Wednesday, October 25, 2006

Sondaggi e statistiche

I sondaggi sono come il profumo, è bene annusarlo, ma non berlo

Francesco Rutelli, vicepremier, sui sondaggi che danno in crisi di consensi il governo di centrosinistra.

Tuesday, October 24, 2006

Ragione Ragion Pratica Desideri da Platone a Kant

Rémi Brague, Avvenire 22 ott. 2006

In quello che è forse il suo capolavoro, il breve L'abolizione dell'uomo (1943), Lewis riprende l'antropologia sviluppata da Platone nella Repubblica e ne mostra la potente attualità. Lo fa però in negativo mostrando che, senza quell'antropologia o per lo meno senza il suo contenuto, che resta valido anche se i dettagli un po' mitici possono scomparire, non è possibile pensare l'uomo e forse neppure rispettarlo. Platone distingue non due ma tre parti nell'animo umano. La più alta, che troneggia nella testa, è la capacità di calcolo; noi ne abbiamo fatto, a partire dal latino ratio, da reor, "calcolare", la "ragione". La più bassa, relegata nell'addome, è formata dai desideri: fame, sete, appetito sessuale. Tra le due, e perciò situata nel torace, Platone colloca una facoltà che chiama thymos.

Questo termine greco designa il ribollire della collera. E' la collera che ci permette di rifiutare il disonore di sottometterci, di affermare noi stessi nella nostra indipendenza. La facoltà intermedia è dunque il principio della nostra identità e della nostra libertà. E' il principio della nostra azione. La facoltà di calcolare e il desiderio hanno un punto in comune: ci lasciano passivi davanti al risultato dei nostri calcoli o davanti alla pulsione che ci trascina verso l'oggetto desiderato. La "ragione" l'abbiamo in comune con gli angeli, se esistono. E supponendo che sia solo calcolo, ce l'hanno anche i computer, e forse più di noi. I desideri li condividiamo con gli animali. La "collera", invece, esiste solo nell'uomo di cui è privilegio.La facoltà intermedia consente alla ragione di agire sui desideri, di reprimerli quando superano i limiti, di guidarli quando s'ingannano sull'oggetto che può davvero soddisfarli, e dunque di educarli, affinarli. Consente, d'altra parte, alla ragione di non accontentarsi di guardare passivamente quanto si offre al suo sguardo contemplativo, ma di impegnarsi nell'azione. E' per suo tramite che la ragione diventa "pratica" - un'espressione di Kant, ma da lui presa in prestito a una tradizione ben più antica che trova origine in Aristotele. Costui non parla del thymos nel senso di Platone, ma riconosce anch'egli il suo equivalente nell'animo umano. Preferisce vedervi una dimensione inferiore della ragione, che non è capace di parlare direttamente ma che riesce a capire cosa le consiglia la ragione propriamente detta. Poco importa il nome di quest'intermedio. Ma senza di esso non c'è più nulla che possa dirci come fare "bene": galateo a tavola, educazione, morale, tutto quello che si chiama "cultura" scompare.Per di più, è questa facoltà intermedia a unificarci. Senza di lei, saremmo una ragione posta su desideri. Saremmo tentati dal crederci nati da una caduta della ragione esiliata nella melma dei desideri. Tentati anche di vergognarci di questo corpo desideroso e impuro, e di tentare in ogni modo di fuggirlo al più presto. La presenza mediatrice del thymos consente all'uomo di vivere in pace con se stesso, lo riconcilia con il proprio destino di essere intermedio, né angelo né bestia.Ebbene, Lewis dice di temere l'avvento di quelli che chiama bizzarramente gli "uomini senza torace". Alludendo al modo in cui Platone colloca le facoltà dell'anima in diverse parti del corpo, con quell'espressione si riferisce a uomini privi di thymos. A rigore di termini non sarebbero neanche più uomini, ma come dirà bene un pensatore del Medioevo, Pierre de Jean Olivi, a proposito di creature alle quali mancasse la libertà: «Bestie dotate di intelletto». In tali esseri la ragione non potrebbe agire sui desideri. Le due fac oltà estreme sarebbero lasciate ciascuna a se stessa, passando di colpo alla forma più intensa e più esclusiva. La ragione impazzirebbe in un sogno di calcolabilità e di pianificazione universale. Da parte loro, i desideri si sottrarrebbero a tutto ciò che potesse nobilitarli.Quando i due si incontrassero, sarebbe per mettere la tecnica più perfezionata a servizio degli istinti più brutali: la fisica nucleare a servizio della guerra, la chimica a servizio della Shoà, Internet a servizio della pornografia. Il nostro compito attuale non è innanzitutto quello di limitare la "ragione superba", anche se così ci immaginiamo, per dirla con una formula di Kant, di far spazio alla fede. Al contrario, il nostro compito è quello di restituire alla ragione la sua dimensione piena, di renderla nuovamente capace di dirci non solo cosa è vero, ma anche cosa vale la pena d'essere fatto, di riconquistare tutto quello che rischiamo di abbandonare all'irrazionale.

