Friday, December 22, 2006

Filosofia della musica

La musica parla dell'universo in una lingua che ancora non si conosce ma è compresa da chiunque.

Claude Lévi–Strauss, “fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori d’essere a un tempo intelligibile e intraducibile (…) il suo privilegio consiste nel saper dire quello che non può esser detto in nessun altro modo”.

Più di ogni altro, è Vladimir Jankélévitch a sostenere con appassionata eloquenza la funzione simbolica della musica, intesa da Paulus come la “capacità di rappresentare l’assente”.

Scrive Tieck:“La musica opera il miracolo di toccare in noi il nucleo più segreto, il punto di radicamento di tutti i ricordi (…) simili a semi stregati, i suoni prendono radici in noi con una rapidità magica (…) in un batter d’occhio percepiamo il mormorio di un boschetto di fiori meravigliosi”.

Anche se la musica ha perciò una struttura simile al linguaggio risulta che non ha nè denotazione nè lessico e di conseguenza la musica non è traducibile in altri linguaggi, in quanto un sistema simbolico essenzialmente non-verbale. Infine la musica non si assoggetta autonomamente alle regole dei modelli di comunicazione come trasmissione di messaggi perché non dispone della facoltà di riferirsi agli oggetti extramusicali.
Ma tale nozione ci potrebbe condurre a pensare che la musica non ha alcun significato, così come se ad un linguaggio mancasse la semantica.

La musica parla una lingua che non conosciamo nella vita quotidiana, che abbiamo imparato non sappiamo dove e come, e che si vorrebbe definire soltanto lingua degli angeli.Wackenroder/Tieck, Phantasien über die Kunst, II, 2

Thursday, December 21, 2006

大阪教区の問題

In fondo la strategia è vecchia. Una minoranza che si ritiene illuminata si assume con determinazione il compito di trainare una maggioranza che si ostina a non pensarla come lei. A questo punto, mobilitando mass media e opinion leader, semplicemente parlando di più e più forte, si cerca di convincere la maggioranza di essere minoranza, o almeno di non avere argomenti validi, ammutolendola.

Perche' Tommaso oggi + INTERCULTURALITY vs INCULTURATION

In maniera molto sommaria, diremo soltanto che l’unità relazionale tra razionalità e fede, alla quale S. Tommaso d’Aquino aveva dato una forma sistematica, è stata progressivamente sempre più lacerata attraverso le grandi tappe del pensiero moderno, da Cartesio a Vico a Kant, mentre la nuova sintesi tra ragione e fede tentata da Hegel non restituisce realmente alla fede la sua dignità razionale, ma tende piuttosto a convertirla completamente in ragione, eliminandola come fede.

Il passo successivo, che ha come figure emblematiche Marx e Comte, rovescia la posizione di Hegel, che riduceva la materia allo spirito, riducendo invece lo spirito alla materia – con l’esclusione della possibilità stessa di un Dio trascendente – e facendo di nuovo venir meno, in linea di principio, una “metafisica” distinta dalla “fisica”.

Contestualmente ha luogo una trasformazione del concetto di verità, che cessa di essere conoscenza della realtà esistente indipendentemente da noi per divenire conoscenza di ciò che noi stessi abbiamo compiuto nella storia, e poi di ciò che noi possiamo realizzare mediante le scienze empiriche e le tecnologie (concetto “funzionale” della ragione e della verità).



Il concetto chiave a cui egli ricorre è quello di incontro delle culture, o “interculturalità”, differente sia dall’inculturazione, che sembra presupporre una fede culturalmente spoglia che si traspone in diverse culture religiosamente indifferenti, sia dalla multiculturalità, come semplice coesistenza – auspicabilmente pacifica – di culture tra loro diverse.

L’interculturalità “appartiene alla forma originaria del cristianesimo” e implica sia un atteggiamento positivo verso le altre culture, e verso le religioni che ne costituiscono l’anima, sia quell’opera di purificazione e quel “taglio coraggioso” che sono indispensabili per ogni cultura, se vuole davvero incontrare Cristo, e che diventano per essa “maturazione e risanamento” (cfr “Fede”, pp. 66 e 89, il discorso di Verona e in particolare il dialogo del 19 gennaio 2004 tra J. Ratzinger e J. Habermas, pubblicato in “Etica, religione e stato liberale”, edito in Italia da Morcelliana 2005).

Così proprio il cristianesimo può aiutare l’Occidente ad annodare i fili di quel nuovo e positivo incontro con le altre culture e religioni di cui oggi il mondo ha estremo bisogno, ma che non può costruirsi sulla base di un radicale secolarismo.
Egli dedica grande attenzione al rapporto della fede con la ragione e alla rivendicazione di verità del cristianesimo.

Fa questo però in un modo che non è affatto razionalistico. Al contrario, egli ritiene che sia fallito il tentativo della neoscolastica di voler dimostrare la verità delle premesse della fede (i “praeambula fidei”) mediante una ragione rigorosamente indipendente dalla fede stessa e che siano destinati a fallire altri eventuali tentativi analoghi, come d’altra parte è fallito il tentativo opposto di K. Barth di presentare la fede come un puro paradosso, che può sussistere soltanto in totale indipendenza dalla ragione (cfr “Fede”, pp. 141-142).

da:
Al cuore dell’insegnamento di Benedetto XVI: Proporre la verità salvifica di Gesù Cristo alla ragione del nostro tempo
di Camillo Ruini

Monday, December 18, 2006

Auguri di Natale 2006

“Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore

Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore

Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre, Signore

Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore

Vieni tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, Signore

Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore.Vieni sempre, Signore"

(David Maria Turoldo, Lettera di Natale, Vicenza, 1999)


"You come at night
but in our heart is always night:
therefore come always o Lord.

You come in silence
we don't know anymore what to say to each other:
therefore come always o Lord.

You come alone
but each one of us is evermore lonely:
therefore come always o Lord.

Come Son of Peace
we don't know what peace is:
therefore come always o Lord.

Come to free us
we are evermore slaves:
therefore come always o Lord.

Come to comfort us
we are feeling evermore sad:
therefore come always o Lord.

Come to find us
we are evermore lost:
therefore come always o Lord.

Come you that love us
none of us can communicate with his brother
if first he is not with you.

We are all far apart, we lost our way,
we don't know who we are and what we want.
Come o Lord.
Come always o Lord."

(from: D. M. Turoldo, Lettera di Natale, Vicenza, 1999)


「あなたは夜に来ます
私たちの心のうちはいつも夜です。
ですから、主よ、いつも来てください。

あなたは静かに来ます
私たちはお互いに何を言えばいいのか分からなくなった。
ですから、主よ、いつも来てください。

あなたは寂しいところに来ます。
私たち一人一人はますます寂しく感じます。
ですから、主よ、いつも来てください。

来てください、平和の子よ。
私たちは平和とは何か知らないのです。
ですから、主よ、いつも来てください。

私たちに自由を与えに来てください。
私たちはますます奴隷になっています。
ですから、主よ、いつも来てください。

私たちを慰めに来てください。
私たちはますます悲しくなっています。
ですから、主よ、いつも来てください。

私たちを探しに来てください。
私たちはますます迷子になっています。
ですから、主よ、いつも来てください。

私たちを愛するあなた、来てください。
まずあなたと一緒でなければ、
誰も兄弟姉妹と交わることはできない。

私たちは遠くに行ってしまって、迷っている。
何をしたいのか、私たちは誰であるのか分からなくなった。
主よ、来てください!主よ、いつも来てください。

(D・M・トゥロルド)

Thursday, November 30, 2006

What is a Classic? T.S. Eliot

/maturity
/balance between monotony and eccentricity
/universality


Selected Prose of T.S. Eliot 930.4 E5 3

Regensburg Lecture

Murray: What do you suspect Pope Benedict hoped to achieve by referring to the discussion between the Byzantine Emperor and his Persian interlocutor? What is Pope Benedict's vision for dialogue with Muslims, and what are the merits of his vision?

Fr. Schall: This reference was very precise. It was bravely asked. It served to pose a question almost everyone is asking: "Can religion sanction violence?" By placing it in this historic context, during a period when Constantinople itself was under siege from Muslim forces, the Pope wanted to remind us that our current problem was not formulated in this manner for the first time in our tradition. It is one that has been asked again and again for over some twelve centuries.

I think the Pope wanted to use a very simple method that we find in the Gorgias, namely, do not give us long and convoluted answers, but simply "Yes" or "No" to these basic questions: "Is violence legitimate to use to expand religion?" and "If not, do you oppose its use?"

Schall: Remember, the purpose of the Regensburg lecture was to pose the question in its most radical form: "Is it true that Islam holds violence to be a religious act to spread its faith?" Simply asking that question, especially in the light of history and contemporary events, is not a crime. If the answer is, "Islam does not hold this," the Pope would be delighted. We would all be delighted, except, presumably, those within Islam who hold this violence is legitimate. What Benedict wants to hear and why he so formulated the question in a Muslim context, was that negative answer was correct.
But if the answer is affirmative, as not a few Muslim thinkers and politicians, ancient and modern, have indeed thought and frankly told us so, then the Pope must speculate on what is the philosophic reason for this view? This is why he mentions the voluntarist intellectual tradition within Islam (and the West). This is one possible explanation of it. That is, if Allah is pure will and that will is not bound by anything but itself, there is no "reason" why it could not make wrong right and right wrong.

http://www.ignatiusinsight.com/features2006/schall_stateofthewest_nov06.asp

Sunday, November 19, 2006

La lingua degli angeli

«Se non possedeste i nomi delle cose il mondo per voi non esisterebbe. E' soltanto così, nominandoli che siete in grado di conoscere e rappresentarvi gli oggetti» ricorda Fertilio.

Dario Fertilio, «La lingua degli angeli per principianti» (Skira, pp. 72, 25 euro)

Monday, November 13, 2006

Sophistry in Japan

納富信留(のうとみ・のぶる。1965年生まれ、慶応大学文学部助教授)著、『ソフィストとは何か』、人文書院、2800円。

評・橋本五郎(読売新聞編集委員)、読売新聞2006年11月12日(日曜日)

「プロタグラスやゴルギアスに代表されるギリシアのソフィストたち。本来なら『知恵のよく働く人』という意味なのに、『詭弁を弄(ろう)する似而非知者(えせ)』という悪名が付き纏って離れない。『無神論や不可知論、相対主義によって社会と道徳を破壊し、若者たちを腐敗させる背徳者』という烙印を押されてきた。 
しかし、ギリシアに始まった西洋哲学のあり方が根本的に問われている今、ソフィストの存在を見直す作業は不可欠なのだ。哲学の再興を2500年の時空を超えて、ソフィストの対決を通じてしかあり得ない。そんな切迫感と意気込み、そして熱情に溢れた書である。 
ソフィストとは授業料をとって『公的な場で上手に言論を操る技術』を授ける西洋史上初めての職業的教師だった。若者たちは新鮮な知的刺激を与えられ、熱狂的に迎えた。 
プラトンは師ソクラテスがソフィストではなく「哲学者」であることを弁証することでソフィスト批判を展開する。知識の教授と引き替えに金銭を取ることは、知の自立を否定するものだ。『全知』を標榜(ひょうぼう)するなど傲慢であり、「不知」を自覚し「知」を愛し求め続けるところに「哲学者」の所以があるのだ。 
こうしてプラトンの「若者を誑(たぶら)かす不道徳なイカサマ師」というソフィスト像が歴史的に定着していく。その論証には歴史のパズルを解くような面白さがあるが、この書の特徴は、数少ないソフィスト自身の著作から彼らが為そうとしたエキスを抽出していることだ。 
ソフィストをプラトンの”くびき”から解き放つ作業を通じ、相対主義や個人主義、さらには非宗教的態度など日本社会に蔓延(まんえん)する諸現象を考えていこうという試みは、結局はその解を私たち自身に委ねた形になっている。読み終わり重い課題を背負ったとの感を禁じえない。

私のコメント:
日本では「無知の知」をまだわかっていない人は結構いる。その人たちは「教育者」になっている場合は多い。もしかしたら文科省にもありそう。だから日本では教育はだめになっている。

Sunday, November 12, 2006

Cristianesimo e democrazia pluralista.

