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Wednesday, November 13, 2013

Conversation with Andrea Bonazzi



http://www.zenit.org/it/articles/ambiente-presentata-teoria-madrigali-sul-clima

Ambiente: presentata "Teoria Madrigali" sul clima

Nel suo libro "Il futuro della Terra è scritto nella Luna", il metereologo toscano tenta di spiegare quali sono i responsabili che governano la macchina climatica terrestre

Roma, (Zenit.org) Giampiero Valenza | 435 hits

Vortici polari, cumulonembi, bassa pressione, anticicloni e gradienti termici questi alcuni dei termini tecnici più ricorrenti per chi segue le previsioni del tempo oramai divenute dei veri e propri appuntamenti mediatici di rilievo e quotidiani.


In caso di eventi "straordinari" come le forti precipitazioni che portano inondazioni, danni e anche vittime (in qualche caso), la causa comunemente accettata è il riscaldamento globale, cioè quel fenomeno di innalzamento della temperatura media del pianeta innescato - secondo alcuni - dallo "scellerato" e "pestifero" sviluppo industriale umano. D'altronde è proprio la scienza che ce lo ripete da anni. Inquinare meno per fermare il mutamento climatico così disastroso.
Roberto Madrigali da anni studia i fenomeni climatici e trova nei dati, nelle misurazioni e negli effetti cause diverse da quelle indicate ufficialmente dalla scienza e questo di fatto lo spinge tra quel nutrito gruppo di cosidetti negazionisti del riscaldamento globale. Posizione scomoda e pericolosa per uno studioso in quanto avversa a un luogo comune e che in questi anni ha anche creato lo sviluppo di una enorme economia su scala globale. E', in pratica, chi studia "fuori dal coro".
Il metereologo toscano, però, fa un altro passo in avanti e nel suo libro "Il futuro della Terra è scritto nella Luna" tenta di spiegare quali sono i responsabili che governano il clima terrestre. Di fatto introduce nella già complessa macchina climatica due nuovi ingranaggi ritenuti da lui i veri motori della circolazione atmosferica: il Jet stream e la Luna. Non è quindi il riscaldamento globale, indotto dalle attività umane, il vero colpevole.
Ma questa scoperta porta con sè altre conseguenze rivoluzionarie che inducono l'autore a svelare la reale portata della propria intuizione: la possibilità di fare previsioni del tempo a lungo e lunghissimo termine. Tutto questo quando ad oggi nessuno si avventura oltre i pochi giorni di previsione certa.
Madrigali mette più volte le mani avanti su quello che sa essere, mediaticamente, il fianco esposto della sua teoria. La negazione del riscaldamento globale e l'inizio, come consueto ciclo storico terrestre, di una nuova era glaciale. Negare il riscaldamento globale non significa non lottare contro l'inquinamento e lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. Farlo è doveroso per l'umanità, il suo futuro ma non certo perchè aumenta le temperature. Questa la puntuale precisazione.
Il libro si legge agilmente e l'autore evita di condurre il lettore in meandri tecnici. La teoria è spiegata bene e il ricordare come certi fenomeni, ritenuti oggi straordinari, siano in realtà già avvenuti ciclicamente in passato danno una visione diversa del Global Warming al lettore. Di certo c'è che il clima è questione complessa e con questo libro Madrigali prova a dare un proprio contributo innovativo alla sua comprensione. Questo attirerà su di sé fiumi di critiche e di derisioni ma l'autore sembra avere una risposta anche a questo.
SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: Il futuro della Terra è scritto nella Luna
Sottotitolo: Come liberarsi dalle bufale del clima, prevedere il tempo che verrà e prepararsi ad una nuova era glaciale. Teoria Madrigali sui cambiamenti climatici
Autore: Roberto Madrigali
Presentazione di Augusta Busico, Pinuccio D'Aquilo
Dati tecnici: Aracne editrice, 144 pagine
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Saturday, November 09, 2013