John Lennon Imagine

Father Cantalamessa's Good Friday Homily In St. Peter's

VATICAN CITY, APRIL 18, 2003 (Zenit.org).-
Here is a translation of the homily that the Papal Household preacher, Capuchin Father Raniero Cantalamessa, delivered in the presence of John Paul II, during the Good Friday celebration of the Lord's Passion in St. Peter's Basilica.
* * *
He is our Peace


"Imagine there's no heaven / it's easy if you try. / No hell below us / above us only sky. Imagine all the people / living for today. / Imagine there's no countries / it isn't hard to do. / Nothing to kill or die for / and no religion too.Imagine all the people / living life in peace. / You may say I'm a dreamer / but I'm not the only one. / I hope some day you'll join us / and the world will live as one."[1]

I think it was Plato who coined the maxim: "Philosophers are the teachers of the old; poets are the teachers of the young." Today the songwriters, not the poets are the teachers of the young; music more than poetry. How many millions of young people there are who draw their vision of life from that of their favorite songwriter, or even of their favorite song. Set to a persuasive tune, the words that I quoted are a kind of gospel, and not only to the young. In these times of delusion and disturbance in which we live, that song has come to be heard again and again over the radio and during peace-rallies.Nor can we leave it at that without offering a response. Jesus once took his cue from what the children of his time were singing in the squares ("We played the pipes for you, and you wouldn't dance; we sang dirges, and you wouldn't be mourners") and drew a lesson from it (see Matthew 11:16-17). We need to follow his example.
* * *
The first question to ask is this: why make the effort to "imagine" something that we have had before our eyes right up to yesterday? A world without heaven or hell, with no religion, no loyalties to country, with no possessions, no private property, where people are taught to live only for "today," or here below -- is not this exactly the world that the totalitarian communist regimes set out to achieve? The dream, then, is nothing new; but for those involved in it, it was more a nightmare than a dream."No more heaven, no more hell": neither is it the first time that these words have been heard in our world. "If God exists, man is nothing. God doesn't exist! Happiness, tears of joy! No more heaven. No more hell! Nothing but the earth," are words a well-known philosopher and playwright put on the lips of one of his characters at a time when atheistic existentialism was rampant. [2]

