per la festa della prima comunione del figlio — ammantati però di nobili motivazioni. L'avventura finirà miseramente perché l'oligarca «vuole l'Ucraina, ma non ha messo la benzina» e la guardia e i suoi invitati si ritroveranno naufraghi in mezzo al mare.

Questo Di Ciolla Nicola mi sembra di conoscerlo, non solo quando mi guardo allo specchio. È l'eterno qualunquista italiano e recita una parte che spesso gli è capitata addosso per caso, ma in cui finisce per credere, così da poterla sfruttare senza scrupoli né sensi di colpa per i suoi interessi di bottega. Negli ultimi tre anni Di Ciolla Nicola ha partecipato a un mucchio di talk show: è stato il virologo allarmista, il no vax complottista, il professore narcisista, il guerriero seduto della Nato e il pacifista allineato (coi russi). Sempre convinto di essere un eroe coraggioso, incompreso e perseguitato, ma in realtà sospinto da un tornaconto personale che nel migliore dei casi è quello narcisistico di godere i proventi di una popolarità improvvisa, destinata ben presto a esaurirsi come la benzina sulla barca dell'oligarca.





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Qualunquista

オリガルヒの船上で
Corriere della Sera 28 May 2022by Massimo Gramellini
チェッコ・ザローネの最新のモックソングは、「ウォッカとキャビアと悪くない女に囲まれて毎晩過ごしていた」大物ロシア人のメガヨットを押さえたことで国民的英雄となった港湾警備員、ディ・ジョッラ・ニコラの活躍を描いている。シニカルで家族思いで、オリガルヒのボートを息子の初聖体パーティに使うなど、些細な個人的利益に動かされ、しかし高貴な動機に見せかける。ウクライナは欲しいが、ガソリンを入れていない」オリガルヒのために冒険は惨めに終わり、警備員とゲストは海の真ん中で難破することになるのです。
このディ・ツィオラ・ニコラは、鏡を見ているときだけでなく、私には彼を知っているように思える。彼はイタリアの永遠のクオランキストであり、しばしば偶然に自分の膝に落ちてきた役を演じるが、結局はそれを信じてしまい、自分のビジネスの利益のために何のためらいも罪悪感もなくそれを利用するのである。この3年間、ディ・チョーラ・ニコラは多くのトークショーに出演してきた。彼は、警戒心の強いウイルス学者であり、陰謀を企むノーヴァックスであり、ナルシストな教授であり、NATOの居座り戦士であり、(ロシアと)協調する平和主義者であった。常に自分は勇敢な英雄であり、誤解され、迫害されていると確信しているが、実際には、せいぜい突然の人気による収益を楽しむというナルシスティックな個人的利益によって動いており、オリガルヒの船のガソリンのようにすぐに使い果たす運命にある。


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Sunday, May 15, 2022

La mente è luogo a se stessa e può fare un paradiso dall’inferno o…

La mente è luogo a se stessa e può fare un paradiso dall'inferno o un inferno dal paradiso



The mind is its own place, and in itself can make a heaven of hell, a hell of heaven

John Milton, Paradise Lost, Book I, 221-270

心というものは、それ自身一つの独自の世界なのだ。地獄を天国に変え、天国を地獄に変えうるものなのだ。



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Friday, May 13, 2022

Osservatore romano 13 maggio

A un tale che gli domandava «come mai, dopo duemila anni di cristianesimo, c'è ancora nel mondo tanta cattiveria?» rispose: «Figlio mio, anche il sapone esiste da sempre, ma c'è chi resta sporco. E non è colpa del sapone!».
Lo stesso avviene per il Vangelo. Tutto si spiega con il Vangelo. Tutto conferma il Vangelo. Quando teniamo in mano il Vangelo lo leggiamo, lo ascoltiamo, dovremmo pensare che è la parola di Gesù, che vuole farsi carne in noi, impossessarsi di noi, affinché col suo Cuore innestato nel nostro cuore possiamo cominciare a vivere una vita nuova!