Non tutti i cristiani sono animati dal soffio di una sana spiritualità

Non tutti i cristiani sono animati dal soffio di una sana spiritualità
Invece di cercare Dio

di ALBERTO HURTADO
Non molti si preoccupano della vita spirituale e, disgraziatamente, non tutti seguono il giusto cammino. Quanti per decine di anni, fanno meditazione e lettura senza trarne profitto! Quanti sono maggiormente preoccupati di seguire un metodo piuttosto che lo Spirito Santo! Quanti vogliono imitare alla lettera le pratiche di tale o talaltro santo! Quanti aspirano alle meraviglie, alle grazie sensibili! Quanti dimenticano che fanno parte di una umanità sof- ferente e fabbricano una religione egoista che non ricorda i fratelli! Quanti leggono e rileggono manuali o cercano ricette senza conoscere il Vangelo, senza ricordarsi di san Paolo!
D'altra parte la vita spirituale si confonde con le pratiche di pietà: lettura spirituale, preghiere, ricer- che. La vita attiva non è una prepa- razione alla vita interiore. Le preoc- cupazioni della vita ordinaria, dei propri doveri, sono messe al di fuori della preghiera: sembra indegno me- scolare Dio e tali questioni banali.
Così arrivano a forgiarsi una vita spirituale complicata e artificiale. Invece di cercare Dio nelle circo- stanze dove Egli ci ha posto, nelle necessità profonde della propria persona, nelle situazioni del proprio ambiente temporale e locale, prefe- riamo agire come uomini astratti. Dio e la vita reale non compaiono mai nello stesso campo di pensiero e di amore. Lottano per mantenere in sé un sentimentalismo affettivo di orientamento divino, per conservare con fatica lo sguardo fisso verso Dio, per sublimarsi; o piuttosto si accontentano delle formule sdolci- nate tratte dai libri di pietà. Ciò fa pensare all'affermazione di Pascal: «L'uomo non è angelo né bestia, ma colui che intende essere come un angelo e opera come una be- stia».
Ancor più grave: sacerdoti, uomi- ni di studio che trattano materie so- prannaturali, predicatori che prepa- rano le prediche del mattino non in- tendono introdurre questi argomenti nella vita di preghiera. Uomini che passano i giorni sulle miserie del prossimo per soccorrerle, separano il ricordo dei poveri mentre assistono alla messa. Apostoli schiacciati dalle responsabilità per il regno di Dio, considerano quasi una mancanza ve- dersi accompagnati dalle preoccupa- zioni e inquietudini.
Come se la nostra vita non doves- se essere orientata verso Dio, come se pensare a tutte le cose per Dio non fosse già pensare a Dio; o come se potessimo liberarci a nostro arbi- trio delle preoccupazioni che Dio stesso ci ha posto. Invece è così fa- cile, così indispensabile, elevarsi a Dio, perdersi in Lui, partendo dalla nostra miseria, dai nostri fallimenti, dai nostri grandi desideri. Perché, quindi, eliminarli invece di servirsi di essi come trampolino? Con sem- plicità, gettiamo il ponte della fede, della speranza, dell'amore tra la no- stra anima e Dio. Una spiritualità sana offre metodi spirituali. Una spiritualità sana si adegua alle individualità e rispetta le personalità. Si adatta ai caratteri, alle formazioni, alle culture, alle esperienze, agli ambienti, alle condi- zioni, alle circostanze, alla generosità. Prende ognuno così com'è, in piena vita umana, in piena tentazio- ne, in pieno lavoro, in pieno dovere.
Lo Spirito che soffia sempre, sen- za che si sappia da dove viene e do- ve va (Giovanni, 3, 8), si serve di ognuno per i suoi fini divini, rispet- tando lo sviluppo personale nella costruzione della grande opera col- lettiva della Chiesa. Tutti servono in questo cammino dell'umanità verso Dio; tutti trovano lavoro nella co- struzione della Chiesa. L'unica spi- ritualità che convince, introduce nel piano divino, secondo le proprie di- mensioni, per realizzare il progetto in obbedienza totale.
Ogni metodo troppo rigido, ogni direzione troppo definitiva, ogni so- stituzione della lettera allo spirito, ogni dimenticanza delle nostre real- tà individuali, riesce soltanto a di- minuire l'impeto del nostro cammi- no verso Dio.
Saranno metodi falsi tutti quelli imposti con uniformità, che preten- dono dirigerci verso Dio dimenti- cando i nostri fratelli; che ci fanno chiudere gli occhi sull'universo inve- ce di insegnarci ad aprirli per eleva- re tutto al Creatore; che rendono egoisti e ripiegano su noi stessi; che pretendono inquadrare la nostra vita da fuori senza penetrarvi interior- mente per trasformarla; e che dan- no, infine, all'uomo vantaggio su Dio.
Paragonando il Vangelo alla vita della maggior parte di noi cristiani, si avverte un malessere. Abbiamo forse dimenticato che siamo il sale della terra, la luce sul lumicino, il lievito della massa (Matteo, 5, 13-15). Il soffio dello Spirito non anima molti cristiani e uno spirito di me- diocrità ci consuma. Tra di noi vi sono cristiani attivi, anzi agitati ma le cause che ci consumano non sono la causa del cristianesimo.
Dopo aver guardato e riguardato in me stesso, ciò che si trova attorno a me, prendo il Vangelo e vado ver- so san Paolo dove trovo un cristia- nesimo tutto fuoco, tutta vita, con- quistatore, un cristianesimo vero che riguarda tutto l'uomo, rettifica la vi- ta, consuma ogni attività. Un fiume di lava ardente, incandescente che esce dal fondo stesso della religione.
La consegna al Creatore! In ogni cammino spirituale retto, vi è sem- pre il principio del dono di se stessi. Si moltiplicano le letture, le pre- ghiere, gli esami ma senza arrivare al dono di sé, diviene segno che ci siamo persi. Prima di ogni pratica, di ogni metodo, di ogni esercizio, s'impone un'offerta generosa e uni- versale di tutto il nostro essere, del nostro avere e possedere. In questa offerta piena di se stessi, atto dello spirito e della volontà che ci porta alla fede e nell'amore a contatto con Dio, risiede il segreto di ogni pro- gresso.