But the same author wrote another play, Closed Doors. Three characters -- a man and two women -- come into a room one after the other, a short time apart. There are no windows, the light is at its brightest and there is no way to switch it off, the room is suffocatingly hot, and the only thing in it is a sofa. The door is closed. There is a little bell there, but it gives no sound. What is it all about? Three dead people, and they are in hell.They pry into one another's lives until their souls are stripped bare, all the faults of which each is most ashamed are drawn out into the open and mocked mercilessly by the other two. Then one of them says to the others: "Remember the sulphur, the flames, the gridiron. All nonsense. There is no need of any gridiron; hell is the Others."[3] They had thought hell abolished; they found it simply shifted to earth.
* * *
The song that I quoted, however, contains a longing for something good and holy which we should not ignore, no matter how mistaken the ways it suggests to achieve it. Let's listen to another "song" about peace and unity that was written two thousand years ago."He is our peace and has made the two into one and broken down the barrier that used to keep them apart [・], destroying in his own person the hostility.This was to create one single New Man in himself out of the two of themand by restoring peace through the crossto unite them both in a single Bodyand reconcile them with God.In his own person he killed the hostility.He came to bring the good news of peace,peace to you who were far away and peace to you who were near at hand.Through him both of us have, in the one Spirit,our way to come to the Father" (Ephesians 2:14-18).
Here too, we are shown a world where all the people are "living life in peace," where all "live as one," but achieved in a very different way. "He ... has made peace, destroying in himself the enmity." Destroying enmity, not the enemy; destroying it in himself, not in others! In that same era there was another great man who declared to the world that peace had come. In the ruins of a mosque in Asia Minor, a copy was found of the famous "Index of Undertakings" of the Emperor Augustus. It celebrates the Pax Romana that he had brought to the world, defining it "parta victoriis pax," a peace that is the fruit of military victories.[4] Jesus is not concerned with this kind of peace at all, but reveals another, superior kind. He says, "Peace I leave with you, my peace I give you. I do not give to you as the world gives" (John 14:27). His peace is also the "fruit of victories," but victories over himself and not over others; spiritual victories, not military ones. The Apocalypse exclaims, "The Lion of the tribe of Judah .... has triumphed," "vicit leo de tribu Juda" (5:5), but St Augustine explains: "Victor quia Victima," Victor because victim.[5]

Jesus has taught us that there is nothing to kill for but there is something to die for.
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The Gospel way to peace makes sense not just in the private sphere of faith, but also in the political and social sphere. The world order itself demands today that Christ's way to peace replace Augustus'. The modern conscience can no longer accept what Virgil put to his fellow citizens as their calling: "Tu regere imperio populos, Romane, memento," your task, Rome, is to be ruler of the peoples.[6] Every nation has the right to govern itself.It is clear to us today that the only way to peace is by destroying enmity, not the enemy (should we destroy half the population of the world dissatisfied with the way things are? And how do we identify the enemy where terrorism is concerned?). Someone once took Abraham Lincoln to task for being too courteous to his enemies, and reminded him that his job as President was to destroy them. Lincoln answered, "Do I not destroy my enemies when I make them my friends? "Will that great President of the United States find someone to take up the tremendous challenge? Enemies are destroyed with armies, but enmity with dialogue. Before putting it to the nations, the Church, led by the Pope, is setting out to apply this program in relations between religions.
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But so far we have taken in only half of the Christian message of peace. One of today's popular slogans says, "Think globally, act locally." It applies especially to peace. You can't make peace the same way you make war. To make war requires long preparations: gathering a large army, planning strategies, making alliances, and then launching a coordinated attack. Those who would start immediately and alone would undoubtedly meet defeat.The way to make peace is exactly the opposite: scattered we may be but we begin at once, even as the only one, beginning with as little as a simple handshake. Millions of drops of dirty water will never make a clean ocean. Millions of people with no peace in their hearts, or of families without peace in their homes, will never make a humankind at peace. One of the messages of John Paul II for Peace Day, that of 1984, was titled "Peace is born of a new heart."What sense would it make to march through the streets shouting "Peace!" if you do it with threatening fist and breaking windows as you go? It is a praiseworthy thing to hang a peace flag from your own window, but what sense would it make if in your own home your voice is raised, your will is a tyranny imposed, building up walls of hostility or of silence? Would it not be more fitting, in that situation, to take down the peace flag hanging outside and put it up inside your home?
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But for us, gathered here, there is also something to do. Jesus came to announce "peace to those who were far away and peace to those who were near at hand." Peace with those who are "near at hand" is often more difficult than peace with those who are "far away." Jesus said, "If you are bringing your offering to the altar and there remember that your brother has something against you, leave your offering there before the altar, go and be reconciled with your brother first, and then come back and present your offering" (Matthew 5:23-24).Shortly we will be coming forward to kiss the cross. If we do not want Jesus to look down from his cross and remind us: "Go first and be reconciled with your brother," our kiss must be intended not only for him, our head, but also for his entire body.There was a time when, at the end of Lent or at the end of a popular Mission, it was the custom to make a "bonfire of vanities." A fire was lit around a stake set up in the main square of the town, and all the people tossed into it all instruments of vice and articles of superstition that they had in their homes. They made a bonfire of vanities; let us make a bonfire of hostilities. Let us cast into the arms of the crucified Christ and into the blazing furnace of his heart all hatred, all rancor, resentment, envy and rivalry and every desire for revenge."Through him both of us have in the one Spirit the way to come to the Father." "Both of us" no longer means only Jews and Gentiles, but also Christians and Muslims, Catholics and Protestants, clerics and lay people, men and women, black and white. ...
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Here we have the Gospel's answer to the song "imagine": "and the world will live as one." We know the objection, "Two thousand years have passed since that time, and what has changed?" B ut let us make no mistake: the world reconciled, made one Christ, already exists. That is the world that God sees when he looks at this tormented planet of ours, for in a single glance God embraces all the past, the present and the future together.What St Francis of Assisi said of each person is true also of the world: "What a person is before God, that he is and no more."[7] The world is what it is in God's eyes, and before God there is, now already, "no distinction between Jew and Greek, slave and free, male and female, but all are one in Christ Jesus" (Galatians 3:28).Let us pray:"Lord Jesus Christ, you said to your apostles:'I leave you peace, my peace I give you.'Look not on our sins,look on the faith of your Church-- look at the suffering of your people,look at the prayers of your Vicar,look above all at the blood you shed for us on the cross --and grant us the peace and unity of your kingdomwhere you live for ever and ever. Amen."
* * *
[1] John Lennon, "Imagine."
[2] J.-P. Sartre, The Devil and the Good, X,4 ( ed. Gallimard, Paris 1951, p. 267.
[3] J.-P. Sartre, Closed Doors, sc. 5 (ed. Gallimard, Paris 1947, p. 93).
[4] Monumentum Ancyranum, ed. Th. Mommsen 1883.
[5] St. Augustine, Confessions, X,43.
[6] Vigil, Aeneid, VI, 851.
[7] St. Francis of Assisi, Admonitions, XIX (St. Francis of Assisi, Early Documents, I, New York 1999, p. 135).
ZE03041801

