Sunday, June 29, 2014

Revel からの写真 Kishiwada

Revel からの写真 kishiwada

Saturday, June 28, 2014

Insight 613

Insight 613

応力ひずみ線図(おうりょくひずみせんず、英語: stress-strain curve)とは、物体にひずみが生じた場合の応力の変化を示したグラフである。材料ごとにグラフは異なるがある程度の傾向は示されている。

Iranian contrast of light and darkness

ゾロアスター教(ゾロアスターきょう、ペルシア語: دین زردشت‎ /Dîn-e Zardošt/、ドイツ語: die Lehre des Zoroaster/Zarathustra、英語: Zoroastrianism)は、古代ペルシアを起源の地とする善悪二元論的な宗教である。『アヴェスター』を根本経典とする。

なお、ゾロアスター教の影響を受けたマニ教は、やはり徹底した二元論的教義を有しており、宇宙は光と闇、善と悪、精神と物質のそれぞれ2つの原理の対立にもとづいており、光・善・精神と闇・悪・肉体の2項がそれぞれ画然と分けられていた始原の宇宙への回帰と、マニ教独自の救済とを教義の核心としている[5][6]。


はじめに神は天と地を創造された。地は混沌としており、闇が淵のおもてにあり、神の霊が水のおもてをうごいていた。神は言われた。「光あれ」。かくして光があった。神はその光を見て、良しとされた。神はその光と闇を分け、光を昼と呼び、闇を夜と呼んだ。

— 『創世記』第1章 1-5


Wincenty Lutosławski (1863–1954) was a Polish philosopher, author, and member of the Polish National League.[1] He is well known for coining the term "stylometry".[2] A multilingual philosopher who used literary analysis to establish the chronology of Plato's writings.

Stylometry
計量文献学
計量文献学(けいりょうぶんけんがく)とは、文献の特徴を数値化し、統計学的手法を用いて文献の分析や比較を行う方法、またはそれに関する学問分野。

文体に注目して計量文体学(英語:Stylometry)などの名も使われる。文献の著者の異同や時代の推定、同一著者の著作内容・思想と文体との関係の解析などを目的とする。数値化し解析する対象としては、言語、書記体系、文の種類(散文・韻文)や内容によっても適したものが異なり、場合に応じて選択する必要があるが、例えば単語または文の長さ、特定の単語または品詞の使用率、同義語や句読点の使い方などが用いられている。統計解析方法も特に定まっているわけではなく、対象に応じて様々な手法が用いられる。最初に提案したのはド・モルガンと言われるが、本格的な研究は19世紀末から始められ、聖書の著者問題などが検討された。その後、種々の統計学的手法が開発されるのに伴いそれらが応用され、特に現代ではコンピュータの利用が普通になり、遺伝的アルゴリズムやニューラルネットワークも応用されている。また犯罪捜査(脅迫状等)に応用された例もある。





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PECCATO E PERDONO NEL DISEGNO DI DIO

PECCATO E PERDONO NEL DISEGNO DI DIO

di Giacomo Biffi


Colui che nella tradizione cristiana ha espresso con maggior insistenza e vigore la convinzione che il peccato abbia nel disegno di Dio una sua preziosa positività, e pertanto faccia parte dall'inizio del progetto che ha dato l'esistenza a questo universo di fatto esistente, è stato, io credo, sant'Ambrogio.

Egli possiede vivissimo il senso del peccato, della sua gravità, della sua universalità, della sua determinante presenza nella vita dell'uomo. Ma la considerazione del peccato è sempre da lui addotta perché emerga e si imponga all'attenzione la misericordia divina, che ci è data in Cristo ed è la caratteristica primaria di quest'ordine di provvidenza. Di qui l'insistenza con cui afferma la "utilità" spirituale che la grazia riesce sempre a ricavare anche dalle più gravi trasgressioni.

Propongo di riflettere su alcune delle molte frasi ambrosiane che potrebbero essere citate.

"La mia colpa è divenuta per me il prezzo della redenzione, attraverso cui Cristo è venuto a me. Per me Cristo ha assaporato la morte. È più proficua la colpa dell'innocenza. L'innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile" (De Iacob et vita beata, I, 21).

"Il Signore sapeva che Adamo sarebbe caduto per essere poi redento da Cristo. Felice rovina, che ha una riparazione più bella!". Frase che troviamo poi parafrasata nell'Exultet [della veglia di Pasqua]: "O felix culpa..." (Commento al Salmo 39, 20).
?

"Noi che abbiamo peccato di più, abbiamo guadagnato di più, perché la tua grazia ci rende più beati della nostra assenza di colpa" (Commento al Salmo 37, 47).

"Il male ha addirittura in sé un'utilità e il male si è insinuato anche nei santi per un provvidenziale volere del Signore" (Apologia David, 7).

"O Signore Gesù, sono più debitore ai tuoi oltraggi per la mia redenzione, che non alla tua potenza per la mia creazione. Sarebbe stato inutile per noi nascere, se non ci avesse giovato venire redenti". Frase che troviamo riprodotta alla lettera nell'Exultet: "Nihil enim nasci profuit nisi redimi profuisset" (In Lucam II, 41).

"La colpa ci giovò più di quanto non ci nocque, poiché essa diede occasione alla misericordia divina di redimerci" (De institutione virginis, 104).