Cristianesimo e democrazia pluralista.Sulla imprescindibilità del cristianesimo nel mondo moderno

JOSEPH CARD. RATZINGER, Quaderni di Cristianità, anno I, n. 2, estate 1985
http://www.alleanzacattolica.org/quaderni_cristianita/quaderni_cristianita_2_1985_ratzingerj.htm
Il 24 aprile 1984, a Monaco di Baviera, S. E. Rev. ma il signor cardinale Joseph Ratzinger apriva un congresso sul tema L’eredità europea e il suo futuro cristiano — promosso dalla fondazione Hans Martin Schleyer e dal Pontificio Consiglio per la Cultura — con una conferenza il cui titolo originale suona Christliche Orientierung in der pluralistichen Demokratie? Uber die Unverzichtbarkeit des Christentums in der modernen Welt. Pronunciato davanti a un pubblico composto da qualche centinaio di uomini di cultura europei, il testo è stato poi raccolto come contributo in Pro Fide et Justitia. Festschrift fur Agostino Kardinal Casaroli zum 70. Geburtstag, a cura di Herbert Schambeck, Duncker & Humblot, Berlino 1984, pp. 747-761. Su questa edizione è stata condotta la traduzione italiana, gentilmente autorizzata dall’autore, fatta da don Pietro Cantoni.

(...)Oggi certamente nessuno vuole più rendere omaggio alla fede nel progresso dell’illuminismo, ma un certo messianismo profano è profondamente penetrato nella coscienza collettiva. La frase di Ernesto Cardenal "lo credo nella storia" esprime il credo nascosto di molti: in qualche modo l’idea di Hegel che la storia stessa, alla fine, ci porterà la grande sintesi si è installata nella coscienza collettiva. L’idea che tutta la storia precedente sia storia della schiavitù e che però ora finalmente può e deve essere presto edificata la società giusta, è oggi — in svariati slogan — diffusa sia fra atei che fra cristiani, e si è introdotta perfino nelle pastorali dei vescovi e ne i testi liturgici. In un modo curioso ritorna la mistica del Regno del periodo fra le guerre [mondiali], che ha poi avuto un esito così macabro. Di nuovo si preferisce parlare, anziché di "Regno di Dio", di "Regno" semplicemente. Realtà, questa, per la quale noi lavoriamo, che costruiamo, che si avvicina in modo tangibile grazie ai nostri sforzi. il "Regno", la "nuova società" si è trasformata in un moralismo che dispensa da ulteriori argomentazioni politiche ed economiche. Il fatto che noi lavoriamo per un nuovo e definitivo mondo migliore è da lungo tempo diventato qualcosa di ovvio. Il lato filosoficamente e politicamente sospetto di questa escatologia dell’imminente si può capire, a mio avviso, soffermandosi su tre aspetti fondamentali di tale concezione.

1. Nella società liberata il bene non riposa più sullo sforzo etico degli uomini che compongono questa società, ma è previamente dato, in modo semplice e irrevocabile, mediante le strutture. Il mito della società liberata riposa su questa rappresentazione perché l’ethos è sempre minacciato, non è mai perfetto e deve sempre essere raggiunto.
Per questo uno Stato che si appoggia sull’ethos — cioè sulla libertà — non è mai compiuto, mai totalmente giusto, mai assolutamente protetto. E’ imperfetto come l’uomo stesso.
Proprio per questo motivo la "società liberata" deve essere indipendente dall’ethos. La sua libertà e la sua giustizia devono, per così dire, essere fornite dalle strutture. Anzi, l’ethos viene in fondo trasferito dall’uomo alle strutture. Le strutture attuali sono peccaminose, quelle future saranno giuste: bisogna inventarle e costruirle come si costruisce una macchina — poi, però, vi sono. Per questo anche il peccato diventa peccato sociale, strutturale e deve essere di nuovo ridefinito come tale. Per questo la salvezza riposa sull’analisi delle strutture e dell’attività politico—economica che ne consegue. Non è l’ethos a sorreggere le strutture, piuttosto le strutture sorreggono l’ethos, e questo perché l’ethos rappresenta l’elemento fragile, mentre le strutture sono l’elemento solido e sicuro. In questo rovesciamento che soggiace al mito del mondo migliore io vedo l’autentica essenza del materialismo, che non consiste semplicemente nella negazione di un ambito della realtà, ma più profondamente è un programma antropologico che naturalmente si collega con una determinata idea di come i singoli ambiti nella realtà si relazionano tra di loro. La tesi che lo spirito è solo un prodotto di processi materiali e non il principio della materia, corrisponde all’idea che l’ethos è una produzione dell’economia, e non è l’economia a essere in definitiva determinata dalle scelte umane fondamentali. Però, se si guarda ai presupposti e alle conseguenze di questo così sorprendente esonero dell’uomo dalla sua responsabilità, si riconosce che questo esonero — "liberazione" — riposa sulla dimissione dell’ethos, cioè sulla dimissione della responsabilità e della libertà, sulla dimissione della coscienza. Perciò, questo tipo di "Regno" è una mistificazione con la quale l’Anticristo ci prende in giro: la società "liberata" presuppone la perfetta tirannide. Penso che oggi dobbiamo di nuovo chiarire con ogni decisione che né la ragione né la fede ci promettono che vi sarà, prima o poi  il mondo perfetto. Esso non esiste. La sua continua attesa, il giocare con la sua possibilità e vicinanza, è la più seria minaccia alla nostra politica e alla nostra società, perché da lì procede necessariamente il fanatismo anarchico. Per la sopravvivenza della democrazia pluralista, cioè per la sopravvivenza e lo sviluppo di una misura di giustizia proporzionata alle possibilità dell’uomo, è urgente imparare di nuovo il coraggio della imperfezione e il riconoscimento della costante minaccia a cui sono sottoposte le cose umane. Sono morali solo quei programmi che risvegliano questo coraggio. Viceversa è immorale quell’apparente moralismo che si ritiene soddisfatto solo con ciò che è perfetto Qui è necessario un esame di coscienza anche riguardo alla predicazione ecclesiastica o para — ecclesiastica, le cui eccessive esigenze e speranze favoriscono la fuga dal morale all’utopico.

(...)Possiamo cioè constatare che il rifiuto della morale a vantaggio della tecnica non è innanzitutto conseguenza della fuga dalla fatica della morale, ma del sospetto della sua irragionevolezza. La deduzione razionale e il funzionamento di un apparecchio non sono la stessa cosa. Però, una volta che il funzionamento di una macchina è stato eretto a modello della ragione, allora alla morale classica non resta altro spazio che quello dell’irrazionale. Nel frattempo si fanno strada i tentativi di presentare anche la morale come scienza esatta. Essa viene allora ricondotta nell’una o nell’altra forma al tipo della matematica, al calcolo dei rapporti tra effetti piacevoli e spiacevoli di una azione umana. In questo modo, però, viene liquidata la morale in quanto tale; perché il bene in sé e il male in sé non esistono più, ma resta soltanto una contabilità di vantaggi e di svantaggi, dove le cose non cambiano, anche se ci viene assicurato che, in generale, verranno mantenuti gli stessi criteri finora considerati come norme di azione.

(1) E. W. Böckenförde, Staat - Gesellschaft - Kirche, Friburgo in Brisgovia 1982 (vol. 15 di Böckle - Kaufmann e altri, Christlicher Glaube in moderner Gesellschaft), p. 67.

Sunday, November 05, 2006

夫婦 Meoto

「二十代は愛で 
三十代は努力で 
四十代は我慢で 
五十代は諦めて 
六十代は信頼で 
七十代は感謝で 
八十代は一心同体で 
そしてそれからは空気のようなふれ愛で」

金剛山の葛木神社の近くに、樹齢200年の巨大な夫婦杉のふもとに建てられた『夫婦』の石碑より。(碑は岸田博明の作品)

Wednesday, October 25, 2006

Sondaggi e statistiche

I sondaggi sono come il profumo, è bene annusarlo, ma non berlo

Francesco Rutelli, vicepremier, sui sondaggi che danno in crisi di consensi il governo di centrosinistra.

Tuesday, October 24, 2006

Ragione Ragion Pratica Desideri da Platone a Kant

Rémi Brague, Avvenire 22 ott. 2006

In quello che è forse il suo capolavoro, il breve L'abolizione dell'uomo (1943), Lewis riprende l'antropologia sviluppata da Platone nella Repubblica e ne mostra la potente attualità. Lo fa però in negativo mostrando che, senza quell'antropologia o per lo meno senza il suo contenuto, che resta valido anche se i dettagli un po' mitici possono scomparire, non è possibile pensare l'uomo e forse neppure rispettarlo. Platone distingue non due ma tre parti nell'animo umano. La più alta, che troneggia nella testa, è la capacità di calcolo; noi ne abbiamo fatto, a partire dal latino ratio, da reor, "calcolare", la "ragione". La più bassa, relegata nell'addome, è formata dai desideri: fame, sete, appetito sessuale. Tra le due, e perciò situata nel torace, Platone colloca una facoltà che chiama thymos.