想像してごらん ジョン レノン

想像してごらん
天国はないと
想像してみるのはたやすい
みんなの下に地獄はなく
みんなの上には空があるだけ
想像してごらん
みんな今日のために暮らしていると

想像してごらん
国はないと想像するのは難しくない
殺す目的も死ぬ目的もない
宗教もない
想像してごらん
みんな平和に暮らしていると

君は僕を夢想家と言うかもしれない
でも僕一人だけじゃないんだ
いつか仲間に加わってほしいなと思う
そしたら世界はひとつとなって生きる

Friday, October 20, 2006

Ideologia del "Politically Correct"

questa ideologia e' nata in Europa, trovando alimento nelle teorie decostruzionistedei Foucault e dei Derrida, e abbia colonizzato il mondo accademico e culturale anglosassone. Nel suo ultimo libro “Umanesimo e democrazia”, Edward Said ha descrittoin modo illuminante come sia avvenuto il processo (di cui egli è stato un protagonista)di distruzione della cultura umanistica un tempo dominante nelle grandi universitàamericane e che era centrata attorno ai grandi classici greci, latini ed europei, daOmero a Eschilo, da Platone alla Bibbia, da Virgilio a Dante da Shakespeare a Cervantese Dostoevskij. Oggi tutti marginalizzati o epurati da un nuovo “umanesimo” politicamentecorretto e terzomondista che rigetta il razzismo “orientalista” di cui sarebbe intrisaquella cultura. La Columbia University rifondata da Said è l’emblema di questo “politicamente corretto” fondato sull’odio di sé dell’occidente, che è ferocemente intransigente contro ogni sua minima “colpa” e massimamente tollerante nei confronti delle trasgressioni degli “altri”, degli “esclusi”, che sono per definizione “buoni”.

Giorgio Israel su: Il Foglio 18 ott. 2006

Thursday, October 19, 2006

Liberta' e Grazia

Cosa è la libertà rispetto alla Grazia? Allo stesso tempo, nulla e tanto. Nulla perché la libertà non produce la Grazia, tanto perché “la coscienza non può volgersi al bene se non nella libertà” (Gaudium et spes, n. 17).