"Dio ha preferito che ci fossero più uomini da salvare e ai quali poter perdonare il peccato, che avere soltanto l'unico Adamo, il quale restasse libero dalla colpa" (De paradiso, 47).

Il coronamento di questo piccolo florilegio non può essere che lo straordinario pensiero col quale conclude il suo commento ai sei giorni della creazione. E proprio il numero delle citazioni fin qui fatte (che poteva essere molto accresciuto) ci persuade che l'affermazione non è dovuta a una spensieratezza oratoria, ma è ben meditata e costituisce probabilmente il fulcro di tutta la sua personale concezione teologica.

"Gratias ago Domino Deo nostro, qui huiusmodi opus fecit, in quo requiesceret. Fecit caelum, non lego quod requieverit, fecit terram, non lego quod requieverit, fecit solem et lunam et stellas, nec ibi lego quod requieverit, sed lego quod fecerit hominem et tunc requieverit habens cui peccata dimitteret".

"Ringrazio il Signore Dio nostro che ha creato un'opera così meravigliosa nella quale trovare il suo riposo. Creò il cielo, e non leggo che si sia riposato; creò la terra, e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo che nemmeno allora si sia riposato; ma leggo che ha creato l'uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui perdonare i peccati" (Exameron, IX, 76).

Come si vede, secondo Ambrogio Dio crea l'universo per l'uomo, e crea l'uomo per poter essere misericordioso. Non si può dire che crei l'uomo peccatore o perché pecchi; ma si deve certamente dire che il riposo ultimo di Cristo nella morte redentiva e la manifestazione della divina misericordia rappresentano il senso ultimo e più alto della creazione.

La liturgia ambrosiana sembra farsi eco della voce del suo Padre e Maestro, quando in un suo prefazio proclama: "Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai guarito, donandoci una medicina più forte delle nostre piaghe, una misericordia più grande della nostra colpa. Così anche il peccato, in virtù del tuo invincibile amore, è servito a elevarci alla vita divina" (XVI domenica per annum).

Dio è sempre il primo; perciò la sua misericordia non consegue al peccato ma lo anticipa. È vero che la pietà divina si effonde sul mondo per rimediare alla colpa, ma è ancora più profondamente vero che la colpa è accolta nel progetto eterno perché il perdono possa manifestarsi.

Dio poteva scegliere tra infiniti mondi possibili. Nessuno di essi avrebbe potuto manifestare tutte le perfezioni divine; ciascuno di essi ne avrebbe manifestata qualcuna. Eleggendo un ordine tutto incentrato nel Figlio suo fatto uomo, crocifisso e risorto, redentore e capo di una moltitudine di fratelli, il Padre ha preferito a ogni altro un universo che esprimesse soprattutto la sua gioia di perdonare ed esaltasse nell'uomo l'umiltà dell'amore penitente.

Ci si fa più chiara allora nella sua verità l'affermazione di Gesù che "ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Luca 15, 7).

Il peccatore che si pente, esprime in modo diretto il senso specifico e il valore emergente di questo universo di fatto voluto da Dio.

Così arriviamo a capire che le nostre infedeltà, le nostre insipienze, i nostri "no" bizzosi (per i quali siamo e dobbiamo essere umiliati e confusi) possono diventare l'occasione per una vita spirituale più intensa; e che la stessa nostra colpa è vinta e travolta sul nascere dalla più grande forza d'amore del Padre che salva.

È una sofferenza vedersi nella propria meschinità. Ma appunto quando mi riconosco meschino, mi vedo proprio per questo chiamato alla salvezza e avvicinato al mio redentore: il mio peccato non fa in tempo ad esprimersi, che già è superato e dissolto dalla divina volontà di riscatto.

Alla fine c'è come una letizia dolente, che non dimentica le infedeltà e non lascia di piangerle, ma non riesce più a vederle se non già oltrepassate dal più grande impeto della misericordia del Padre.

__________


Il libro:

G. Biffi, "La multiforme sapienza di Dio. Esercizi spirituali con Giovanni Paolo II", Cantagalli, Siena, 2014, pp. 232, euro 14,00.


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Monday, June 23, 2014

Insight 610 Explanatory interpretation of a non-explanatory meaning

Insight 610
Explanatory interpretation of a non-explanatory meaning

フロイトの夢解釈

フロイトは多くの精神病患者や普通の人間の分析を行った結果一つの説を唱えた。
フロイトは性のエネルギーこそが人間の活力源になっていると考えた。
そういう意味で夢と抑えられた欲望を結びつけて考えるのも当然といえば当然だった。
しかもその抑えられた欲望が性欲であり、それがしばしば色々な形をとって夢に出てくると分析の結果解釈した。
しかし夢の中でも欲望を押さえ込む作業はおこなわれているらしく、性的願望も色々な形で登場する。
 男性の性器はステッキや棒などによって、女性性器は、靴やスリッパなどによりそして性行為は踊りや階段の昇降によって象徴されるらしい。
このようにフロイトは夢に出てくるほとんどのものが、性的なものにわけられると考えた。
フロイト夢分析は多くの人に衝撃を与えたということは想像できる。