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Un'antologia
di scritti
del santo cileno
Beatificato da Giovanni Paolo II nel 1994 e canonizzato nel 2005 da Benedetto XVI, Luis Alberto Hurtado Cruchaga (1901-1952) è un santo notissimo in tutta l'America latina. Sacerdote gesuita, attento ai problemi sociali e del lavoro, ha fondato il movimento Hogar de Cristo per venire incontro alle necessità dei più poveri. La Pontificia Università Gregoriana ha ospitato nei giorni scorsi un seminario dedicato alla sua figura promosso dalla Pontificia Commissione per l'America Latina, in collaborazione con l'Ambasciata del Cile presso la Santa Sede. Nell'occasione è stata presentata la prima traduzione italiana di un'antologia di scritti del gesuita cileno (Un fuoco che accende altri fuochi. San Alberto Hurtado, Roma, Gregorian & Biblical Press, 2013, pagine 192, euro 15). Tratto dal volume in questione, pubblichiamo il capitolo intitolato «Una sana spiritualità».

Osservatore romano


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Sunday, November 03, 2013

Appunto su Girard

"The apocalypse is nothing but the incarnation of Christianity in history”(Girard)

Girard has made the following claim: “When I had been accused of not being a Christian,[Henri] de Lubac told me that everything that I was writing was right and there wasn’tanything heretical in it.” See “The
J’accuse of René Girard: The Audacious Ideas of a Great Thinker,” interview with Giulio Meotti in Il Foglio,
March 20, 2007; available in English translation by Francis R. Hittinger IV at http://home.uchicago.edu/frh/girard.html


 The Word of God, he explains, is a question to humanity’s answers, not the answer to its questions; itis a Word that “accepts in silence many contradictions” and demands from humans simplytheir “unquestioning obedience” (p. 29).

Chesterton e l’elogio delle sottigliezze teologiche Quando è utile

Chesterton e l'elogio delle sottigliezze teologiche Quando è utile
spaccare il capello in quattro