E del resto cosa è la città terrena rispetto alla Gerusalemme celeste? Nulla e tanto. Nulla perché quella Gerusalemme è e resta un Dono, tanto perché l’indole della vocazione umana alla salvezza è comunitaria fatta cioè di relazioni per le quali la libertà personale è una soglia ineludibile che una città civile può concorrere a presidiare e sostenere.

Così anche speriamo: mentre attendiamo ed invochiamo la Seconda Venuta possiamo attendere alla città ed alla sua abitabilità, alla città come forma civile – per quanto mai perfetta e definitiva – di quella “tavola della vita” (Conferenza Episcopale USA, Faithful Citizenship 2004) cui siamo stati ammessi e dalla quale il Signore ci chiede che sin d’ora nessuno sia escluso.

Luca Diotallevi

Ideologia e discernimento

Chi è preda dell’ideologia sa sempre dove andrà a parare e si mantiene in allenamento ripetendo sempre le stesse parole.

Chi si mette nell’obbedienza di un discernimento non sa mai come andrà esattamente a finire e dovrebbe essere disposto a finire con i piedi, con il cuore e con la testa laddove non avrebbe mai pensato di finire. Questo spirito di discernimento non si assume per volontà, ma per umiltà e spesso attraverso umiliazioni.

Luca Diotallevi

Chiesa "pacificatrice, non pacifista"

La globalizzazione mette in crisi lo Stato e dunque il suo modo, per lungo tempo piuttosto efficace, di rendere riconoscibile la forza fisica legittima, quanto all’essenza identica alla forza protagonista di ogni atto di violenza, e dunque di renderla distinguibile dal mero sopruso.

Ora, la globalizzazione non mette in crisi in alcun modo la politica, e dunque innanzitutto la utilità di disporre di una forza fisica legittima da utilizzare per minacciare chi intende violare le norme condivise e per coercire l’eventuale effettiva violazione di queste. Però, nell’èra degli Stati (per definizione territoriali) il confine spaziale evidenziava anche un importante limite tra un uso legittimo della forza fisica legittima (ad esempio quella di una azione di polizia) ed un uso illegittimo della forza fisica legittima (come nel caso di una guerra di aggressione da parte di uno Stato ad un altro Stato). Ora, la fine degli Stati, e di gran parte se non di tutto il significato dei loro confini, ci crea enormi problemi già in sede analitica. Evidentemente, a parte il caso della difesa da una aggressione, non è più qualificabile come ‘guerra’ ogni uso della forza fisica al di fuori degli (ex) confini di un (ex) Stato.

Certo non abbiamo ancora idee ed istituzioni per dar forma certa, modalità proporzionata ed esecuzione imputabile a questo e ad altri aspetti della politica globale, ma non per questo dobbiamo restar preda di nostalgie o nasconderci cinicamente dietro fantasmi. Ciò anzi vuol dire che è in questa direzione che dobbiamo concentrare i nostri sforzi per promuove sempre e quanto più possibile la pace e la regolazione non bellica dei conflitti. La situazione è così nuova che non possiamo neppure affidarci a sperimentate e comode analogie. Se è vero che la città, anche globale, ha bisogno di poteri limitati e bilanciati, anche in accordo con l’insegnamento sociale della Chiesa, ogni progetto di “Stato globale” diventa qualcosa da temere e da contrastare con fermezza. Come contrastare altrimenti gli eventuali abusi di un monopolio globale della forza fisica legittima? Chiaramente la soluzione, che per ora nessuno ha, dobbiamo cercarla nella direzione di qualcosa che somigli piuttosto ad un ordine policentrico, in cui i poli caratterizzati da democrazia, economia di mercato, libertà religiosa, libertà scientifica, ecc. sappiano controllare i poli meno liberali tenendoli dentro – finché possibile –, mantenendoli in minoranza e stimolandone la positiva evoluzione, piuttosto che escludendoli. Nessuna delle istituzioni internazionali di cui disponiamo deve essere considerata perfetta od idolatrata, ma, per la prospettiva appena accennata, esse appaiono come risorse non uniche ma dalle quali è difficile prescindere.
Una credibile minaccia a sostegno di leggi e trattati ma anche di alcuni diritti individuali, una certa efficace coercizione di chi li viola, il rifiuto di considerare ancora imperseguibili su scala internazionale tiranni che si trovassero anche ad essere formalmente “governanti legittimi di Stati sovrani”, e altro ancora, è oggi divenuto meno infrequente perché non consideriamo ‘guerra’ ed abbiamo praticato un certo uso della forza fisica legittima in parte almeno a prescindere dal vecchio modo di intendere i confini statuali.
Senza aver presente questo insieme di novità fattuali, sarebbe difficile capire, ad esempio, come mai Giovanni Paolo II, proprio mentre spendeva tutta la sua autorità e tutte le sue residue umane energie per scongiurare sviluppi militari ad una recente gravissima crisi politica globale, con forza continuasse a sottolineare che la Chiesa è “pacificatrice, non pacifista”.