ユングの夢解釈

夢解釈の世界でフロイトと同じくらい有名なのがカール・ユングと呼ばれる人物だ。
ユングはフロイトの弟子であった。
 「夢は抑圧された願望の表れ」と言っていたフロイトに対してユングは「夢は未来を予知したり過去や未来からアドバイスを送っている」と考えた。
ユングは無意識の下に隠された願望や欲求は大きなエネルギーになると考えた。
こう考えたのも、師匠のフロイトが性などの面ばかりに注目していたからだという。
ユングは色々なことを夢は教えてくれるのではないかと考えた。
フロイトの夢解釈の考えが性の事ばかりで少し嫌らしく考えていた結果ユングは前向きな夢解釈ができたらしい。

ユングが分けた6つのシンボル

①グレートマザー(母親的なもの)
②ワインズマン(父親的なもの)
③アニマ(男性が抱く女性像)
④アニムス(女性が抱く男性像)
⑤シャドウ(自分とは逆なもの)
⑥ペルソナ(自分自身)
この6の要素が人間の心理的な部分を成長させていくと考えこのバランスが崩れたときに心理的に病気になったり影響を与えると考えた。
つまり夢に出てきたシンボルがどこの部類に値するか、そしてその部分を分析し解消することによって明るく楽しい人生をすごせると考えた。
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エリアーデ著作集 第2巻 「豊穣と再生」
ミルチャ・エリアーデ
せりか書房 1974-07
「それら(葬礼のための巨石記念碑)が建てられるのは、死者の魂を「定着させ」、魂のための仮の宿をつくってやることである。その宿りは、死者の魂を生者の近くに住まわせることになる、それにより魂がその霊的な性質によって賦与されている力をもって、畑の地味に好影響を与えるようにし、他方、魂が徘徊したり、害を及ぼしたりするのを防止するようにする」
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編集史研究

編集史研究(へんしゅうしけんきゅう、独:Redactiongeschichte, 英:Redaction crticism)は、聖書批評学の一つの方法である。単なる伝承の収集者であった聖書記者を、編集者としてみて、その役割を積極的に評価するのが編集史研究である。編集史批評とも呼ばれる。
1940年代から1950年代までに、ギュンター・ボルンカム、ハンス・コンツェルマンが、マタイの福音書とルカの福音書の著者がマルコの福音書を用いてどのように、自らの神学を表現したかということを論じた[1]。
脚注[編集]
1.^ 内田(1991年),p.750
参考文献[編集]
内田和彦「聖書批評学(新約)」『新聖書辞典』いのちのことば社、1991年
ウィリアム・E・ホーダーン『現代キリスト教神学入門』日本基督教団出版局、1969年
ハーヴィ・M・コーン著、松田一男訳『現代世界神学』聖恵授産所出版局、1985年
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文書仮説(ぶんしょかせつ、英: Documentary hypothesisとは、元々それぞれ独立・完結している諸文書を、のちに編者が組み合わせて、現在見るような形のモーセ五書(旧約聖書のうちの最初の5文書)が成立したとする説である。一人の人間(モーセ)によって書かれたとする、ユダヤ教・キリスト教の古代以来の伝統的理解と対立する。元の諸文書の数は4種と想定されることが多いが、文書の数はこの仮説の本質的部分ではない。
この仮説は、18~19世紀に、聖書の矛盾点を調和化する試みから発展したものである。19世紀末までには、4種の原資料があり、これを編者集団 (R) が編纂したという、大体の意見の一致に至った。この4種の原資料は J (ヤハウェスト資料)、E (エロヒスト資料)、D (申命記史家)、P (祭司資料)として知られる。
ドイツの神学者にして聖書学者ユリウス・ヴェルハウゼン(1844-1918)の研究は特に重要で、彼はこの4種の原資料の成立年代順序を JEDP と推定して、祭司の権力が増大していくという、ひとつの一貫したイスラエル宗教発展史を設定した。ヴェルハウゼンのモデルでは、この四資料は次のような出自を持つと考えられる。
J - Jahwist (ヤハウィスト)の略。前 950 年頃にユダ王国で書かれた。
E - Elohist (エロヒスト)の略。前 850 年頃に北イスラエル王国で書かれた。
D - Deuteronomium(申命記)の略。前 7 世紀のユダ王国の宗教改革時に書かれた。
P - Priesterschrift(祭司資料)の略。前 550 年頃のバビロン捕囚以降に書かれた。
この仮説を塗り替えようとする様々な新しいモデルが(特に20世紀後半以降)提案され続けているが、これら考え方術語は、新しい諸理論になお、基本的枠組みを提供し続けている。
アダムとエバ[編集]
『創世記』の創造の箇所は、聖書の文献批判的研究の聖書学での文書仮説では二つの異なる伝承の組み合わせになっていると考えられている。その分類に基づくアダムとエバの創造の記述は以下の通りである。
/祭司資料による伝承(『創世記』1:27-1:31)
/ヤーウィスト資料による伝承(『創世記』2:6-2:25)

LH比=悪玉コレステロール(LDL)と善玉コレステロール(HDL)の比率

http://www.hiranogh.com/hirakensa_hanashi007.html

動脈硬化指数(LDL/HDL)
LH比=悪玉コレステロール(LDL)と善玉コレステロール(HDL)の比率


当院ではLDLコレステロールとHDLコレステロールが同時依頼された場合、自動的にLH比を報告しています。計算式は LH比=LDL÷HDL となります。
 
以下が当院での基準値となります。
LDL/HDL比   総コレステロール     LDL      HDL     中性脂肪
正常値         130~199        70~119  40以上   45~149
境界域         200~219       120~139     
異常値         220以上        140以上  40未満   150以上