Questo termine greco designa il ribollire della collera. E' la collera che ci permette di rifiutare il disonore di sottometterci, di affermare noi stessi nella nostra indipendenza. La facoltà intermedia è dunque il principio della nostra identità e della nostra libertà. E' il principio della nostra azione. La facoltà di calcolare e il desiderio hanno un punto in comune: ci lasciano passivi davanti al risultato dei nostri calcoli o davanti alla pulsione che ci trascina verso l'oggetto desiderato. La "ragione" l'abbiamo in comune con gli angeli, se esistono. E supponendo che sia solo calcolo, ce l'hanno anche i computer, e forse più di noi. I desideri li condividiamo con gli animali. La "collera", invece, esiste solo nell'uomo di cui è privilegio.La facoltà intermedia consente alla ragione di agire sui desideri, di reprimerli quando superano i limiti, di guidarli quando s'ingannano sull'oggetto che può davvero soddisfarli, e dunque di educarli, affinarli. Consente, d'altra parte, alla ragione di non accontentarsi di guardare passivamente quanto si offre al suo sguardo contemplativo, ma di impegnarsi nell'azione. E' per suo tramite che la ragione diventa "pratica" - un'espressione di Kant, ma da lui presa in prestito a una tradizione ben più antica che trova origine in Aristotele. Costui non parla del thymos nel senso di Platone, ma riconosce anch'egli il suo equivalente nell'animo umano. Preferisce vedervi una dimensione inferiore della ragione, che non è capace di parlare direttamente ma che riesce a capire cosa le consiglia la ragione propriamente detta. Poco importa il nome di quest'intermedio. Ma senza di esso non c'è più nulla che possa dirci come fare "bene": galateo a tavola, educazione, morale, tutto quello che si chiama "cultura" scompare.Per di più, è questa facoltà intermedia a unificarci. Senza di lei, saremmo una ragione posta su desideri. Saremmo tentati dal crederci nati da una caduta della ragione esiliata nella melma dei desideri. Tentati anche di vergognarci di questo corpo desideroso e impuro, e di tentare in ogni modo di fuggirlo al più presto. La presenza mediatrice del thymos consente all'uomo di vivere in pace con se stesso, lo riconcilia con il proprio destino di essere intermedio, né angelo né bestia.Ebbene, Lewis dice di temere l'avvento di quelli che chiama bizzarramente gli "uomini senza torace". Alludendo al modo in cui Platone colloca le facoltà dell'anima in diverse parti del corpo, con quell'espressione si riferisce a uomini privi di thymos. A rigore di termini non sarebbero neanche più uomini, ma come dirà bene un pensatore del Medioevo, Pierre de Jean Olivi, a proposito di creature alle quali mancasse la libertà: «Bestie dotate di intelletto». In tali esseri la ragione non potrebbe agire sui desideri. Le due fac oltà estreme sarebbero lasciate ciascuna a se stessa, passando di colpo alla forma più intensa e più esclusiva. La ragione impazzirebbe in un sogno di calcolabilità e di pianificazione universale. Da parte loro, i desideri si sottrarrebbero a tutto ciò che potesse nobilitarli.Quando i due si incontrassero, sarebbe per mettere la tecnica più perfezionata a servizio degli istinti più brutali: la fisica nucleare a servizio della guerra, la chimica a servizio della Shoà, Internet a servizio della pornografia. Il nostro compito attuale non è innanzitutto quello di limitare la "ragione superba", anche se così ci immaginiamo, per dirla con una formula di Kant, di far spazio alla fede. Al contrario, il nostro compito è quello di restituire alla ragione la sua dimensione piena, di renderla nuovamente capace di dirci non solo cosa è vero, ma anche cosa vale la pena d'essere fatto, di riconquistare tutto quello che rischiamo di abbandonare all'irrazionale.

John Lennon Imagine

Father Cantalamessa's Good Friday Homily In St. Peter's

VATICAN CITY, APRIL 18, 2003 (Zenit.org).-
Here is a translation of the homily that the Papal Household preacher, Capuchin Father Raniero Cantalamessa, delivered in the presence of John Paul II, during the Good Friday celebration of the Lord's Passion in St. Peter's Basilica.
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He is our Peace


"Imagine there's no heaven / it's easy if you try. / No hell below us / above us only sky. Imagine all the people / living for today. / Imagine there's no countries / it isn't hard to do. / Nothing to kill or die for / and no religion too.Imagine all the people / living life in peace. / You may say I'm a dreamer / but I'm not the only one. / I hope some day you'll join us / and the world will live as one."[1]

I think it was Plato who coined the maxim: "Philosophers are the teachers of the old; poets are the teachers of the young." Today the songwriters, not the poets are the teachers of the young; music more than poetry. How many millions of young people there are who draw their vision of life from that of their favorite songwriter, or even of their favorite song. Set to a persuasive tune, the words that I quoted are a kind of gospel, and not only to the young. In these times of delusion and disturbance in which we live, that song has come to be heard again and again over the radio and during peace-rallies.Nor can we leave it at that without offering a response. Jesus once took his cue from what the children of his time were singing in the squares ("We played the pipes for you, and you wouldn't dance; we sang dirges, and you wouldn't be mourners") and drew a lesson from it (see Matthew 11:16-17). We need to follow his example.
* * *
The first question to ask is this: why make the effort to "imagine" something that we have had before our eyes right up to yesterday? A world without heaven or hell, with no religion, no loyalties to country, with no possessions, no private property, where people are taught to live only for "today," or here below -- is not this exactly the world that the totalitarian communist regimes set out to achieve? The dream, then, is nothing new; but for those involved in it, it was more a nightmare than a dream."No more heaven, no more hell": neither is it the first time that these words have been heard in our world. "If God exists, man is nothing. God doesn't exist! Happiness, tears of joy! No more heaven. No more hell! Nothing but the earth," are words a well-known philosopher and playwright put on the lips of one of his characters at a time when atheistic existentialism was rampant. [2]

But the same author wrote another play, Closed Doors. Three characters -- a man and two women -- come into a room one after the other, a short time apart. There are no windows, the light is at its brightest and there is no way to switch it off, the room is suffocatingly hot, and the only thing in it is a sofa. The door is closed. There is a little bell there, but it gives no sound. What is it all about? Three dead people, and they are in hell.They pry into one another's lives until their souls are stripped bare, all the faults of which each is most ashamed are drawn out into the open and mocked mercilessly by the other two. Then one of them says to the others: "Remember the sulphur, the flames, the gridiron. All nonsense. There is no need of any gridiron; hell is the Others."[3] They had thought hell abolished; they found it simply shifted to earth.
* * *
The song that I quoted, however, contains a longing for something good and holy which we should not ignore, no matter how mistaken the ways it suggests to achieve it. Let's listen to another "song" about peace and unity that was written two thousand years ago."He is our peace and has made the two into one and broken down the barrier that used to keep them apart [・], destroying in his own person the hostility.This was to create one single New Man in himself out of the two of themand by restoring peace through the crossto unite them both in a single Bodyand reconcile them with God.In his own person he killed the hostility.He came to bring the good news of peace,peace to you who were far away and peace to you who were near at hand.Through him both of us have, in the one Spirit,our way to come to the Father" (Ephesians 2:14-18).
Here too, we are shown a world where all the people are "living life in peace," where all "live as one," but achieved in a very different way. "He ... has made peace, destroying in himself the enmity." Destroying enmity, not the enemy; destroying it in himself, not in others! In that same era there was another great man who declared to the world that peace had come. In the ruins of a mosque in Asia Minor, a copy was found of the famous "Index of Undertakings" of the Emperor Augustus. It celebrates the Pax Romana that he had brought to the world, defining it "parta victoriis pax," a peace that is the fruit of military victories.[4] Jesus is not concerned with this kind of peace at all, but reveals another, superior kind. He says, "Peace I leave with you, my peace I give you. I do not give to you as the world gives" (John 14:27). His peace is also the "fruit of victories," but victories over himself and not over others; spiritual victories, not military ones. The Apocalypse exclaims, "The Lion of the tribe of Judah .... has triumphed," "vicit leo de tribu Juda" (5:5), but St Augustine explains: "Victor quia Victima," Victor because victim.[5]

Jesus has taught us that there is nothing to kill for but there is something to die for.
* * *
The Gospel way to peace makes sense not just in the private sphere of faith, but also in the political and social sphere. The world order itself demands today that Christ's way to peace replace Augustus'. The modern conscience can no longer accept what Virgil put to his fellow citizens as their calling: "Tu regere imperio populos, Romane, memento," your task, Rome, is to be ruler of the peoples.[6] Every nation has the right to govern itself.It is clear to us today that the only way to peace is by destroying enmity, not the enemy (should we destroy half the population of the world dissatisfied with the way things are? And how do we identify the enemy where terrorism is concerned?). Someone once took Abraham Lincoln to task for being too courteous to his enemies, and reminded him that his job as President was to destroy them. Lincoln answered, "Do I not destroy my enemies when I make them my friends? "Will that great President of the United States find someone to take up the tremendous challenge? Enemies are destroyed with armies, but enmity with dialogue. Before putting it to the nations, the Church, led by the Pope, is setting out to apply this program in relations between religions.
* * *
But so far we have taken in only half of the Christian message of peace. One of today's popular slogans says, "Think globally, act locally." It applies especially to peace. You can't make peace the same way you make war. To make war requires long preparations: gathering a large army, planning strategies, making alliances, and then launching a coordinated attack. Those who would start immediately and alone would undoubtedly meet defeat.The way to make peace is exactly the opposite: scattered we may be but we begin at once, even as the only one, beginning with as little as a simple handshake. Millions of drops of dirty water will never make a clean ocean. Millions of people with no peace in their hearts, or of families without peace in their homes, will never make a humankind at peace. One of the messages of John Paul II for Peace Day, that of 1984, was titled "Peace is born of a new heart."What sense would it make to march through the streets shouting "Peace!" if you do it with threatening fist and breaking windows as you go? It is a praiseworthy thing to hang a peace flag from your own window, but what sense would it make if in your own home your voice is raised, your will is a tyranny imposed, building up walls of hostility or of silence? Would it not be more fitting, in that situation, to take down the peace flag hanging outside and put it up inside your home?
* * *
But for us, gathered here, there is also something to do. Jesus came to announce "peace to those who were far away and peace to those who were near at hand." Peace with those who are "near at hand" is often more difficult than peace with those who are "far away." Jesus said, "If you are bringing your offering to the altar and there remember that your brother has something against you, leave your offering there before the altar, go and be reconciled with your brother first, and then come back and present your offering" (Matthew 5:23-24).Shortly we will be coming forward to kiss the cross. If we do not want Jesus to look down from his cross and remind us: "Go first and be reconciled with your brother," our kiss must be intended not only for him, our head, but also for his entire body.There was a time when, at the end of Lent or at the end of a popular Mission, it was the custom to make a "bonfire of vanities." A fire was lit around a stake set up in the main square of the town, and all the people tossed into it all instruments of vice and articles of superstition that they had in their homes. They made a bonfire of vanities; let us make a bonfire of hostilities. Let us cast into the arms of the crucified Christ and into the blazing furnace of his heart all hatred, all rancor, resentment, envy and rivalry and every desire for revenge."Through him both of us have in the one Spirit the way to come to the Father." "Both of us" no longer means only Jews and Gentiles, but also Christians and Muslims, Catholics and Protestants, clerics and lay people, men and women, black and white. ...
* * *
Here we have the Gospel's answer to the song "imagine": "and the world will live as one." We know the objection, "Two thousand years have passed since that time, and what has changed?" B ut let us make no mistake: the world reconciled, made one Christ, already exists. That is the world that God sees when he looks at this tormented planet of ours, for in a single glance God embraces all the past, the present and the future together.What St Francis of Assisi said of each person is true also of the world: "What a person is before God, that he is and no more."[7] The world is what it is in God's eyes, and before God there is, now already, "no distinction between Jew and Greek, slave and free, male and female, but all are one in Christ Jesus" (Galatians 3:28).Let us pray:"Lord Jesus Christ, you said to your apostles:'I leave you peace, my peace I give you.'Look not on our sins,look on the faith of your Church-- look at the suffering of your people,look at the prayers of your Vicar,look above all at the blood you shed for us on the cross --and grant us the peace and unity of your kingdomwhere you live for ever and ever. Amen."
* * *
[1] John Lennon, "Imagine."
[2] J.-P. Sartre, The Devil and the Good, X,4 ( ed. Gallimard, Paris 1951, p. 267.
[3] J.-P. Sartre, Closed Doors, sc. 5 (ed. Gallimard, Paris 1947, p. 93).
[4] Monumentum Ancyranum, ed. Th. Mommsen 1883.
[5] St. Augustine, Confessions, X,43.
[6] Vigil, Aeneid, VI, 851.
[7] St. Francis of Assisi, Admonitions, XIX (St. Francis of Assisi, Early Documents, I, New York 1999, p. 135).
ZE03041801