Luca Diotallevi

Due modelli di laicita' dello stato + Civil Religion

All’interno della modernità vi sono infatti almeno due grandi famiglie di soluzioni alla istanza, dalle profonde radici cristiane, di separazione tra i poteri religiosi e tutti gli altri poteri civili (aspetto della più generale istanza della separazione dei poteri e della differenziazione delle istituzioni).

Nella soluzione offerta dal paradigma della laïcité trova un culmine (esemplarmente realizzato dalla Francia giacobina e poi dalla legislazione novecentesca di questo stesso paese), con riguardo alla religione, una variante del processo di egemonia della politica su ogni istituzione sociale avviatosi con l’esito della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648). La ragione dello Stato sacralizza i propri princìpi ed i propri testi, elabora ed impone la propria etica, dà forma all’unico ed uniforme spazio pubblico dallo Stato stesso completamente controllato.

Diversamente, la soluzione offerta dal paradigma della religious freedom, il cui originario riferimento storico è il Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America (1791), esprime, con riguardo alla religione, un orientamento alternativo a quello anzidetto, guidato dall’idea di una società aperta e plurale, articolata in numerose istituzioni – incluse quelle religiose – reciprocamente capaci di controllo e di riequilibrio, di una società non senza politica ma senza Stato (stateless society). Come è noto, questo emendamento fissa una coppia di principi: nessuna integrazione di una organizzazione religiosa nel sistema politico – disestablishment of church – e affermazione del valore essenziale del contributo (dunque tendenzialmente incoercibile) della religione alla vita pubblica – free excercise.

Se la modernità è istanza anche cristiana di separazione tra politica e religione, i due paradigmi di modernità appena ricordati ci si offrono attraverso due variegate famiglie di concrete istituzionalizzazioni di questa separazione. In un caso – quello della laïcité – di separazione con subordinazione (della religione alla politica) e nell’altro – quello della religious freedom – di separazione senza subordinazione.
Evidentemente, ciascuno di questi due orientamenti generali fornisce una risposta molto diversa al quesito sulla legittimità del concorso pubblico che la speranza cristiana può dare alla impresa civile. Tale concorso è nella prospettiva della laïcité, nel migliore dei casi, accessorio e sempre sub sudice, nella prospettiva della religious freedom è essenziale e rimesso al regime del pubblico confronto.


Non possiamo dimenticare che non è mancato chi nella sottolineatura di un ruolo pubblico per la Chiesa ed il cristianesimo ha trovato motivi per temere una riduzione di questo a religione civile. Di nuovo conviene tornare alla alternativa tra laïcité e religious freedom. Mentre nella prospettiva della laïcité religione di Chiesa e religione civile sono fenomeni dello stesso genere, e quest’ultima si propone di soppiantare quella (almeno in pubblico), nella prospettiva della religious freedom religione di Chiesa e religione civile sono fenomeni distinti che svolgono funzioni diverse, ed è la religione civile ad essere vincolata (tra l’altro) alla religione di Chiesa, e senza alcuna reciprocità.

Santita' nella citta'

Un santo può anche attraversare la città come Giona, ma perché mai un santo, chiamato a fuggire, combattere ed anche a partecipare della vittoria sul mondo dovrebbe impegnare le proprie energie in una qualsiasi impresa civile, di norma non fatta di gesti di carità come quelli del samaritano (cfr. Lc 10,30) pur a tutti comandati, ed impegnarsi come san Bernardino da Siena – per esempio – ad orientare e sostenere la riforma del mercato finanziario?
(...)
Il santo (il battezzato) è chiamato a fare quanto nelle sue possibilità per la città perché è amico delle donne e degli uomini e della loro libertà, consapevole che essi “possono volgersi al bene soltanto nella libertà” (Gaudium et spes, n. 17), libertà per cui il mondo – in quel senso preciso – è una minaccia e la città una tutela.