小型LDLは誰もがもっていますが、通常のLDLと小型LDLのどちらをより多くもっているかによって、「パターンA(通常のLDLが多い)」と「パターンB(小型LDLが多い)」の2つに分けられます。アメリカでの調査によると、パターンBの人はパターンAの人に比べ、心筋梗塞を起こす確率が約3倍高いことが分かっています。」
http://kanazawa-univ-pharm.jp/acanthus/pages/acnt01.html?p=2

Wednesday, June 18, 2014

Quattro giacche a fare i pali

 Quattro giacche a fare i pali

di ENRICO REGGIANI

Come e più che in passato, con i mondiali brasiliani da poco iniziati, il ruolo letterario e culturale del calcio si impone al centro della scena globale. Potrebbe essere una loro conseguenza virtuosa, visto che sempre meno numerosi, fortunatamente,
sembrano essere gli epigoni di coloro che sdottora(va)no della sua irrilevanza (quando non addirittura della pericolosità). Se pare ormai condivisa l’idea che i “rituali” del calcio propongano la «descrizione di una battaglia» (Alessandro Dal Lago, 1990), ci si è anche spinti fino a considerarlo — non senza qualche acrobazia concettuale e analogica — sia «una buona allegoria del lavoro letterario» (Cristina Taglietti, 2009), sia uno strumento di espressione della vacuità del lavorio del critico: «La fedeltà bovina al testo, ai marchingegni narrativi, alle strutture sociologiche hanno reso la critica tediosa come le trasmissioni calcistiche sulle quali si fa un gran disquisire sulla differenza tra 4-3-3 e 4-3-1-2» (Alessandro Piperno, 2009).
Saranno pure tediose quisquilie tecniche queste ultime, ma l’affascinante e prestigiosa Premier League delle culture anglofone, in cui queste ultime sembrano contendersi il trofeo della miglior letteratura in lingua inglese, mostra la sua straordinaria vitalità proprio a partire dalle differenti denominazioni di schemi, ruoli, zone del campo, tattiche, strategie e via scorrendo le voci dell’enciclopedia calcistica e le loro declinazioni “glo calizzate”.
Ne fanno fede, ad esempio, la miracolosa concentrazione di un’identità nazionale inclusiva che si respira in termini quali bafana bafana (entusiastico soprannome della nazionale sudafricana, traducibile come “Avanti, ragazzi!Avanti, ragazzi!”, interpretato spesso anche alla luce della forte inflessione comunitaria del concetto africano di ubuntu) o la fantasiosa intuizione personale
del giornalista Tony Horstead, al quale si deve la differente origine e vicenda del nomignolo dei Socceroos , evidentemente
modellato su kangaroo con immediato e costante successo, durante una serie di partite giocate dalla nazionale australiana nel Vietnam del Sud nel 1967.
Tanto fascinoso è l’intreccio tra pallone e parole che bisogna poi fare anche i conti con l’inesauribile cornucopia di citazioni
leggendarie che vengono catturate in rete e colà replicate senza posa e verifica.
Due, su tutte, meritano menzione in questa sede per il rilievo dei loro presunti autori e per l’efficacia di quanto comunque esprimono: «Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in novanta minuti», che la maggioranza dei citanti riferisce alla penna di George Bernard Shaw (o è del mitico allenatore Bob Paisley?), oppure «Il calcio è un elemento fondamentale della cultura
contemporanea», che a detta di molti sarebbe frutto della mente sapiente e sorprendente di Thomas S. Eliot! Alcune prosaiche e pignole verifiche incrociate negli scritti di entrambi i giganti letterari menzionati smentiscono tali monumentali paternità: ma chi scrive è prontissimo a ricredersi e attende con impazienza circostanziate e risolutive indicazioni bibliografiche.
È invece di paternità sicura l’idea che «è un segno distintivo di tutta la nostra epoca moderna che le masse sono mantenute quiete grazie alle battaglie. Lo sono, però, perché si tratta della simulazione di una battaglia; pertanto la maggioranza di noi sa ormai che il sistema dei partiti è stato popolare solo nel senso in cui è popolare un football match». Così Chesterton (nel sedicesimo
capitolo della Breve Storia dell’Inghilterra , 1917). Verrebbe da chiedergli: nel senso di partita di association football, il
calcio inglese, o di rugby football ? Accontentiamoci della lungimirante premonizione chestertoniana, ma, come si intuisce agevolmente, si tratta di differenza di non poco conto, anche sul piano delle implicazioni simboliche, nel quadro della cultura nazionale inglese.
Di autore altrettanto certo è anche uno splendido distico che conclude un testo poetico intitolato Dovessero splendere
lanterne, composto nel 1935: «La palla che lanciai giocando nel parco /Ancora non ha raggiunto il suolo». È tipica delle folgoranti corde creative del genio tumultuoso di Dylan Thomas (1914-1953), del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita, questa capacità di combinare poeticamente esperienze antropologiche ed epistemologiche in apparenza incompatibili e spesso sbrigativamente indicate come “s u r re a l i - stiche”: passato e presente, terra e cielo, individuo e comunità, regola condivisa e libertà individuale, potenza e atto, intenzione e incoscienza, silenzio e parola. Fu una dote, questa, davvero caratteristica del poeta gallese, la cui totalizzante simultaneità non può non richiamare al lettore attento la “bellezza pezzata” del meraviglioso Gerard Manley Hopkins, suggerendo persino la necessità di una più attenta valutazione dell’influenza esercitata sulla poesia di Thomas —
che si definiva un “sacro fattore” — dal grande codice biblico, dalla sua frequentazione giovanile delle chiese gallesi, nonché da una sua attrazione incompiuta e tutta da sondare nei confronti della fede cattolica.
Profondamente radicato in Hopkins è, senza dubbio, anche il poeta irlandese Seamus Heaney, scomparso di recente, al quale si deve il conclusivo, ampio frammento calcistico (in senso gaelico, ahimé, ma chi lo cita si augura che bellezza e pertinenza possano giustificare la licenza): «Con quattro giacche a fare i quattro pali / marcammo il campo, e basta. Aree e corner / presenti come la-
titudine / e longitudine sotto gobbe e cardi, / da convenire o contestare solo /al bisogno. Poi scegliemmo le squadre /varcando la linea che l’appello / dei nomi tracciava tra di noi. / Ragazzi urlanti da squarciar la gola, / la luce muore e loro vanno avanti, / il gioco ormai si gioca nella testa; / la palla vera presa a calci arriva / pesante come in sogno; il fiato corto / nel buio, le scivolate sull’erba / hanno un suono di sforzo in altro mondo... / Era veloce e costante, un gioco / senza necessità di avere fine.
/ Un qualche limite era stato oltrepassato, / c’era rapidità, progresso e non fatica, / un tempo extra, libero e imprevisto”
(Marcamenti. I, traduzione di Gilberto Sacerdoti). Libero — come scrisse Joseph Ratzinger, in occasione dei Mondiali in Sudafrica nel 2010 — nel segno della «disciplina della libertà; di esercitare con se stessi l’affiatamento, la rivalità e l’intesa nell’obbedienza alla regola
Osservatore Romano mercoledì 18 giugno 2014