想像してごらん ジョン レノン

想像してごらん
天国はないと
想像してみるのはたやすい
みんなの下に地獄はなく
みんなの上には空があるだけ
想像してごらん
みんな今日のために暮らしていると

想像してごらん
国はないと想像するのは難しくない
殺す目的も死ぬ目的もない
宗教もない
想像してごらん
みんな平和に暮らしていると

君は僕を夢想家と言うかもしれない
でも僕一人だけじゃないんだ
いつか仲間に加わってほしいなと思う
そしたら世界はひとつとなって生きる

Friday, October 20, 2006

Ideologia del "Politically Correct"

questa ideologia e' nata in Europa, trovando alimento nelle teorie decostruzionistedei Foucault e dei Derrida, e abbia colonizzato il mondo accademico e culturale anglosassone. Nel suo ultimo libro “Umanesimo e democrazia”, Edward Said ha descrittoin modo illuminante come sia avvenuto il processo (di cui egli è stato un protagonista)di distruzione della cultura umanistica un tempo dominante nelle grandi universitàamericane e che era centrata attorno ai grandi classici greci, latini ed europei, daOmero a Eschilo, da Platone alla Bibbia, da Virgilio a Dante da Shakespeare a Cervantese Dostoevskij. Oggi tutti marginalizzati o epurati da un nuovo “umanesimo” politicamentecorretto e terzomondista che rigetta il razzismo “orientalista” di cui sarebbe intrisaquella cultura. La Columbia University rifondata da Said è l’emblema di questo “politicamente corretto” fondato sull’odio di sé dell’occidente, che è ferocemente intransigente contro ogni sua minima “colpa” e massimamente tollerante nei confronti delle trasgressioni degli “altri”, degli “esclusi”, che sono per definizione “buoni”.

Giorgio Israel su: Il Foglio 18 ott. 2006

Thursday, October 19, 2006

Liberta' e Grazia

Cosa è la libertà rispetto alla Grazia? Allo stesso tempo, nulla e tanto. Nulla perché la libertà non produce la Grazia, tanto perché “la coscienza non può volgersi al bene se non nella libertà” (Gaudium et spes, n. 17).

E del resto cosa è la città terrena rispetto alla Gerusalemme celeste? Nulla e tanto. Nulla perché quella Gerusalemme è e resta un Dono, tanto perché l’indole della vocazione umana alla salvezza è comunitaria fatta cioè di relazioni per le quali la libertà personale è una soglia ineludibile che una città civile può concorrere a presidiare e sostenere.

Così anche speriamo: mentre attendiamo ed invochiamo la Seconda Venuta possiamo attendere alla città ed alla sua abitabilità, alla città come forma civile – per quanto mai perfetta e definitiva – di quella “tavola della vita” (Conferenza Episcopale USA, Faithful Citizenship 2004) cui siamo stati ammessi e dalla quale il Signore ci chiede che sin d’ora nessuno sia escluso.

Luca Diotallevi

Ideologia e discernimento

Chi è preda dell’ideologia sa sempre dove andrà a parare e si mantiene in allenamento ripetendo sempre le stesse parole.

Chi si mette nell’obbedienza di un discernimento non sa mai come andrà esattamente a finire e dovrebbe essere disposto a finire con i piedi, con il cuore e con la testa laddove non avrebbe mai pensato di finire. Questo spirito di discernimento non si assume per volontà, ma per umiltà e spesso attraverso umiliazioni.

Luca Diotallevi

Chiesa "pacificatrice, non pacifista"

La globalizzazione mette in crisi lo Stato e dunque il suo modo, per lungo tempo piuttosto efficace, di rendere riconoscibile la forza fisica legittima, quanto all’essenza identica alla forza protagonista di ogni atto di violenza, e dunque di renderla distinguibile dal mero sopruso.

Ora, la globalizzazione non mette in crisi in alcun modo la politica, e dunque innanzitutto la utilità di disporre di una forza fisica legittima da utilizzare per minacciare chi intende violare le norme condivise e per coercire l’eventuale effettiva violazione di queste. Però, nell’èra degli Stati (per definizione territoriali) il confine spaziale evidenziava anche un importante limite tra un uso legittimo della forza fisica legittima (ad esempio quella di una azione di polizia) ed un uso illegittimo della forza fisica legittima (come nel caso di una guerra di aggressione da parte di uno Stato ad un altro Stato). Ora, la fine degli Stati, e di gran parte se non di tutto il significato dei loro confini, ci crea enormi problemi già in sede analitica. Evidentemente, a parte il caso della difesa da una aggressione, non è più qualificabile come ‘guerra’ ogni uso della forza fisica al di fuori degli (ex) confini di un (ex) Stato.

Certo non abbiamo ancora idee ed istituzioni per dar forma certa, modalità proporzionata ed esecuzione imputabile a questo e ad altri aspetti della politica globale, ma non per questo dobbiamo restar preda di nostalgie o nasconderci cinicamente dietro fantasmi. Ciò anzi vuol dire che è in questa direzione che dobbiamo concentrare i nostri sforzi per promuove sempre e quanto più possibile la pace e la regolazione non bellica dei conflitti. La situazione è così nuova che non possiamo neppure affidarci a sperimentate e comode analogie. Se è vero che la città, anche globale, ha bisogno di poteri limitati e bilanciati, anche in accordo con l’insegnamento sociale della Chiesa, ogni progetto di “Stato globale” diventa qualcosa da temere e da contrastare con fermezza. Come contrastare altrimenti gli eventuali abusi di un monopolio globale della forza fisica legittima? Chiaramente la soluzione, che per ora nessuno ha, dobbiamo cercarla nella direzione di qualcosa che somigli piuttosto ad un ordine policentrico, in cui i poli caratterizzati da democrazia, economia di mercato, libertà religiosa, libertà scientifica, ecc. sappiano controllare i poli meno liberali tenendoli dentro – finché possibile –, mantenendoli in minoranza e stimolandone la positiva evoluzione, piuttosto che escludendoli. Nessuna delle istituzioni internazionali di cui disponiamo deve essere considerata perfetta od idolatrata, ma, per la prospettiva appena accennata, esse appaiono come risorse non uniche ma dalle quali è difficile prescindere.
Una credibile minaccia a sostegno di leggi e trattati ma anche di alcuni diritti individuali, una certa efficace coercizione di chi li viola, il rifiuto di considerare ancora imperseguibili su scala internazionale tiranni che si trovassero anche ad essere formalmente “governanti legittimi di Stati sovrani”, e altro ancora, è oggi divenuto meno infrequente perché non consideriamo ‘guerra’ ed abbiamo praticato un certo uso della forza fisica legittima in parte almeno a prescindere dal vecchio modo di intendere i confini statuali.
Senza aver presente questo insieme di novità fattuali, sarebbe difficile capire, ad esempio, come mai Giovanni Paolo II, proprio mentre spendeva tutta la sua autorità e tutte le sue residue umane energie per scongiurare sviluppi militari ad una recente gravissima crisi politica globale, con forza continuasse a sottolineare che la Chiesa è “pacificatrice, non pacifista”.

Luca Diotallevi

Due modelli di laicita' dello stato + Civil Religion

All’interno della modernità vi sono infatti almeno due grandi famiglie di soluzioni alla istanza, dalle profonde radici cristiane, di separazione tra i poteri religiosi e tutti gli altri poteri civili (aspetto della più generale istanza della separazione dei poteri e della differenziazione delle istituzioni).

Nella soluzione offerta dal paradigma della laïcité trova un culmine (esemplarmente realizzato dalla Francia giacobina e poi dalla legislazione novecentesca di questo stesso paese), con riguardo alla religione, una variante del processo di egemonia della politica su ogni istituzione sociale avviatosi con l’esito della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648). La ragione dello Stato sacralizza i propri princìpi ed i propri testi, elabora ed impone la propria etica, dà forma all’unico ed uniforme spazio pubblico dallo Stato stesso completamente controllato.

Diversamente, la soluzione offerta dal paradigma della religious freedom, il cui originario riferimento storico è il Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America (1791), esprime, con riguardo alla religione, un orientamento alternativo a quello anzidetto, guidato dall’idea di una società aperta e plurale, articolata in numerose istituzioni – incluse quelle religiose – reciprocamente capaci di controllo e di riequilibrio, di una società non senza politica ma senza Stato (stateless society). Come è noto, questo emendamento fissa una coppia di principi: nessuna integrazione di una organizzazione religiosa nel sistema politico – disestablishment of church – e affermazione del valore essenziale del contributo (dunque tendenzialmente incoercibile) della religione alla vita pubblica – free excercise.

Se la modernità è istanza anche cristiana di separazione tra politica e religione, i due paradigmi di modernità appena ricordati ci si offrono attraverso due variegate famiglie di concrete istituzionalizzazioni di questa separazione. In un caso – quello della laïcité – di separazione con subordinazione (della religione alla politica) e nell’altro – quello della religious freedom – di separazione senza subordinazione.
Evidentemente, ciascuno di questi due orientamenti generali fornisce una risposta molto diversa al quesito sulla legittimità del concorso pubblico che la speranza cristiana può dare alla impresa civile. Tale concorso è nella prospettiva della laïcité, nel migliore dei casi, accessorio e sempre sub sudice, nella prospettiva della religious freedom è essenziale e rimesso al regime del pubblico confronto.


Non possiamo dimenticare che non è mancato chi nella sottolineatura di un ruolo pubblico per la Chiesa ed il cristianesimo ha trovato motivi per temere una riduzione di questo a religione civile. Di nuovo conviene tornare alla alternativa tra laïcité e religious freedom. Mentre nella prospettiva della laïcité religione di Chiesa e religione civile sono fenomeni dello stesso genere, e quest’ultima si propone di soppiantare quella (almeno in pubblico), nella prospettiva della religious freedom religione di Chiesa e religione civile sono fenomeni distinti che svolgono funzioni diverse, ed è la religione civile ad essere vincolata (tra l’altro) alla religione di Chiesa, e senza alcuna reciprocità.

Santita' nella citta'

Un santo può anche attraversare la città come Giona, ma perché mai un santo, chiamato a fuggire, combattere ed anche a partecipare della vittoria sul mondo dovrebbe impegnare le proprie energie in una qualsiasi impresa civile, di norma non fatta di gesti di carità come quelli del samaritano (cfr. Lc 10,30) pur a tutti comandati, ed impegnarsi come san Bernardino da Siena – per esempio – ad orientare e sostenere la riforma del mercato finanziario?
(...)
Il santo (il battezzato) è chiamato a fare quanto nelle sue possibilità per la città perché è amico delle donne e degli uomini e della loro libertà, consapevole che essi “possono volgersi al bene soltanto nella libertà” (Gaudium et spes, n. 17), libertà per cui il mondo – in quel senso preciso – è una minaccia e la città una tutela.

Luca Diotallevi
specialista in scienza della politica e sociologia della religione, insegna all'Università di Roma Tre

Santita'

«Santità, infatti, significa costruire la propria maturità umana come Dio la sogna, guardando il Figlio». Nella santità la creatura col suo limite e la sua colpa non si dissolve in una sorta di aura sacrale ma si libera e si ri-crea.