Luca Diotallevi
specialista in scienza della politica e sociologia della religione, insegna all'Università di Roma Tre

Santita'

«Santità, infatti, significa costruire la propria maturità umana come Dio la sogna, guardando il Figlio». Nella santità la creatura col suo limite e la sua colpa non si dissolve in una sorta di aura sacrale ma si libera e si ri-crea.

Gianfranco Ravasi Avvenire, 18 ottobre 2006

Tuesday, October 17, 2006

Extra media nulla salus

"La ricerca della visibilità può distrarre dall’essenziale».
Card. Piovanelli, Famiglia Cristiana

Monday, October 16, 2006

Seconda navigazione 第二の航海

ΔΕΥΤΕΡΟΣ ΠΛΟΥΣ
deuteros plous
The second voyage
『パイドン』99 A-102 A
「第二の航海」

航海術からとられた比喩で、風が止み船が失速し、凪から逃れるために檻で漕がなければならないことを言う。帆を使ってなされる「第一の航海」は、自然哲学者の方法に沿って論じた哲学を意味する。これは簡単であるが、停滞に終わる。そこから、もっと難しい骨折りしなければ思考が始まる。
ソクラテスは『第二の航海=仮説帰納法=公理化の要請=多元的世界への船出=ヒュポテシスの方法』を次のやりかたで新たに出発した。すなわち、それぞれの場合に、私が最も強力であると判断する「ロゴス」を前提として立てたうえで、このロゴスと『多元的に調和するもの』を真と定め、調和しないものを真ではないと定めるのだ。
この方法で哲学史において初めて、超自然的な原理に到達される、画期的な箇所である。
La seconda navigazione é una metafora desunta dal linguaggio marinaresco e indica quella navigazione che si intraprende quando cadono i venti e la nave rimane ferma : in tale circostanza si deve por mano ai remi , e in tal modo , con la forza delle braccia , si esce dalla situazione prodotta dall'incombere della bonaccia . La " prima navigazione " fatta con le vele al vento corrisponde al tragitto compiuto da Platone sulla scia dei naturalisti e con il loro metodo , che lo ha lasciato in posizione di stallo . La " seconda navigazione " , assai più faticosa ed impegnativa , é quella condotta con il nuovo metodo dei ragionamenti che portano al trascendimento della sfera del sensibile e alla conquista del soprasensibile . Questo passo é per molti " una pietra miliare nella storia del pensiero occidentale " , in quanto ne segna una svolta decisiva , perchè costituisce " la prima dimostrazione razionale dell'esistenza di un essere oltre quello sensibile , ossia di una realtà soprasensibile e trascendente " . I problemi più importanti della filosofia ( ci dice Platone ) risultano strettamente legati al problema della generazione , della corruzione e dell'essere delle cose , e in particolare al problema di fondo del perchè esse nascono , perchè si corrompono , e perchè sono . Ebbene Platone dice , per bocca di Socrate , di essere partito da giovane proprio da questi problemi di fondo e di aver cercato di risolverli sulla scia delle indagini condotte dai filosofi naturalisti . Ma , rimanendo nell'ambito dell'indagine della natura propria di questi filosofi , le risposte a questi problemi risultavano di carattere puramente fisico-naturalistico . La vita deriverebbe dai processi del caldo e del freddo . Il pensiero deriverebbe dal sangue , o dall'aria , o dal fuoco o dal cervello come organo fisico . E in modo analogo si spiegherebbero tutte le altre cose . Ma in realtà questi tipi di spiegazione risultano essere inconsistenti e contradditori e creano difficoltà dalle quali non si può uscire ( portano nella posizione di stallo della bonaccia ) . Fra i filosofi naturalisti , uno poteva sembrare , di primo acchito , in grado di far uscire dalle difficoltà , ossia Anassagora , con la sua dottrina dell' Intelligenza , che dovrebbe essre la vera causa delle cose . Ma a questa affermazione , di per sè eccellente , Anassagora non seppe dare adeguato fondamento . Il metodo di ricerca di carattere naturalistico che egli seguiva , non poteva permetterlo . In effetti , affermare che l'Intelligenza é la causa che ordina e fa essere tutte le cose , significa dire che essa dispone tutte le cose nella migliore maniera possibile . Ma questo implica che l'Intelligenza e il Bene siano connessi in modo strutturale e che la prima si possa ben comprendere solamente in relazione con il secondo . In particolare Anassagora sostenendo la tesi dell'Intelligenza come causa delle cose , avrebbe dovuto spiegare il criterio del meglio in funzione del quale essa opera , con tutto ciò che da questo consegue .