Sunday, June 15, 2014

La recezione del Concilio in Giappone

La recezione del Concilio in Giappone

Andrea Bonazzi

Qualche tempo fa un professore della Waseda University che ha studiato in Germania, mi diceva ad un seminario che in alcune facoltà teologiche tedesche hanno smesso di parlare di Trinità e di Incarnazione, perché così facendo trovavano che il dialogo con l'Ebraismo e l'Islam diventava più agevole. Anche voi cattolici dovreste avere più coraggio e tentare questa via, aggiungeva. Ecco, in estrema sintesi, la compressione che gli intellettuali giapponesi hanno del Concilio.
Facciamo alcuni passi indietro per vedere come si è arrivati a questo, guardando ai momenti salienti della recezione. Il primo momento importante è senz'altro la traduzione della liturgia in giapponese del 1972, che è a tutt'oggi in uso. Questa traduzione presenta parecchi punti problematici dal punto di vista liturgico e pastorale, ma quello più gravido di conseguenze e' la scelta di parole per esprimere "Dio". Messa da parte quella di ascendenza confuciana che aveva ricevuto una robusta caratura trascendente da Matteo Ricci, si è optato per una parola di carattere più Taoista, perché è quella più usata nella parlata corrente. Questa operazione si basava su una scommessa: l'uso nella liturgia avrebbe portato questa parola ad avere gradualmente una connotazione sempre più biblica e monoteista. Cosa dire dopo quasi mezzo secolo: la liturgia ha aiutato a cristianizzare la società oppure la liturgia e' stata taoisticizzata? Come ognuno sa le scommesse si possono anche perdere.
Le risposte dei vescovi giapponesi al questionario del sinodo sulla famiglia (pubblicate in parte in italiano anche su Il Regno-doc) registrano il cedimento dei cattolici al "pensiero unico" dominante.
Dalla descrizione che ne fanno i vescovi si ricava un profilo di Chiesa tutt'altro che da "minoranza creativa" in terra di missione. Una Chiesa molto ripiegata sulla gestione dell'esistente. Molto vicina al profilo medio di quel cattolicesimo residuale, fortemente secolarizzato, simile a quello dell'area centroeuropea.
È una sorta di confessione esplicita di resa, da parte di coloro che pur hanno in sorte di guidare questa piccola Chiesa tra i moderni "pagani".

Ecumenismo al ribasso

Un secondo momento delle recezione lo possiamo vedere senz'altro nella traduzione interconfessionale della Bibbia del 1986. Un avvenimento reso possibile solo dalla spinta ecumenica del Concilio. Anche questa traduzione presenta molti aspetti problematici, tra cui il fatto che la parte cattolica ha fatto troppe concessioni alla tradizione protestante, ma lo spazio non ci consente di scendere qui nei dettagli. Basti per tutti un solo esempio.
Il pastore protestante della chiesa di Kawanishi mi dice che nella sua comunità hanno decisivo di aumentare, in solidarietà con i cattolici, le volte in cui ricordano quello che loro chiamano la "Cena del Signore". Di riflesso alcuni parroci cattolici hanno deciso di introdurre le "Celebrazioni della Parola (in assenza di presbitero)" come alternativa alla messa domenicale. Questo tipo di ecumenismo al ribasso è molto apprezzato in Giappone in cui il sincretismo è considerato una virtù. Non importa se poi la fede e la devozione eucaristica comincia a scricchiolare. Senza decisioni dogmatiche o senza struttura sacramentale, la Bibbia può essere letta anche come una qualsiasi sutra buddista.
In questo senso, come ho argomentato più ampiamente altrove (Inculturazione e dottrina della fede nelle teologie asiatiche, Sacra Doctrina - Anno 56° - 2011/3), più che una ricezione del Vaticano II, qui c'è bisogno di una recezione del Concilio di Nicea. Visto che il Giappone ha le risorse per ospitare le Olimpiadi, perché non si candida anche per ospitare magari un Congresso Eucaristico internazionale? Almeno potrebbe essere l'occasione per cristiani e non di accorgersi che la fede e la devozione eucaristica possono andare d'accordo anche con i più alti livelli scientifici.