Gianfranco Ravasi Avvenire, 18 ottobre 2006

Tuesday, October 17, 2006

Extra media nulla salus

"La ricerca della visibilità può distrarre dall’essenziale».
Card. Piovanelli, Famiglia Cristiana

Monday, October 16, 2006

Seconda navigazione 第二の航海

ΔΕΥΤΕΡΟΣ ΠΛΟΥΣ
deuteros plous
The second voyage
『パイドン』99 A-102 A
「第二の航海」

航海術からとられた比喩で、風が止み船が失速し、凪から逃れるために檻で漕がなければならないことを言う。帆を使ってなされる「第一の航海」は、自然哲学者の方法に沿って論じた哲学を意味する。これは簡単であるが、停滞に終わる。そこから、もっと難しい骨折りしなければ思考が始まる。
ソクラテスは『第二の航海=仮説帰納法=公理化の要請=多元的世界への船出=ヒュポテシスの方法』を次のやりかたで新たに出発した。すなわち、それぞれの場合に、私が最も強力であると判断する「ロゴス」を前提として立てたうえで、このロゴスと『多元的に調和するもの』を真と定め、調和しないものを真ではないと定めるのだ。
この方法で哲学史において初めて、超自然的な原理に到達される、画期的な箇所である。
La seconda navigazione é una metafora desunta dal linguaggio marinaresco e indica quella navigazione che si intraprende quando cadono i venti e la nave rimane ferma : in tale circostanza si deve por mano ai remi , e in tal modo , con la forza delle braccia , si esce dalla situazione prodotta dall'incombere della bonaccia . La " prima navigazione " fatta con le vele al vento corrisponde al tragitto compiuto da Platone sulla scia dei naturalisti e con il loro metodo , che lo ha lasciato in posizione di stallo . La " seconda navigazione " , assai più faticosa ed impegnativa , é quella condotta con il nuovo metodo dei ragionamenti che portano al trascendimento della sfera del sensibile e alla conquista del soprasensibile . Questo passo é per molti " una pietra miliare nella storia del pensiero occidentale " , in quanto ne segna una svolta decisiva , perchè costituisce " la prima dimostrazione razionale dell'esistenza di un essere oltre quello sensibile , ossia di una realtà soprasensibile e trascendente " . I problemi più importanti della filosofia ( ci dice Platone ) risultano strettamente legati al problema della generazione , della corruzione e dell'essere delle cose , e in particolare al problema di fondo del perchè esse nascono , perchè si corrompono , e perchè sono . Ebbene Platone dice , per bocca di Socrate , di essere partito da giovane proprio da questi problemi di fondo e di aver cercato di risolverli sulla scia delle indagini condotte dai filosofi naturalisti . Ma , rimanendo nell'ambito dell'indagine della natura propria di questi filosofi , le risposte a questi problemi risultavano di carattere puramente fisico-naturalistico . La vita deriverebbe dai processi del caldo e del freddo . Il pensiero deriverebbe dal sangue , o dall'aria , o dal fuoco o dal cervello come organo fisico . E in modo analogo si spiegherebbero tutte le altre cose . Ma in realtà questi tipi di spiegazione risultano essere inconsistenti e contradditori e creano difficoltà dalle quali non si può uscire ( portano nella posizione di stallo della bonaccia ) . Fra i filosofi naturalisti , uno poteva sembrare , di primo acchito , in grado di far uscire dalle difficoltà , ossia Anassagora , con la sua dottrina dell' Intelligenza , che dovrebbe essre la vera causa delle cose . Ma a questa affermazione , di per sè eccellente , Anassagora non seppe dare adeguato fondamento . Il metodo di ricerca di carattere naturalistico che egli seguiva , non poteva permetterlo . In effetti , affermare che l'Intelligenza é la causa che ordina e fa essere tutte le cose , significa dire che essa dispone tutte le cose nella migliore maniera possibile . Ma questo implica che l'Intelligenza e il Bene siano connessi in modo strutturale e che la prima si possa ben comprendere solamente in relazione con il secondo . In particolare Anassagora sostenendo la tesi dell'Intelligenza come causa delle cose , avrebbe dovuto spiegare il criterio del meglio in funzione del quale essa opera , con tutto ciò che da questo consegue .

Thursday, October 12, 2006

Irrational God and truncated reason

"it is important to unveil the falsehood of the concept of an irrational God, following which one can calmly justify instigation to the use of violence; and the falsehood of the concept of a science that has artificially excluded from its research and questions the most fundamental one on God and on the total truth, and on the meaning of life."He continued: "Both the fanatic posture that does not listen to reason, as well as the partiality of reason that does not wish to be subjected and to respond to the total truth, end by falling into the use of physical force, precisely because they have no reasons, they do not have arguments to speak to men's spirit, they have no confidence in guiding to the recognition of truth, which liberates, which make one happy.

"They try to impose themselves by force, threats and seduction."

Fr. Scarafoni, rector of pont. univ. of the cross (zenit 12 oct. 2006)

Irrational God and truncated reason

"it is important to unveil the falsehood of the concept of an irrational God, following which one can calmly justify instigation to the use of violence; and the falsehood of the concept of a science that has artificially excluded from its research and questions the most fundamental one on God and on the total truth, and on the meaning of life."He continued: "Both the fanatic posture that does not listen to reason, as well as the partiality of reason that does not wish to be subjected and to respond to the total truth, end by falling into the use of physical force, precisely because they have no reasons, they do not have arguments to speak to men's spirit, they have no confidence in guiding to the recognition of truth, which liberates, which make one happy.

"They try to impose themselves by force, threats and seduction."

Fr. Scarafoni, rector of pont. univ. of the cross (zenit 12 oct. 2006)

Tuesday, October 10, 2006

Liberazione e buon selvaggio 解放 と良き未開人

l’interpretazione che Rousseau dava dei cambiamenti umani, infatti nell’Emilio, c’è una frasetta – che a prima vista potrebbe apparire innocua – ove si afferma che l’uomo esce buono dalle mani della natura e che la società lo corrompe.Questa affermazione stravolge tutto quello che tradizionalmente si era sempre sostenuto, cioè che l’uomo è malvagio e che l’autorità e il potere politico cercano di frenarne le tendenze. Dalla tesi di Rousseau i giacobini come Robespierre e Saint-Just trarranno l’idea che la rivoluzione deve rovesciare le istituzioni cattive e permettere all’uomo di arrivare, nel tempo, a una società perfetta. Su questa idea dell’uomo nuovo si baseranno poi tutte le rivoluzioni moderne di destra e di sinistra: col mito rispettivamente della restaurazione di un ordine passato corrotto o della costruzione di un futuro migliore.

エミール Emile ou De l'education 1762

人間は立派な者として生まれるが,社会が彼を堕落させる,という根本命題に立って人間形成における自然思想を展開した著作.

「すべてのものは、造物主の手から出たときは善であるが、人間の手の中では悪になる」(エミール)
 造物主=神の手から出たときは善であり、人間の手の中では…ということは、社会やその中の文化に染まっていくと悪になるということである。社会の不合理や不平等に対するルソーの見方がうかがえる。自然状態では善であり、必要以上の欲望を持たず生きていた。しかし、社会が進歩すると欲望が生まれ、不平等や不合理が生まれた。人間は生まれたときは善であり、成長していくと欲望が生まれ、不平等や不合理が生まれ、いつの間にか堕落していくとしている。

〈良き野蛮人(未開人) bon savage〉の神話

[ルソーと日本〕明治維新後、自由民権運動とともに中江兆民による翻訳もある『社会契約論(民約論)』のルソーが、明治後期には、自然主義の文学者島崎藤村などに『告白録』のルソーが、教育界には『エミール』のルソーが、影響を及ぼしてきた。

Monday, October 09, 2006

Solidarieta' nella cattiveria

"Gli uomini cattivi si appoggiano tutti l'un l'altro, in questo sta la loro forza principale"

(A. Solzenitsyn, Agosto 1914, Mondadori, p. 88

Sunday, October 01, 2006

Progresso e Stupidita'

Avec humour et brio, Milan Kundera considère comme la plus importante de son siècle la découverte que fit Flaubert de la stupidité, plus significative même, assure-t-il, que les idées les plus étonnantes de Marx ou de Freud: loin de céder à la science, à la technologie, à la modernité, au progrès, cette stupidité progresse au contraire avec le progrès. Elle consiste en un moderne Dictionnaire des idées reçues, dont le flot est programmé sur ordinateurs, propagé par les mass médias.

Milan Kundera, L'Art du roman, Paris, Gallimard, 1986, in fine.

Friday, September 29, 2006

Dichiarazione Univ. diritti umani e Maritain

Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali all'università di Torino, La democrazia internazionale (Il Mulino, pagine 144, euro 11,20)

Vuole chiarire meglio come l'Onu si leghi a Maritain? «Credo si possa dire che Maritain - anche per il ruolo politico e diplomatico ricoperto durante e dopo la guerra - è il grande ispiratore del principio di superamento dell'idea di Stato nazionale fino ad allora imperante. Mentre si lavorava per dar vita a quelle istituzioni che saranno poi l'Unesco e l'Onu, Maritain aveva raccolto un folto gruppo di intellettuali che, naturalmente, litigavano tra loro. Ma il filosofo riesce a limare, a correggere, con una capacità di dialogo straordinaria, parole e concetti e a condurre in porto la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 . Maritain è stato, a mio giudizio, il personaggio più significativo di questo testo fondamentale della civiltà del nostro tempo.

Avvenire Giovedi 28 settembre 2006

Sunday, September 24, 2006

Leadership

"A leader is one who takes you further than you would go on your own."

"It is not so much what you do, but what you cause people to do, that matters"

(from an interview with TESCO CEO, on CNN)

Wednesday, September 20, 2006

Radici cristiane Europa

As long ago as 1930, T.S. Eliot said, Do you need to be told that even such modest attainments As you can boast in the way of polite societyWill hardly survive the Faith to which they owe their significance?from “Choruses from ‘The Rock.’”VI

Eliot: «Avete bisogno che vi si dica che persino modeste cognizioni/ che vi permettono di essere orgogliosi di una società educata/ difficilmente sopravviveranno alla fede cui loro devono il loro significato?».

I do not believe that the culture of Europe could survive the complete disappearance of the Christian Faith. T.S. Eliota famous BBC broadcast to a defeated Germany in 1945 by the poet T.S. Eliot.

"I do not believe that the culture of Europe could survive the complete disappearance of the Christian Faith. And I am convinced of that, not merely because I am a Christian myself, but as a student of social biology. If Christianity goes, the whole of our culture goes. Then you must start painfully again, and you cannot put on a new culture ready made. You must wait for the grass to grow to feed the sheep to give the wool out of which your new coat will be made. You must pass through many centuries of barbarism. We should not live to see the new culture, nor would our great-great-great-grandchildren: and if we did, not one of us would be happy in it." (emphasis added) (p. 122)

Monday, August 28, 2006

The "God of Soccer" 「サッカーの神様」

According to the "Yomiuri Shinbun" 28th August 2006 (Evening Edition) in Shizuoka City, Shimizu-ku a temple has been built for the "God of Soccer" with a big soccer ball in stone.

読売新聞(2006年8月28日夕刊)によれば、静岡市清水区には、「サッカーの神様」の社があります。写真には高さ一メートルほどの石碑のサッカーボールが出ている。

Thursday, August 24, 2006

Collaborative Ministry memo

"pastorale d'insieme" in italiano.