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Sunday, May 08, 2022

Russia Ucraina

Thomas Gomart Un confrère russe m'a ainsi formulé les choses : le crime actuel de la Russie est simplement d'avoir violé le monopole occidental de la violation du droit international. Les Occidentaux ont fait des guerres de changement de régime, en s'affranchissant quand ça les arrangeait du droit international. Cet argument est recevable puisqu'il montre l'impasse dans laquelle a conduit l'interventionnisme occidental. On paie les conséquences de l'intervention de l'Otan en ex-Yougoslavie sans mandat de l'ONU. Notre discours et la légitimité de l'action s'en trouvent affaiblis


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Sunday, April 17, 2022

Lewis letters to Malcom

Matter enters our experience only by becoming sensation (when we perceive it) or conception (when we understand it). That is, by becoming soul. That element in the soul which it becomes will, in my view, be raised and glorified; the hills and valleys of Heaven will be to those you now experience not as a copy is to an original, nor as a substitute to the genuine article, but as the flower to the root, or the diamond to the coal. It will be eternally true that they originate with matter; let us therefore bless matter. But in entering our soul as alone it can enter--that is, by being perceived and known--matter has turned into soul (like the Undines who acquired a soul by marriage with a mortal).


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Lewis letters to Malcom 21

At present we tend to think of the soul as somehow "inside" the body. But the glorified body of the resurrection as I conceive it--the sensuous life raised from its death--will be inside the soul. As God is not in space but space is in God.


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Tuesday, March 22, 2022

Le premier jour de Pier Paolo Pasolini - Revue Des Deux Mondes

https://www.revuedesdeuxmondes.fr/le-premier-jour-de-pier-paolo-pasolini/


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Pasolini revue de deux mondes

Pasolini « brandit l'idée d'une rébellion au sein de la foi, d'une montée transgressive vers la divinité » (4). Son œuvre nous rappelle qu'on peut être homme avec Dieu, homme contre Dieu, mais jamais sans Dieu.


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Friday, February 18, 2022

Fratelli tutti 28

. C'è una pedagogia tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di dipendenza e di subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi.


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Thursday, February 10, 2022

Religious freedom

Therefore, Pope Benedict, in an article in L'Osservatore Romano, (October 11, 2012) concludes:

"To this extent, it can be said that Christianity, at its birth, brought the principle of religious freedom into the world." (Again, quoted in Guarino, 194)