Apertura alla società

Il terzo avvenimento attinente alla recezione lo possiamo individuare nella Convenzione nazionale per l'incentivazione della Evangelizzazione (NICE, National incentive Convention for Evangeliazation) del 1981 e protrattosi per oltre un decennio. Nella mente degli organizzatori questa doveva essere l'applicazione del Concilio alla realtà giapponese.
Per capire il senso di questa operazione, conclusasi sostanzialmente con un niente di fatto, dobbiamo rifarci ad una distinzione operata da Benedetto xvi in uno dei suoi ultimi discorsi. Il Concilio svoltosi nell'aula conciliare e sfociato nei documenti conciliari e nel magistero postconciliare, avrebbe avuto un "concilio parallelo" svoltosi sopratutto sui mass-media, orchestrato da vari "foyer" ideologici, e sfociato in una sorta di "magistero parallelo" che ha provocato e continua a provocare parecchi problemi. Se per comodità chiamiamo il primo Concilio A e il secondo Concilio B, il concilio che la suddetta Convenzione ha inteso recepire e' stato soprattutto il Concilio B. Lo slogan prevalente parlava di una chiesa aperta alla società, intendendo con questo una chiesa che non si attarda in problematiche dottrinali, ma che è pronta a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà sui temi di una società più giusta. In questo campo un aumento di attività lo si è potuto vedere. Si tratta di vedere quanto di pelagiano o semi-pelagiano ci sia in tante attività. Nel progetto di rinnovamento conciliare della diocesi di Osaka (Shinsei Keikaku) si invitano i laici a fare molte attività, ma non si parla mai della "universale vocazione alla santità" (il quinto degli otto capitoli della Lumen Gentium), quasi che i laici non abbiano bisogno di santificarsi. Papa Benedetto ha richiamato a più riprese l'attenzione su questo problema, anche Papa Francesco sembra essere molto guardingo su questo punto e ha più volte criticato la clericalizzazione dei laici.
Ma se è vero, come è stato detto, che la parte più innovativa del Concilio e' stato il rinnovamento del trattato "De Revelatione", su questo aspetto non si sono visti progressi di nessun tipo.
Se la chiesa per aprirsi alla società deve smettere di parlare di Trinità e di Incarnazione, vuol dire che la chiesa del Concilio ha finalmente accettato di essere una religione tra le tante, ed è questo quello che il professore della Waseda intendeva, e si meraviglia anche che ci sia voluto così tanto tempo per arrivare ad una conclusione a cui loro sono già arrivati da secoli.
Come Von Balthasar ha acutamente precisato, "visioni del mondo pre-cristiane e coscientemente post-cristiane possono essere strutturalmente simili, ma nella loro più profonda intenzionalità rimangono essenzialmente differenti, perché oggi il lievito del Cristianesimo è penetrato in tutta l'umanità. Per questa ragione, nel villaggio globale di oggi, è diventato molto difficile trovare qualcosa che sia semplicemente "pre-cristiano", perfino in visioni del mondo (in Asia per esempio) che apparentemente sono rimaste le stesse da tempi pre-cristiani. Molto spesso esse hanno assorbito elementi di Cristianesimo (o almeno biblici) per mostrare che non hanno bisogno del Cristianesimo per mantenere la loro pretesa di totalità" (H.U. Von Balthasar, Epilogue, Ignatius Press, San Francisco, 2004, p. 18, mia traduzione).
Se la chiesa postconciliare deve fare un servizio alla società, questo non può essere che quello di aiutare quella società ad essere aperta alla Rivelazione. Non si vede come possano esserci altri modi. E' stato così per i Greci, i Romani, i Galli, i Celti, gli Anglosassoni, gli Slavi, i Cinesi e i Coreani degli ultimi venti secoli, non si vede come possa esserci una eccezione solo per i giapponesi del ventunesimo secolo.



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Wednesday, June 11, 2014

Insight 606


Insight 606

 

存在+認識=解釈  解釈+意味=存在

 

存在
解釈
存在

 

憲法
憲法解釈
国のあり方
良寛の歌
編集
出版物
歴史
歴史学
学校の教科書
韓国のフェリー
運転
沈没
サッカーチーム
チーム編成
得点・不得点
人生
人生の意味を問う
生き方
 
 
 

 

存在論(形而上学)と認識論

 

Patterns of experience

-       Biological

-       Aesthetic

-       Dramatic

-       Practical

-       Intellectual

 

個人のバイアス・グループのバイアス・社会全体のバイアス

 

