Monday, March 17, 2008

Chiara Lubich

«Gesù maestro»
discorso che Chiara Lubich tenne il 17 febbraio 1971 a Loppiano (Incisa in Val D’Arno - Firenze) .

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A questo punto qualcuno potrà chiedermi: «E che cosa ti ha inse­gnato Gesù durante tutti questi anni? » È logico che è impossibile dirlo in poche parole. Il fatto è che la luce della sua verità è stata così abbondante e così penetrante che è arrivata fino agli ultimi confini della terra e continua ad affascinare e a trascinare innumerevoli creature di tutte le razze e di tutte le mentalità. Se, però, si volesse tentare di dire in una parola che cosa Gesù ha insegnato a me e all’Opera di Maria, potrei dire: «Ecco, egli mi ha dato una luce che tutte le contestazioni negative, tutte le eresie, tutte le deviazioni, non sono capaci di spegnere».
Infatti, Egli ha detto che chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica – e qui è il punto – è simile ad una casa costruita sulla roccia: verranno venti, bufere, alluvioni, la casa non crolla. E che cosa sono le bufere, le alluvioni, se non tutte le varie dottrine più o meno giuste, più o meno equilibrate partorite dalla mente degli uomini di tutti i tempi che abbagliano, ingannano spesso i loro contemporanei con bagliori passeggeri, poi si spengono per lasciare il posto ad altre dottrine?
Gesù Maestro mi ha insegnato che per capire la verità, per approfondirla, per possederla veramente, occorreva non solo impararla bene, magari a memoria, ma metterla in pratica.
Ebbene, questo metterla in pratica è un metodo evangelico. Che cosa ha prodotto questo metodo? Un’infinità di effetti. Esso illumina interiormente non solo la testa, ma tutto l’essere perché è luce e amore e vita insieme; cosicché, se ad un dato punto la mente fosse turbata da dubbi, che non risparmiano magari nessuno e la bufera fosse, per esempio, nel campo dottrinale, lo spirito, il cuore e tutto l’essere reagirebbero: magari la mente vacillerebbe ma tutto l’essere direbbe: «No».
Oggi, in cui molti uomini sono travagliati dall’angoscia, Egli mi ha dato, ci ha dato, una pace che dice sua: «La mia pace», che è poi Lui stesso. E chi la sperimenta non può più dimenticarla e se la perde, non c’è pace del mondo che la possa sostituire.
Egli poi, mi ha dato una gioia così piena, così grande, così esaltante, così divina, che se la bufera fosse nel campo morale, dove qualcuno vuole offrirti una vita di felicità con mezzi terreni come divertimenti mondani, lo sbrigliamento dei sensi, la droga, ecc., tu sapresti a priori, che mai raggiungeresti nemmeno i piedi della montagna di felicità su cui Egli ti ha fatto salire riempiendoti di beatitudine già da questa terra.
Egli ci ha dato una dimostrazione della sua verità perché ci ha fatto toccare con mano tutte le sue promesse: quanto ogni giorno abbiamo dato, Egli ogni giorno ci ha ridato; se abbiamo lasciato qualcosa o qualcuno per Lui, Egli ci ha dato il centuplo; e il centuplo in tutte le cose materiali e spirituali. Egli, in molti momenti di sgomento, in cui io, ad esempio, sentivo tutta la mia debolezza, mi ha dato una forza che veniva solo dalla sua grazia.
Egli non sazia solo i desideri che hai, ma anche quelli che nemmeno sogneresti di avere un giorno. Egli, ecco tutto, ci ama da Dio e vuole darci tutto, con una misura senza misura, vuole in pratica trasfondere se stesso in noi; vuole amarci come Lui è amato dal Padre e come Lui ama il Padre. Cosicché Egli forma, forma veramente le persone. Le fa come torri che non crollano, le illumina come lanterne che danno luce anche agli altri che navigano nel buio, nel dubbio, nella ricerca.
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da Avvenire 15/03/2008

Thursday, March 06, 2008

Illuminismo e Cristianesimo

E Ratzinger disse: i meriti dei philosophes distrutti dai loro figli

Poche settimane prima della sua ascesa al Soglio, il cardinale Joseph Ratzinger ha tenuto, ricevendo a Subiaco il premio «San Bene­detto », un’importante «lectio », nella quale parlò anche di illuminismo e neoilluminismo. Ratzinger ricordò che «l’illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della fede cristiana» e che, nel Sette­cento ebbe una funzione saluta­re «laddove il cristianesimo, contro la sua natura, era purtroppo diventato tradizione e religione di Stato». Nel contesto dell’An­cien Regime, anzi, «è stato merito dell’illu­minismo aver riproposto i valori originari del cristianesimo», ovvero il suo essere «la religione del 'logos'», che «ha compreso se stessa fin dal principio come la religione se­condo ragione», che «in quanto religione dei perseguitati, in quanto religione universale, al di là dei diversi Stati e popoli, ha negato allo Stato il diritto di considerare la religio­ne come una parte dell’ordinamento stata­le ». Ma questo poté accadere solo perché «a quell’epoca le grandi convinzioni di fondo create dal cristianesimo in gran parte resta­vano ». E proprio questo segna il netto di­stacco tra i Lumi settecenteschi e l’odierno neoilluminismo. Ratzinger indicava un’«au­tolimitazione della ragione positiva, che è a­deguata nell’ambito tecnico, ma che, laddo­ve viene generalizzata, comporta invece una mutilazione dell’uomo. Ne consegue che l’uo­mo non ammetta più alcuna istanza morale al di fuori dei suoi calcoli e anche che il con­cetto di libertà, che potrebbe sembrare e­spandersi in modo illimitato, alla fine porta all’autodistruzione della libertà».

Avvenire, 6 marzo 2008