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Monday, February 07, 2022

Vita eterna

Vita eterna


  • Corriere della Sera7 Feb 2022di Alessandro D'Avenia



Achille Lauro, auto-battezzandosi sul palco di Sanremo in apertura del festival della canzone italiana, ha voluto rappresentare la sua rinascita, ribadendo, attraverso lo scimmiottamento del rito, che siamo fatti non per morire ma per rinascere, cioè per una vita eterna. Ma che cosa è la vita eterna? I Greci dicevano vita in due modi: zoé, la vita come mero essere viventi, e bíos, la vita che trova la sua realizzazione nella città, attraverso l'azione etica e politica. Anche Achille, l'eroe omerico, riceve una specie di battesimo: alla nascita viene infatti immerso nell'acqua del fiume degli Inferi, lo Stige, per essere reso invulnerabile, ma il tallone da cui la madre lo tiene sospeso resta asciutto. È un'immagine potente dell'aspirazione dell'uomo all'immortalità: la morte è il nostro tallone d'Achille. Il cristianesimo assume, modifica e amplia questo orizzonte. Anche nel vangelo di Giovanni Cristo distingue il semplice essere in vita, ma con la parola psychè (il soffio vitale che finisce con la morte) e l'essere vivi, cioè avere in sé una vita che non muore mai, zoé: usa il termine che i Greci usavano per la vita naturale, ma lo trasforma. Dice che egli è venuto a rischiare «la propria vita» naturale (psychè) perché gli uomini «abbiano la vita (zoé) in sovrabbondanza» (Gv 10), cioè vita che non si esaurisce mai. La parola è infatti da lui unita in altri passi del vangelo all'aggettivo «eterna» (zoé aiónios), che non è la vita dopo la morte, altrimenti eterna non sarebbe perché comincerebbe per l'appunto dopo l'evento mortale. E allora che cosa è questa vita eterna?
LLa fiducia Dolore, paura mi accompagnano ma non sono mai solo in questi deserti provvisori
Il battesimo È adrenalina erotica che rende la mia vita attiva e creativa anche nei momenti bui
a vita eterna di cui parla Cristo non è né la vita che hanno tutti gli esseri viventi (psychè), né la vita di impegno per ottenere la virtù e la conoscenza dei famosi versi dell'Ulisse dantesco (bíos), ma è la vita stessa di Dio che viene data all'uomo (zoé aiónios). La vita eterna non comincia dopo la morte ma c'è sempre, quel «per sempre» che invochiamo quando facciamo rara esperienza dell'eterno nella vita «di sempre», per esempio quando siamo innamorati. Ma come può l'uomo ricevere costantemente questa vita eterna e non solo in momentanei bagliori? Secondo il cristianesimo proprio con il rito del battesimo (dal greco: immersione) in cui l'acqua è segno di ciò che avviene al battezzato: muore e rinasce. Nel battesimo l'uomo della vita solo naturale muore, si lascia la morte alle spalle, e rinasce con la vita di Cristo, la vita eterna, non nel senso che non morirà (anche Cristo è morto), ma che, come è accaduto al Figlio di Dio, la morte non avrà mai l'ultima parola. Il battezzato è «vivo» perché partecipa alla vita di Dio: tutti gli eventi di morte sono per lui episodi «di passaggio», cioè di parto, di rinascita. Il battesimo inaugura questa possibilità di rinascere sempre, ma è compito del credente renderla sempre più cosciente e attiva, realizzandola nella sua storia in modo unico e originale. Quando Achille Lauro si auto-battezza, sulle note d'una Domenica profana, imita il rito ma al tempo stesso lo nega, perché il battesimo si riceve da altri, come la vita. Nel rito non sono io che dico «Io, Alessandro, mi battezzo» ma qualcuno dice «Alessandro, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito». Il mio nome viene pronunciato nell'Amore, che vuole preservare dalla morte l'amato. Chi non lo farebbe per la persona amata se potesse? La frase del battesimo è come sentirsi dire: «tu non devi mai morire». Ecco, Cristo pretende di farlo a me. Ci riesce? Per quel che ne so posso dire di sì ed è la cosa di cui sono più grato alla vita. Sono stato battezzato pochi giorni dopo la nascita, come se mi avessero aperto un conto in banca a credito illimitato, ma crescendo ho dovuto decidere liberamente se rinnovare il conto (Confermazione e Riconciliazione sono il rinnovamento maturo del battesimo). L'essere messo di fronte all'esito della vita naturale senza mezzi termini, mi ha protetto dall'illusione che la morte non esista e da quella di poter rendere invulnerabile, con le mie forze, la mia vita naturale. Ricevere la «vita eterna» mi spinge a mettere tutte le mie energie per amare la vita naturale, non come fine ma come occasione per far accadere quella eterna, in me e attorno a me, nel rapporto con il mondo e con gli altri. Come me ne accorgo? Me la godo sempre, anche quando c'è poco da ridere, anche quando ho gli occhi pieni di lacrime. Da un lato non perdo mai la speranza, la fiducia e l'amore per la vita, anche quando faccio esperienza, in me e accanto a me, della morte: dolore, paura, rabbia, delusione, disincanto, smarrimento, stanchezza... mi accompagnano ma non sono mai solo e disperato nell'attraversare questi deserti provvisori. Dall'altro guarisco a poco a poco dalla radice di ogni infelicità, l'individualismo, quella pretesa di poter essere felice da solo, con le mie forze e a prescindere dagli altri se non contro di loro. Non sono ossessionato dalla sicurezza, ma spinto a rischiare la vita: per esempio voglio bene ai miei studenti non solo per motivi etici o professionali, ma perché attingo a un'energia non mia, quella di chi ama (sente la vita altrui come la cosa più preziosa) perché si sente sempre amato (sente la propria vita come la più preziosa: questo significa amare il prossimo come se stessi, cioè come si è amati). Il battesimo è per me adrenalina erotica che rende la mia vita sempre attiva e creativa anche nei momenti di buio: se perdo tutto non perdo niente, perché ho già tutto. Non posso per questo dimenticare «La bacinella battesimale» il secondo capitolo di quel capolavoro che è la Montagna incantata di Thomas Mann, un romanzo che nel 1924 fa il punto su tutta la storia dell'Occidente. La bacinella è simbolo della vita che unisce il protagonista, Hans Castorp, ai suoi antenati: ospita infatti l'acqua per i battesimi della famiglia da più di un secolo. In quell'oggetto Hans vede lo scorrere del tempo che divora tutte le vite, ma anche la sua sconfitta che è sconfitta della morte: «una sensazione dalla quale aveva desiderato di essere nuovamente colpito: per amore di essa aveva tenuto a farsi mostrare l'oggetto ereditario, fisso e ad un tempo in moto». Quella bacinella, in apertura di un libro che il narratore stesso definisce un «romanzo del tempo», cioè che ha il tempo come protagonista (o antagonista), è la chiave dell'intera storia: noi, tempo fatto carne, non siamo in cerca dell'immortalità ma della vita eterna. Da Achille ad Achille.


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