Universal viewpoint 普遍的視点

Monday, June 09, 2014

キリスト教以前とポスト・キリスト教

"Pre-Christian and consciously post-Christian views might be structurally similar, but in their deepest intentionality they remain essentialy different, since today the yeast of Christianity has permeated the whole of mankind. For that reason, it would be quite difficult in today's global village to find something naively {pre-Christian} even in world views (in Asia, for example) that have apparently remained the same since pre-Christian times. Quite often they will have absorbed Christian (or at least biblical) elements to show that they do not need Christianity in order to maintain their own claim to totality"
(H. U. Von Balthasar, Epilogue, San Francisco, 2004, p. 18)


キリスト教以前とポスト・キリスト教

キリスト教に未だに出会っていない世界観と、キリスト教を卒業したと思っている世界観は構造的に類似しているかもしれないが、キリスト教的酵母が全人類に浸透している今は、最も深い志向性としては、本質的に異なるものであり続ける。そいうわけで、今日の世界村においては、単純にキリスト教以前の世界観を、そのように思われている文化の中でさえ(例えば、アジアの諸文化)、見つけることが至難のわざである。逆に、全体的な独自性への自己主張を維持するためにキリスト教を必要としないことを示すために、キリスト教的要素(少なくとも聖書的要素)を吸収しているのはしばしばである。
(H. U. Von Balthasar, Epilogue, p. 18)


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Sunday, June 08, 2014

www.chiesa - link

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350810

I vescovi giapponesi lo riconoscono con candore:

"La Chiesa in Giappone non è ossessionata dalle questioni sessuali".

In questa e in altre loro affermazioni c'è l'ammissione di un diffusa rinuncia, da decenni, a proporre la novità cristiana sui terreni cruciali della vita e della famiglia.

In Giappone i cattolici autoctoni sono appena 440 mila, lo 0,35 per cento di una popolazione che non è mai stata cristianizzata nel suo insieme. Ma dalla descrizione che ne fanno i vescovi si ricava un profilo di Chiesa tutt'altro che da "minoranza creativa" in terra di missione. Una Chiesa molto ripiegata sulla gestione dell'esistente. Molto vicina al profilo medio di quel cattolicesimo residuale, fortemente secolarizzato, tipico dell'area centroeuropea.

Da questo punto di vista, anche la tesi cara a Jorge Mario Bergoglio di una Chiesa troppo sbilanciata, se non "ossessionata", durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sulle questioni dell'aborto, del matrimonio omosessuale e dei contraccettivi, appare contraddetta dai fatti.

Infatti, stando alle risposte al questionario presinodale finora rese pubbliche, non risulta in alcun modo che in Centroeuropa o in Giappone la "Evangelium vitae" o i "principi non negoziabili" siano stati un asse portante della pastorale della Chiesa degli ultimi decenni, a livello di vescovi, sacerdoti e fedeli, né che al posto di questo la Chiesa si sia prodotta in uno slancio missionario concentrato "sull'essenziale" della proposta evangelica.

Non è avvenuta né l'una né l'altra cosa, come prova, qui di seguito, l'antologia tratta dalle riposte dei vescovi del Giappone al questionario presinodale.

Il documento dei vescovi giapponesi – firmato da Peter Takeo Okada, arcivescovo di Tokyo e presidente della conferenza episcopale – è tanto più interessante perché frutto di una consultazione ristretta ai soli vescovi e ai superiori maggiori degli ordini religiosi maschili e femminili.

È una sorta di confessione esplicita di resa, da parte di coloro che pur hanno in sorte di guidare quella piccola Chiesa tra i moderni "pagani".


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Saturday, June 07, 2014

癌で亡くなった12歳の少女が『鏡の裏に託した家族へのメッセージ』に号泣 「幸せになれるかどうかは全て自分次第」など - エキサイトニュース(1/2)






癌で亡くなった12歳の少女が『鏡の裏に託した家族へのメッセージ』に号泣 「幸せになれるかどうかは全て自分次第」など

2014年6月6日 20時00分 (2014年6月7日 11時27分 更新)


生きていること、健康であることを当然のように思って、何気なく日々過ごしている人は多いのではないだろうか。そんな人達が、ハっと我に返らざるを得ない心に響くメッセージを紹介したい。癌(がん)で亡くなった12歳の少女が、鏡の裏に託した家族へのメッセージが死後に発見され、その前向きなメッセージが大きな感動を呼んでいるのである。

・癌で亡くなった少女が残したメッセージ
昨年、イギリス在住で12歳だったアテナ・オーチャードちゃんは、骨肉腫と診断され壮絶な化学療法による治療を開始した。しかし治療の甲斐もむなしく、5月28日家族に見守られるなか息を引き取った。そしてアテナちゃんの死後から数日後、父親のディーンさんが部屋に置いてあった鏡の裏に、彼女が書き連ねた数々のメッセージを発見したのである。

・死後に知った娘の想い
メッセージを読み始めたディーンさんは、あまりの驚きで呆然としてしまったという。「娘はメッセージのことを何も言っていませんでした。でもアテナらしいと思います。あまりにも辛くて、途中で読み続けるのが困難でした」と、生前には知りえなかった娘の想いに、彼は大きな感動を覚えたそうだ。

・前向きで希望に満ちた言葉の数々
弱りつつある体で受ける抗がん剤治療は、かなりの辛さだったはずである。それにもかかわらず、アテナちゃんのメッセージは前向きで希望に満ちた言葉で綴られ、12歳の女の子が書いたとは思えない人生観であふれているのだ。