"Collaborative" e' termine sociologico e psicologico non teologico. Cfr. Sociologia e psicologia americana applicata alla religione (primi testi dei psicologia della religione 1905)

"Ministry" e' termine ambiguo e non necessariamente contiene la pastoralita'.
Inoltre e' termine controverso (in USA ci sono 14000 ministri laici stipendiati,
c'e' la controversia se debbano essere chiamati ministri nello stesso senso dei ministri
ordinati).

Tecnica-sociologia-psicologia + teologia.
Quali sono i temini corretti per coniugare queste realta'?

La problematica del "kyodo shiboku" a Osaka nasce ai tempi in cui si parla di
"Japan as number one" per le sue tecniche imprenditoriali.
Cfr. TOYOTA e il "Total Quality Control" (TQC).

I "blocchi" come i gruppi di controllo della Toyota...

Wednesday, August 23, 2006

Quandoque dormitat

Come diceva Orazio, "anche il buon Omero talvolta sonnecchia" ("quandoque bonus dormitat Homerus", Ars Poetica, 359).

Thursday, August 10, 2006

Bisogno di storie raccontate

È proprio in questo settore che gli sforzi vanno concentrati: su quel bisogno che l’uomo ha di riconoscersi in storie buone, che diano senso all’esistenza. Il pubblico partecipa in modo empatico alle vicende dei personaggi, con i quali instaura una sorta di intimità. Un surrogato di amicizia.Le storie che appassionano non sono puri divertissements, coinvolgono l’intelligenza e la sensibilità, portano a gioire, a imparare, a capire di più. Il desiderio di storie è un ! riflesso del profondo desiderio umano di avere dei percorsi di vita, alla ricerca del senso dell’esistenza.

Siamo abituati ad avere un’immagine dei Paesi occidentali avanzati come di società sostanzialmente egualitarie, in cui una democrazia sostanziale sarebbe stata raggiunta. In realtà, dal punto di vista culturale, in nessuna epoca della storia probabilmente si è realizzato uno squilibrio così forte fra pochissime persone, che hanno una grande incidenza sul piano culturale e una grande maggioranza di persone che, sostanzialmente, subiscono questa preminenza di pochi.

È la capacità che il racconto di storie ha (se ben fatto) di coinvolgere il pubblico. La partecipazione empatica alle vicende dei personaggi principali, con i quali si instaura una sorta di intimità, quasi un surrogato di amicizia. Non si pensi che la dimensione delle storie, essendo in parte frutto di fantasia, sia poi staccata dalla realtà. Le storie che appassionano profondamente non sono percepite come puri divertissements. Il pubblico usa la propria intelligenza e sensibilità in modi nuovi, per rendere più sottili e flessibili le emozioni, per gioire, per imparare, per capire di più e in qualche modo essere di più. Il desiderio di storie è un riflesso di questo profondo desiderio umano di avere dei percorsi di vita, cioè di avere delle articolazioni di senso dell’esistenza.

La fiction ha il potere di dare senso alla vita?

La costruzione di storie ha molto a che fare con il senso che viene riconosciuto nella realtà e nella vita. La storia per certi aspetti ha addirittura il compito di dare alla vita la sua forma, proprio perché può privilegiare alcune linee di chiarezza rispetto a un mondo che tende ad essere più sfumato, più complesso e più confuso. Come ha messo bene in luce Alasdair MacIntyre, aprendo un filone di studi che negli ultimi anni si è molto arricchito, è proprio attraverso le storie che ci si può districare nei territori spesso poco chiari dell’esperienza.

In che modo?

Le storie offrono questo training attraverso un esercizio che non è solo intellettuale, ma che – siccome i racconti attivano ampiamente le passioni, le emozioni, i sentimenti – coinvolge tutta la persona. Aveva quindi ragione quella tradizione morale che considera la narrazione delle storie come una parte fondamentale della nostra educazione alla vita buona. Già Aristotele in effetti poneva come domanda centrale sull’esistere non che cosa devo fare, ma quale è la vita buona, quale è la vita degna di essere vissuta.http://www.fides.org/ita/dossier/2006/dossier_massmedia.doc

Monday, August 07, 2006

Equivalenze dinamiche ed Equivalenze formali

Le "Equivalenze dinamiche" inventate da Eugene NIDA) hanno bisogno del
supplemento delle "EQUIVALENZE FORMALI" (come per esempio viene richiestoda
"Liturgiam Authenticam").

Per eesmpio dire: "chiudi la porta" e dire "per favore, chiudi la porta" hanno lo stesso
contenuto semantico, ma la forma della seconda ha un fattore di gentilezza che non dovrebbe essere perso.

Semitized Hinduism

"Semitized Hinduism (e.g. Aurobindo) has no real weight in Indian society"

(Gayatri Chakravorty SPIVAK/ Bandung 18 july 2006)

Tuesday, July 11, 2006

Friday, June 30, 2006

Incudine e martello

Nel bel libro di Stefania Falasca (Un vescovo contro Hitler - ed. San Paolo) abbiamo trovato questa citazione del Vescovo Von Galen che ci sembra di straordinaria attualità:
«Diventare duri! Rimanere fermi! In questo momento noi non siamo martello, ma incudine... Estranei e traditori martellano su di noi... Non è necessario che l'incudine restituisca il colpo, e nemmeno lo può fare! Deve soltanto rimanere ferma, dura. Se è sufficientemente resistente, ferma e dura, allora, di solito, l'incudine dura più del martello...».

http://www.culturacattolica.it/

Friday, June 02, 2006

ペトロと私たち

教皇ベネディクト十六世の51回目の一般謁見演説
2006年5月17日(水)
こうしてペトロは、イエスに従うとは真の意味でどういうことであるかを学びました。それは二度目の召命でした。ちょうどアブラハムに対して、創世記 12章の召命の後に、創世記22章で二度目の召命が行われたのと同じです。「わたしの後に従いたい者は、自分を捨て、自分の十字架を背負って、わたしに従いなさい。自分のいのちを救いたいと思う者は、それを失うが、わたしのため、また福音のためにいのちを失う者は、それを救うのである」(マルコ8・34- 35)。これが、イエスに従うために求められる法則です。真に価値あるものを救うため、魂を救うため、世において神がともにいてくださることを救うために、自分を否定できること、必要であれば全世界をも捨てうることが必要です(マルコ8・36-37参照)。ペトロは、苦労してではありましたが、この招きを受け入れ、師であるかたの足跡に従って自分の道を歩み続けました。 
わたしはこうした聖ペトロのいくつもの回心、またその姿の全体は、わたしたちにとって、大きな慰めとなるとともに、大きな教訓にもなると思います。わたしたちも神を求めます。わたしたちも寛大な心をもちたいと望みます。しかし、わたしたちはまた、自分たちの思いや、自分たちが必要と考えることに従って、神が世界の中で力強い者となり、すぐに世界を変革してくれることを期待します。 神は違う道を選びました。神は、苦しみとへりくだりによって、人びとの心を変革する道を選びました。わたしたちもペトロと同じように、絶えずあらためて回心しなければなりません。わたしたちはイエスに先立って歩むのではなく、イエスに従わなければなりません。わたしたちに道を示してくださるのは、イエスです。ペトロはわたしたちにこう語りかけます。皆さんは、自分には処方箋があり、自分たちがキリスト教を変革しなければならないと考えています。けれども、道を知っておられるのは主です。そしてわたしにこう語りかけた主は、皆さんにもこう語りかけています。「わたしについて来なさい」。だからわたしたちも、勇気と謙遜な心をもって、イエスに従わなければなりません。イエスは道であり、真理であり、いのちだからです。
(カトリック中央協議会 司教協議会秘書室研究企画訳)(2006.5.19)

Wednesday, May 31, 2006

Living with Sabetsu

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楢山節考  ローマで見た日本映画

映画 「楢山節考」第36回カンヌ国際映画祭グランプリ受賞(1983年)  深沢七郎 著, 監督 今村昌平, 出演 緒方拳 坂本スミ子 
70歳になった老人は、子に背負われて楢山に捨てられなければならない。そんな山奥の寒村の掟に従い、喜んで神に召されようとする信心深い母(坂本スミ子)と、哀しみとともに母を山へ連れていく息子(緒形拳)。2人の姿を通し、自然への畏怖や人間との共生、そして受け入れざるを得ない人間の業や運命といったものを、アクの強い演出で描ききった巨匠・今村昌平監督の名作。 中央公論新人賞に輝いた深沢七郎のデビュー小説、2度目の映画化だが、木下恵介監督による前作がオールセットの舞台劇のような様式美で描かれていたのと正反対に、こちらはあくまでも写実的だ。カンヌ国際映画祭でグランプリを受賞するなど、その世界観は海外でも驚異の眼で迎え入れられた。(的田也寸志) 内容(「DVD NAVIGATOR」データベースより)70歳を過ぎた老人は子に背負われて、近くの楢山の頂きに捨てられなければならないという掟がある山奥の寒村を舞台に、母を捨てることに切なさを感じとまどう息子の姿を生類共棲、淘汰の自然観、運命観を込めて描く。カンヌ国際映画祭グランプリ受賞。

Thursday, May 18, 2006

Posteriora Dei

Michelangelo: soffitto della Sistina: Dio crea le piante mostrando il "sedere".
Il creato e' il sedere di Dio il cui volto non si puo' vedere senza morire.
Oppure "theologia crucis", noi abbiamo visto in Cristo crocifisso il "culo" di Dio.


Exodus 33

18 Qui ait : Ostende mihi gloriam tuam. 19 Respondit : Ego ostendam omne bonum tibi, et vocabo in nomine Domini coram te : et miserebor cui voluero, et clemens ero in quem mihi placuerit. 20 Rursumque ait : Non poteris videre faciem meam : non enim videbit me homo et vivet. 21 Et iterum : Ecce, inquit, est locus apud me, et stabis supra petram. 22 Cumque transibit gloria mea, ponam te in foramine petræ, et protegam dextera mea, donec transeam : 23 tollamque manum meam, et videbis posteriora mea : faciem autem meam videre non poteris.

Persuasione

Q: What are the "ethos," "pathos" and "logos" in persuasion?

Pou-Amérigo: According to the classics, they are three essential elements in any process of persuasion.

The "ethos" refers to the orator, his character, the image he projects, and the values associated with him.

The "pathos" is the mise-en-scène, the elements that surround the discourse, recourse to the emotional factor.

The "logos," instead, is the address itself, the arguments, the appeals to reason.