Inos Biffi

La storia qualche volta fa incontrare degli autentici profeti. Essi però non so- no quelli che rivelano le ovvietà che tutti pensa- no, o quelli che sono abili a leggere i segni dei tempi alla rovescia o bravi a proclamare quello che tutti si aspettano.
I rari profeti autentici sono quelli che vedono in anticipo e proclama- no cose che pochi o nessuno pensa o gradisce, e che sono destinate ad avverarsi.
Tra questi credo si debba anno- verare l'originalissima ed esuberante figura di Gilbert Keith Chesterton, le cui affermazioni, pur risalenti ai primi decenni del secolo passato (muore nel 1936), si stanno rivelan- do, nei campi più diversi, di una impressionante antiveggenza: un po' come tutto il suo pensiero, do- ve, mediante il genere letterario depiù inatteso paradosso e della più penetrante ironia, vediamo brillare tutto un fascio di luci inaspettate.
Prendiamo come esempio quello che diceva — siamo nel 1934 — a proposito delle «sottigliezze teolo- giche»: «Le discussioni teologiche sono sottili ma non magre. In tutta la confusione della spensieratezza moderna, che vuol chiamarsi pen- siero moderno, non c'è nulla forse di così stupendamente stupido quanto il detto comune: "La reli- gione non può mai dipendere da minuziose dispute di dottrina". Sa- rebbe lo stesso affermare che la vita umana non potrà mai dipendere da minuziose dispute di medicina. L'uomo che si compiace dicendo: "Non vogliamo teologi che spacchi- no capelli in quattro", sarebbe forse d'avviso di aggiungere; "e non vo- gliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili"».
Chesterton aggiungeva: «È un fatto che molti individui oggi sareb- bero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfu- mature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà eu- ropea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero ar- gomentato sulle più sottili distin- zioni di dottrina» ("Capelli spaccati in quattro", in Il soprannaturale è naturale. Scritti per l'Italia, Genova- Milano, Marietti 1820, 2012).
Le rigorose analisi teologiche — osservava il geniale scrittore inglese — lasciarono tracce nella civiltà eu- ropea: «I grandi Concili religiosi sono di un'importanza pratica di gran lunga superiore a quella dei Trattati internazionali, perni sui quali si ha l'abitudine di far girare gli avvenimenti e le tendenze dei popoli». A giudizio di Chesterton, «i nostri affari di oggi stesso(...) so- no ben più influenzati da Nicea ed Efeso, da Trento e Basilea», con la dottrina relativa alla divinità di Cri- sto vero uomo e vero Dio, alla na- scita verginale di Gesù, al valore dei sette sacramenti, all'indissolubi- lità del matrimonio, al celibato ec- clesiastico, alla verginità, al diritto di proprietà, alla legittima difesa, al culto delle immagini.
Noi potremmo rilevare che è tut- tora diffusa la persuasione che l'analisi teologica, intesa a esplorare le ragioni del mistero cristiano con le sue intime connessioni e quindi a elaborare le forme più adeguate del suo linguaggio, sia un'impresa inutile, se non deviante rispetto alla semplice accoglienza nella fede del «Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe». Salvo poi, da parte di una certa teologia, associarsi filoso- fie di ispirazione antimetafisica, che concorrono fatalmente al fraintendi- mento della teologia stessa e quindi proprio del «Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe».
Le "sottigliezze", di cui parla Chesterton, non sono quindi le in- vestigazioni sofistiche e vane che dirottano dal contenuto del mistero, ma la passione per la sua intelligen- za luminosa e illuminata, grazie alla quale sono stati definiti i dogmi, che non si impongono dall'esterno, ma che emergono più nitidamente dall'intimo del mistero, come reso più accessibile.
Chi studi la Summa Theologiae di Tommaso si imbatte certamente in una infinità di distinzioni che quasi frantumano il tema, e corre il ri- schio di smarrirsi e di confondersi; ma, se ha la pazienza e l'abilità di
coglierne il senso e la prospettiva, si accorge che alla fine lo stesso te- ma emerge nella sua so- stanziosa e più variegata luminosità .
All'origine delle "sotti- gliezze" si trova esatta- mente l'intenzione dell'Angelico, il quale af- ferma: «Quando la vo- lontà è ben disposta in rapporto alla fede, essa ama la verità creduta, vi ritorna senza posa nel suo pensiero, e ne fa oggetto della sua riflessione per vedere se mai possa tro- vare delle ragioni a suo favore» (Summa Theolo- giae, II-II, 2, 10, c), mentre nella Summa contra Genti- les esorta alla teologia con le parole di Ilario di Poitiers: «Nella tua fede inizia, progredisci, insisti; sebbene io sappia che non arriverai mai alla fi- ne, mi rallegrerò del tuo progresso. Chi, infatti, si
muove con fervore verso l'Infinito, anche se non arriva mai, tuttavia va sempre avanti. Però non presumere di penetrare il mistero, e non ti im- mergere nell'arcano di una natura divina, immaginando di compren- dere il tutto dell'intelligibile, ma cerca di capire che si tratta di una realtà incomprensibile» (I, 8).

Osservatore romano


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