以下で紹介するので、ぜひ命の尊さや一度しかない人生を後悔なく生きることの大切さを実感してほしい。

・アテナちゃんからのメッセージ
「幸せになれるかどうかは、全て自分次第」
「人生がハッピーエンドに終わるかどうかよりも、ちゃんと内容のある人生だったかが大事なの」
「人生の目的は、人生に目的をもつこと」
「幸せは目的地じゃなくて道順よ。そこを勘違いすると、平凡な人生になるか並外れた人生になるかの分かれ道になるの」
「家族がいてくれて感謝してる。信仰心を忘れず自由で幸せに、そして気を若く保ってね」
「人は私の名前を知ってても、私の人生は知らない」
「私が何をしたか知っている人も、私が何に耐えてきたかは知らない」
「愛はガラスみたいなもの。見た目は美しいけど壊れやすいから」
「愛は希少で人生は奇妙だわ。永遠に続く物なんてないし、人は変わっていく」
「どの日も特別だから最大限に生きなくちゃ。明日は不治の病になるかもしれないんだから、毎日精一杯生きてね」
「人生は、あなたが望まない限り最悪にはならない」

詩のように美しく、悟りを開いたようなアテナちゃんの人生観に胸を打たれる人は多いに違いない。
貴重な毎日を無駄にしないよう、一日一日を大事に過ごしたいものだ。

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"Siate felici", inno alla vita di una 13enne malat

"Siate felici", inno alla vita di una 13enne malata
​Un inno alla vita, un testamento spirituale lasciato ai familiari da chi ha incontrato la morte troppo presto. Tremila parole dietro uno specchio per ricordare che "anche se non ci sarà un lieto fine, quello che conta è la storia". Athena aveva solo 13 anni quando la settimana scorsa ha perso la propria battaglia contro il cancro. Prima di andarsene, ha lasciato dietro lo specchio della cameretta i suoi pensieri e le sue parole. Riordinando le sue cose dopo la morte, i genitori hanno ritrovato quelle frasi, nelle quali Athena esprime positività e gioia. "La felicità è una direzione, non una destinazione. Sii felice. Sii grato perché esisti".

Poco prima di Natale, Athena è svenuta nella cucina della sua casa, a New Park, nel Leicester, Inghilterra. In ospedale una terribile diagnosi: osteosarcoma, cancro alle ossa. Dopo un'operazione di emergenza di 7 ore e mezza per rimuovere il tumore dalla spina dorsale, sono iniziati i mesi di chemioterapia, che le hanno fatto perdere i capelli e l'hanno debilitata nel fisico, ma non hanno intaccato il suo spirito positivo e la sua forza d'animo. "Ho iniziato a leggere ma poi mi sono dovuto fermare. Era troppo, mi spezzava il cuore", ha detto il padre Dean, intervistato dal Daily Mail. "Non potevo crederci, è stato toccante".

Tanti i pensieri, sulla vita, la morte, l'amore, tra le righe sul retro dello specchio: "L'amore è raro, la vita è strana, niente è per sempre e la gente cambia. Ogni giorno è speciale, perciò vivilo fino in fondo, potresti prendere una malattia mortale domani, perciò dai il massimo. La vita è brutta solo se tu la rendi così".

La sua storia ha commosso il Paese ed è rimbalzata sui media internazionali dopo che i genitori hanno voluto divulgarla. "Era una persona molto spirituale. Non ce ne aveva mai parlato, ma questo è quel genere di cose che avrebbe fatto". "Era una ragazza bella e atletica, la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto", ha raccontato Caroline, la madre di Athena, che lascia 6 sorelle e 3 fratelli. "È sempre stata una ragazza positiva: anche quando si trovava in ospedale cercava di consolarmi e di dirmi di non piangere". La malattia, particolarmente aggressiva, l'ha portata via in pochi mesi. Ha lottato finché ha potuto, consapevole che il lieto fine non sarebbe arrivato.



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Monday, June 02, 2014

Domani 3 giugno e' il decimo anniversario di Clotilde

Domani 3 giugno e' il decimo anniversario di Clotilde, a cui dedico il seguente inno tratto dalla letteratura sapienziale




LA PERFETTA PADRONA DI CASA

Una donna perfetta chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Essa gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Ella è simile alle navi di un mercante,
fa venire da lontano le provviste.
Si alza quando ancora è notte
e prepara il cibo alla sua famiglia
e dà ordini alle sue domestiche.
Pensa ad un campo e lo compra
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge con energia i fianchi
e spiega la forza delle sue braccia.
E' soddisfatta, perché il suo traffico va bene,
neppure di notte si spegne la sua lucerna.
Stende la sua mano alla conocchia
e mena il fuso con le dita.
Apre le sue mani al misero,
stende la mano al povero.
Non teme la neve per la sua famiglia,
perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.
Si fa delle coperte,
di lino e di porpora sono le sue vesti.
Suo marito è stimato alle porte della città
dove siede con gli anziani del paese.
Confeziona tele di lino e le vende
e fornisce cinture al mercante.
Forza e decoro sono il suo vestito
e se la ride dell'avvenire.
Apre la bocca con saggezza
e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà.
Sorveglia l'andamento della casa;
il pane che mangia non è frutto di pigrizia.
I suoi figli sorgono a proclamarla beata
e suo marito a farne l'elogio:
«Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,
ma tu le hai superate tutte!».
Fallace è la grazia e vana è la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Datele del frutto delle sue mani
e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.

(dal Libro dei Proverbi)









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