Tuesday, May 16, 2006

GOOGLE Googol

神の視点と世界政府 冠木雅夫(編集局)

 インターネットの世界は常に変化しているが、このところ注目の的になっているのがグーグルである。8年前、米スタンフォード大の大学院生2人で設立したベンチャー企業が、新しい検索や広告などの仕組みを次々に導入しマイクロソフトを脅かす存在になってきたからだ。
 グーグル(Google)は10の100乗を表すゴーゴル(googol)という数学用語から来ている。全宇宙に存在する粒子の総数よりも大きいと言われる数だが、「世界中の情報を体系化し、アクセス可能で有益なものにすること」という社是には似合った命名といえる。
 評判の「ウェブ進化論」(梅田望夫著、ちくま新書)によると、グーグルに勤める梅田氏の友人は、「世界政府」があるとして、そこで開発しなければならないシステムを全部作るのがグーグル開発陣の使命だと語ったそうだ。同社の30万台のコンピューターが世界のウェブ上の情報を取り込み再編成し続けている。梅田氏がいう「全体を俯瞰(ふかん)する神の視点からの世界理解」が目指されている。
 「グーグルGoogle」(佐々木俊尚著、文春新書)は「破壊者か全能の神か」とその功罪を論じている。ウェブビジネスの新展開を紹介する「ウェブ2.0ブック」(小川浩・後藤康成著、インプレスジャパン)も旧約聖書に登場する怪物リバイアサンに例え「あまりに巨大化することは望ましくはないが、なくてはならない存在」と位置づける。
 国家を計画・管理し尽くすという共産主義の夢は破れたが、ウェブ上の「世界政府」の夢はこれからどう展開していくのだろうか。
毎日新聞 2006年5月16日 0時03分

Wednesday, May 10, 2006

Problemi della democrazia e dei capitoli

Il voto non è l'espressione della libertà delle opinioni: «In realtà esso è strettamente sigillato da ciò che si potrebbe chiamare il principio dell'omogeneo: tutti possono essere candidati, ma solo coloro che sono conformi a una norma possono giungere ai posti precodificati del potere possibile, ovvero coloro di cui si è certi che non faranno alcunché di essenzialmente differente da coloro che li hanno preceduti. Il principio dell'omogeneo garantisce infatti il conservatorismo del voto, incarnato dall'alternanza». (Alain Badiou)

Sunday, May 07, 2006

賭けとしてのコミュニケーション (復活の予感?communio sanctorum)

死にゆく人の傍らにたたずむとき、私たちは無力だ。語りかける言葉はうつろに響き、行き先を失う。発話が本質的に未来への投企だからだろうか。私たちは、私たちと同じ「未来」をもたない人にかける言葉を持っていない。しかしにもかかわらず、私たちはその人の傍らを離れることはできない。たとえその人が言葉の通じない異邦人であったとしても、むなしくとも声を発し、なにごとかを言いつづけ、つづける言葉がなくなろうともその身体をさすることをやめない。そこには、情報を交換したり、要望や命令を伝えるのとは違うかたちの、ただそこに「いる」ことだけが重要であるような非対称のコミュニケーションが成立している。いや、賭けられている。

アルフォンソ・リンギス著、何も共有していない者たちの共同体、洛北出版。

Public Theology cf Public Truth (Newbegin)

Public Theology, term coined by Martin Marty ("Reinhold Neibuhr: Public Theology and the American Experience", Journal of Religion 54, 1974).
Theology with a missionary attitude in a world where religious faith has been relegated to the private sphere.

Cf. G.R. Hunsberger, "The Missional Voice and Posture of Public Theologizing", Missiology XXXIV, 2006, 15-28.

1. The recovery of voice
2. The recovery of church identity


1. A Spirit of Companionship
2. Humility in Truth-Telling
3. Particularity in Discourse (every discourse is inevitably linked to a particular culture: incarnated)
4. Courage in public action
5. An eye on the Horizon

Sunday, April 30, 2006

Interreligious dialogue

The best way to make a case for religious freedom is through anthropology, not theology or political theory.

"We can find an Islamic warrant for religious liberty with an Islamic warrant for human dignity" .

The problem with much Western discourse about religious freedom is that it's premised on relativism.

"The theory of relativism gives liberty only to relativistic religion" . "Believers of a recalcitrant sort who actually think that what they believe is true aren't allowed to express themselves in public."

Archbishop Pietro Sambi, the pope's nuncio in the United States, agreed that anthropology is fundamental.

"The most fundamental question, it seems to me, is this: Who is the other, according to my religion? If he or she is an enemy, I will take one attitude. If it's somebody to be converted, I will take another. But if he or she is a creature of God, the same God to whom I pray, then all human rights will be recognized."

www.nationalcatholicreporter.org/word/word042806.htm

Sunday, April 09, 2006

Auguri di Pasqua

Se ogni tanto la gente pensasse
al sacrificio di Cristo, Signore del Cielo e della terra,
l’intera umanità sarebbe più buona.
E' una cosa cosi semplice che tutti la trascurano.
Tanti auguri di buona Pasqua!
da Andrea Bonazzi

If people were to think, from time to time,
about the sacrifice of Christ, Lord of Heaven and earth,
the entire human race would be better off.
It is as simple as that.
Best Wishes for a Happy Easter!
from Andrea Bonazzi

Saturday, April 08, 2006

Tanto nomini nullo par elogium

sulla tomba di Macchiavelli

Liturgical translation

Previous liturgical translations followed a mistaken theory which saw language merely as a medium for communicating facts. Many elements rejected as "outmoded rhetoric" were in fact expressions of feeling.

When we call Jesus' mother "blessed," we are expressing our love for her. When we call God "almighty and everlasting" we voice our respect; when we ask God to do something "kindly" or "graciously" we gratefully acknowledge his mercy. Similarly, we speak of the apostles and the church with reverence as "holy," we say that we have sinned "greatly" to express horror at our sins, and we even speak lovingly of the Host as "spotless" and the Chalice as "precious."

Sometimes we convey emotion by three-fold patterns, as when we give "three cheers" for a person or team. Thus, in the liturgy, we echo the angels' song "Holy, Holy, Holy," we lament that we have sinned "through my fault, through my fault, through my grievous fault," we honor Christ as "the pure victim, the holy victim, the spotless victim."

Bishop Trautman, a fine Biblical scholar, says the New Testament uses "ordinary language, spoken in the market place, on the streets and at the supper table." True, but it also uses emotionally heightened language, as in Revelation or in John's Gospel at the Last Supper, where Jesus utters thoughts of the most exquisite intimacy. The liturgy must do the same: it must speak the language of Gethsemane as well as of the supermarket.

Much criticism has been voiced of the proposed response "And with your spirit" to the priest's greeting. "'And also with you' is enough," people say. But some Americans, instead of saying "Come here," will say, "Get your butt over here," to express impatience. When we speak of "your spirit" we are using a similar device, but in this case to express respect for the priest as a temple of the Holy Spirit.

We hear much about "active participation" in the liturgy as desired by Vatican II. I wonder whether that is the best possible translation of the Council's words. I can participate in an event without getting really involved, and I can get involved as a spectator at a game of football without participating. I think "active involvement" expresses better what the Council wanted: not merely "joining in," but being drawn in, heart and mind. For that to happen, the liturgy must express feelings as well as facts.

Fr. Bruce Harbert, executive director of ICELhttp://www.nationalcatholicreporter.org/word/word040706.htm#two

Sunday, March 12, 2006

ポスト植民地主義の立場について Postcolonial Studies

マーティン・バナール著、「黒いアテナ」、藤原書店。

ギリシア文明のルーツは本来アフリカとアジアであったにもかかわらず、「ヨーロッパ」にあると捏造したのは18世紀以降の西欧である、とする刺激的なこの本が刊行から十数年たつにもかかわらず、欧米の大学でいまなお大きな話題の対象となっている。

「あきらかな誤認があるものの、ポスト植民地主義の立場と、『過去の歴史あるいは文化遺産はだれに所属するのか』という文化相対主義の議論とが同調しているだけでなく、ヨーロッパに根付いている人種差別への思いを利用して、著者が科学的な反論を封じるレトリックを全体に張り巡らせている。したがって、『弱者の声であれば根拠薄弱でも容認すべきなのか』という専門研究者からの反論に対しては『やはり弱者いじめではないか』と再反論が可能になっている。とまどいを感じたのはこの巧みなワナであるが、歴史学・考古学のエリート主義への警鐘として本書を真摯に受けとめたいと思う」

青柳 正規(国立西洋美術館館長)の批評、読売新聞2006年2月12日。

Friday, March 03, 2006

Innocenza del divenire die Unschuld des Werdens 生成の無垢

Dopo l'annullamento del dualismo "mondo vero-mondo apparente" tutte le prospettive di tutte le volontà di potenza non sono nè vere nè false: sono però reali, e restituite all'innocenza del divenire. E sul finire del "Crepuscolo degli idoli" troviamo anche la concezione dell'eterno ritorno e dell'amor fati, tipiche della filosofia nietzscheana, espresse come "fede di Dioniso": "Io, l'ultimo discepolo del filosofo Dioniso, io il maestro dell'eterno ritorno...".

l’ «innocenza del divenire» significa in realtà l’accettazione della divisione degli uomini in «malriusciti» e «benriusciti», con tutto ciò che ne consegue (compresa la teorizzazione esplicita della schiavitù, vero continuum all’interno dell’evoluzione del pensatore tedesco).Un grandissimo filosofo che ha vissuto una fase giovanile di amore per la Grecia antica e presocratica, ma anche un pensatore che ha vissuto la fase illuminista, fino ad arrivare all’ultima,caratterizzata dall’innocenza del divenire e dall’amor fati.

è l'"innocenza del divenire" - quella in cui forse vive il più antico uomo greco, l'uomo dionisiaco, e nella quale intende consapevolmente abitare il superuomo annunciato da Nietzsche. Il divenire è innocente quando, liberato da ogni Verità assoluta e da ogni Dio immutabile che intendono assoggettarlo, è liberato anche da ogni "colpa" che gli deriverebbe dal suo non adeguarsi alle Leggi vere e divine.


Die Unschuld des Werdens; der Nachlass. Ausgew. u. geord. von Alfred Baeumler. Stuttgart, Kroner, c.1956.  2 v. 18 cm. (Kroners Taschenausgabe. Bd. 82-83)  106-107

『ニーチェ全集』(吉沢伝三郎編、全15巻+別巻4、ちくま学芸文庫、筑摩書房)別巻3:『生成の無垢 I』, 別巻4:『生成の無垢 II』

キリスト教においては、真理とは「神の真理」のことをさしている。一方、ニーチェの哲学の基本は出発点からして「生の哲学」である。すなわち「生成」(Werden)というものが大前提になっている。何が生成するかいうと、世界が生成する。世界をいきいきととらえて自成しつつあるもの、それが生成である。ニーチェにとっての真理があるとしたら、それは生成そのものなのである。生成だけなのだ。 罪などない。思うが侭に生きるべきである。

生の無条件的肯定ということが直ちに「アモール・ファーティ」につながる。なんとなれば、現にあるがままの世界を、超越的世界を定立することなしにそのまま肯定するなら、その時同時にそのことによって一切の過去を、この世界を条件づけるために必要であったと、肯定することになるからである。運命主義.

Romani 8:18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;Romani 8:23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

ローマ8:18 現在の苦しみは、将来わたしたちに現されるはずの栄光に比べると、取るに足りないとわたしは思います。8:19 被造物は、神の子たちの現れるのを切に待ち望んでいます。8:20 被造物は虚無に服していますが、それは、自分の意志によるものではなく、服従させた方の意志によるものであり、同時に希望も持っています。8:21 つまり、被造物も、いつか滅びへの隷属から解放されて、神の子供たちの栄光に輝く自由にあずかれるからです。8:22 被造物がすべて今日まで、共にうめき、共に産みの苦しみを味わっていることを、わたしたちは知っています。8:23 被造物だけでなく、"霊"の初穂をいただいているわたしたちも、神の子とされること、つまり、体の贖われることを、心の中でうめきながら待ち望んでいます。

Sunday, February 26, 2006

Ignorance and War (for Christian pacifists)

I wonder if one could argue that ignorance can be a cause of war. I know a few christians (among them also some catholic priests and even a couple of bishops) that like to talk about peace but do not like to study theology or philosophy. If you do not study you could become prey to ignorance which in turn, as everybody should know, is a breeding field for prejudice and wrong assumptions (all of which undermine truth). If, then, it is true that TRUTH is a pillar for builduing peace, with a simple syllogism we could come to the conclusion that those who dislike study are not really working towards building peace, but the reverse.
It is said that a big factor that led to the genocide that happened in Rwanda,was mutual (and carefully protected) ignorance between Tutsis nad Hutus.

無知と戦争

無知は戦争の原因になるということを主張できないであろうか。私は平和について話したがるクリスチャン(そのうち神父数人、司教若干名)を知っている。けれども、彼らが哲学や神学を勉強したがらない、むしろどちらかといえば嫌いなんです。勉強しなければ当然無知になる。無知は、周知のとおり偏見と先入観の温床ではないか。偏見と先入観は真理をむしばむもの。だとすると、歴代の教皇が強調するように、真理は平和の柱であることはほんとうであれば、簡単な算段論法で帰結できることであるが、勉強嫌いな人は平和を築くのではなく、むしろ逆である。

Spiritualita' missionaria 03

Non sono in possesso di statistiche, ma conosco un discreto numero di missionari che non ce l’hanno fatta ad appassionarsi per un popolo. Alcuni lo riconoscono, magari nella prima fase del loro inserimento, e tornano in patria per non muoversi più, in parecchi casi;
Rubrica «Un tesoro in vasi di creta»
Tra passione e delusione
di Franco Cagnasso, missionario del Pime in Bangladesh
03/01/2006 Febbraio 2006, n. 2©Mondo e Missione

Spiritualita' missionaria 02

Anni fa, nel «giro» degli Istituti esclusivamente missionari s’incominciò a descrivere il rapporto con le Chiese locali emergenti con uno slogan: «Siamo le loro ruote di scorta». Un’espressione volutamente ambigua, perché la ruota di scorta, pur se indispensabile, è un oggetto che nessuno desidera usare, e a cui si chiede soltanto di occupare poco spazio. Ogni tanto l’espressione ritorna. Come valutarla?Per tanto tempo i missionari hanno detto che il loro unico obiettivo era la fondazione e la crescita delle Chiese locali, che lavoravano per rendersi inutili e poter andare altrove. Essere «ruote di scorta» potrebbe, dunque, essere il preludio al raggiungimento di questo obiettivo, invece è sentito spesso come una frustrazione. Sembra che la Chiesa locale voglia scrollarsi di dosso la presenza di persone che danno la vita per i poveri e per l’evangelizzazione, per restare tranquilla nel tran tran delle istituzioni consolidate e sicure, nella cura del piccolo - o piccolissimo - gregge, senza alcuna attenzione per i non cristiani. Ha voglia di autonomia, forse soprattutto di mettere le mani sulle risorse economiche. Nella Chiesa cattolica non manca lo spettacolo poco edificante di clero e religiosi/e che puntano su opere di prestigio, economicamente redditizie, o addirittura che utilizzano i poveri, lo sviluppo, le calamità come pretesto per ricevere aiuti che useranno a proprio vantaggio. Nelle Chiese protestanti, spesso sono i laici a dividersi e suddividersi in infinite lotte che hanno alla base la spartizione del denaro e delle proprietà. Quando nasce una nuova, minuscola setta, è saggio chiedersi se all’origine ci sia una controversia teologica o pastorale, o più banalmente un conflitto di interessi.Tutto questo è vero, e spiega in parte il fastidio con cui i missionari sono a volte guardati, l’implicito invito: «Lasciateci i soldi e partite».Non spiega, però, tutto, sia perché non sempre e non tutti nelle Chiese locali di recente origine hanno questi difetti, sia perché anche noi missionari abbiamo le nostre responsabilità.È difficile, ad esempio, accettare che un approccio all’evangelizzazione diverso dal nostro sia altrettanto valido. Lo spirito missionario vissuto da noi europei in questi ultimi secoli è esemplare, ma è forse l’unico accettabile? Non potrebbe esserci, in un atteggiamento che appare a noi più distaccato o addirittura freddo, semplicemente una diversa sensibilità culturale?

Inoltre, forse non ci rendiamo conto di quanto la nostra presenza possa essere ingombrante. Spesso gestiamo soldi liberamente, per i poveri certo, e con sacrificio, ma questo ci fa apparire «buoni» di fronte alla gente, mentre i locali che gradualmente ci sostituiscono sarebbero i «cattivi» o meno zelanti, semplicemente perché dispongono di minori risorse. Una situazione del genere crea disagio per forza, e probabilmente anche il desiderio che chi «fa ombra» in questo modo se ne vada alla svelta.D’altra parte, se anche c’è una certa ingiustizia, una mancanza di riconoscenza nel considerare i missionari «ruote di scorta», è forse per sentirci ringraziare che ci siamo messi in viaggio? Se il bisogno di gratificazione è umanamente comprensibile, il saperne fare a meno è un’esigenza del Vangelo, dura ma giusta.
Rubrica / Un tesoro in vasi di cretaNoi, ruote di scorta
di Franco Cagnasso, missionario del Pime in Bangladesh
02/01/2006 Gennaio 2006, n. 1©Mondo e Missione

Spiritualita' missionaria

Il missionario - cioè il cristiano - unisce in sé l’ansia di comunicare il dono ricevuto con la pace interiore perché si riconosce servo «inutile», e crede che l’amore di Dio ha dimensioni e strade che di gran lunga sorpassano la sua capacità di capire. In questo modo è convinto, forte, propositivo senza diventare fanatico, settario, ghettizzato.

Cagnasso

Wednesday, January 25, 2006

Problemi centrali

Benedetto XVI individua pertanto «tre cerchi di domande», che «nel loro insieme formano un unico problema» e che attendevano una risposta: definire in modo nuovo il rapporto sia tra fede e scienze moderne, tanto naturali che storiche, sia tra Chiesa e Stato moderno, sia tra fede cristiana e religioni del mondo, in particolare tra la Chiesa e la fede di Israele.


Ruini, prolusione gennaio 2006

Monday, January 23, 2006

Vale anche oggi?

"Chi ama se stesso non può amare Dio; chi invece non ama se stesso a motivo delle più importanti ricchezze dell'amore di Dio, costui ama Dio. Da questo deriva che egli non cerca mai la sua gloria, ma la gloria di Dio. Chi infatti ama se stesso cerca la propria gloria, mentre chi ama Dio cerca la gloria del suo creatore. (...) Chi è tale non si loda con le parole, ma si riconosce per quello che è . Anzi per il grande desiderio di umiltà non pensa alla sua dignità, sentendosi al servizio di Dio, come la legge prescrive ai sacerdoti. Per la preoccupazione di amare Dio si dimentica della sua dignità, e tiene la propria gloria nascosta nella profonda carità che ha per Dio, e non pensa più a se stesso, arrivando, per la sua grande umiltà, a ritenersi servo inutile. Facciamo anche noi così, evitando gli onori o la gloria a motivo delle immense ricchezze dell'amore di Dio, che veramente ci ama."

Dai «Capitoli sulla perfezione spirituale» di Diadoco di Fotice, vescovo (Capp. 12. 13. 14; PG 65, 1171-1172) II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - VENERDÌ
UFFICIO DELLE LETTURE

「自分を愛する者は神を愛することができない。しかし、神の愛のあふれるばかりの富のゆえに自分を愛さない人は、神を愛する。そのため、その人は自分自身の栄光を決して求めず、むしろ神の栄光を求める。自分を愛するものは、自らの栄光を求め、神を愛するものは、自分を創造した神の栄光を熱望する。(…)
このような人は、人の賞賛を気にせず、ありのままの自分の姿を認めている。彼はへりくだることを大いに望んでいるから、自分が尊敬されることを考えていない。自分の身分からくる栄誉を神への愛の深みの中に隠しているのである。こうして、彼はいつも自分を無益なしもべと思い、へりくだることを望むことによって、自分を栄誉と無関係な者と考えるようになる。わたしたちもこのようにしなければならず、これほどわたしたちを愛してくださる神に対する愛の豊かな富のゆえに、すべての名誉と栄光から逃れなければならない」

フォティケのディアドコ司教の『霊的完成について』より 年間第二金曜日・読書

Thursday, January 19, 2006

三村さんの博士号授与式  式辞

言うまでもないことですが、学問研究の世界には終点はありません。しかし、幾つかの「区切り」があることは事実であり、博士号の修得はその最も大きな「区切り」であることは明らかです。同時にそれは学校から課せられる(他律的な)「区切り」として、最後のものであり、今後は自ら課する「区切り」しかない世界へと三村さんは入っていくことになります。
研究者として独り立ちするということは、正に外から課せられる「区切り」がなくなり、自らの研究戦略のみを頼りに研究を進めることを覚悟することに他なりません。指導の役割を担った教官が長い時間と苦労をかけて博士号を修得した学生を見る心境は、さながら子供が独り立ちしていくのを見る親の気分に似ているかもしれません。

それでは、受けた指導を裏切ることなく、博士号という、いわば研究者としての独立宣言を手に入れたことを機に新たな活動に向け、若いエネルギ-を爆発させていただきたいと思います。

これからのご活躍を心から祈りつつ、私からの式辞とさせていただきます。

Monday, January 16, 2006

Adorazione

È commovente per me vedere come dappertutto nella Chiesa si stia risvegliando la gioia dell'adorazione eucaristica e si manifestino i suoi frutti. Nel periodo della riforma liturgica spesso la Messa e l'adorazione fuori di essa erano viste come in contrasto tra loro: il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato, secondo un’obiezione allora diffusa. Nell'esperienza di preghiera della Chiesa si è ormai manifestata la mancanza di senso di una tale contrapposizione. Già Agostino aveva detto: “… nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit;… peccemus non adorando - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; … peccheremmo se non la adorassimo” (cfr Enarr. in Ps 98,9 CCL XXXIX 1385). Di fatto, non è che nell'Eucaristia riceviamo semplicemente una qualche cosa. Essa è l'incontro e l'unificazione di persone; la persona, però, che ci viene incontro e desidera unirsi a noi è il Figlio di Dio. Una tale unificazione può soltanto realizzarsi secondo le modalità dell'adorazione. Ricevere l'Eucaristia significa adorare Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui. Perciò, lo sviluppo dell'adorazione eucaristica, come ha preso forma nel corso del Medioevo, era la più coerente conseguenza dello stesso mistero eucaristico: soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri.

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI
Giovedì, 22 dicembre 2005

Coraggio!!

"La cosa che richiede piu' coraggio e' professare una fede vera malgrado le persone false che anch'esse la professano" (Bruce Marshall)

「偽善者たちも信奉している真の信仰を告白することは、 もっとも勇気のいることである」。

Galati 2:4 E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi.Galati 2:5 Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi.

ガラテヤ2:4 潜り込んで来た偽の兄弟たちがいたのに、強制されなかったのです。彼らは、わたしたちを奴隷にしようとして、わたしたちがキリスト・イエスによって得ている自由を付けねらい、こっそり入り込んで来たのでした。 2:5 福音の真理が、あなたがたのもとにいつもとどまっているように、わたしたちは、片ときもそのような者たちに屈服して譲歩するようなことはしませんでした。