Thursday, October 12, 2006

Irrational God and truncated reason

"it is important to unveil the falsehood of the concept of an irrational God, following which one can calmly justify instigation to the use of violence; and the falsehood of the concept of a science that has artificially excluded from its research and questions the most fundamental one on God and on the total truth, and on the meaning of life."He continued: "Both the fanatic posture that does not listen to reason, as well as the partiality of reason that does not wish to be subjected and to respond to the total truth, end by falling into the use of physical force, precisely because they have no reasons, they do not have arguments to speak to men's spirit, they have no confidence in guiding to the recognition of truth, which liberates, which make one happy.

"They try to impose themselves by force, threats and seduction."

Fr. Scarafoni, rector of pont. univ. of the cross (zenit 12 oct. 2006)

Irrational God and truncated reason

"it is important to unveil the falsehood of the concept of an irrational God, following which one can calmly justify instigation to the use of violence; and the falsehood of the concept of a science that has artificially excluded from its research and questions the most fundamental one on God and on the total truth, and on the meaning of life."He continued: "Both the fanatic posture that does not listen to reason, as well as the partiality of reason that does not wish to be subjected and to respond to the total truth, end by falling into the use of physical force, precisely because they have no reasons, they do not have arguments to speak to men's spirit, they have no confidence in guiding to the recognition of truth, which liberates, which make one happy.

"They try to impose themselves by force, threats and seduction."

Fr. Scarafoni, rector of pont. univ. of the cross (zenit 12 oct. 2006)

Tuesday, October 10, 2006

Liberazione e buon selvaggio 解放 と良き未開人

l’interpretazione che Rousseau dava dei cambiamenti umani, infatti nell’Emilio, c’è una frasetta – che a prima vista potrebbe apparire innocua – ove si afferma che l’uomo esce buono dalle mani della natura e che la società lo corrompe.Questa affermazione stravolge tutto quello che tradizionalmente si era sempre sostenuto, cioè che l’uomo è malvagio e che l’autorità e il potere politico cercano di frenarne le tendenze. Dalla tesi di Rousseau i giacobini come Robespierre e Saint-Just trarranno l’idea che la rivoluzione deve rovesciare le istituzioni cattive e permettere all’uomo di arrivare, nel tempo, a una società perfetta. Su questa idea dell’uomo nuovo si baseranno poi tutte le rivoluzioni moderne di destra e di sinistra: col mito rispettivamente della restaurazione di un ordine passato corrotto o della costruzione di un futuro migliore.

エミール Emile ou De l'education 1762

人間は立派な者として生まれるが,社会が彼を堕落させる,という根本命題に立って人間形成における自然思想を展開した著作.

「すべてのものは、造物主の手から出たときは善であるが、人間の手の中では悪になる」(エミール)
 造物主=神の手から出たときは善であり、人間の手の中では…ということは、社会やその中の文化に染まっていくと悪になるということである。社会の不合理や不平等に対するルソーの見方がうかがえる。自然状態では善であり、必要以上の欲望を持たず生きていた。しかし、社会が進歩すると欲望が生まれ、不平等や不合理が生まれた。人間は生まれたときは善であり、成長していくと欲望が生まれ、不平等や不合理が生まれ、いつの間にか堕落していくとしている。

〈良き野蛮人(未開人) bon savage〉の神話

[ルソーと日本〕明治維新後、自由民権運動とともに中江兆民による翻訳もある『社会契約論(民約論)』のルソーが、明治後期には、自然主義の文学者島崎藤村などに『告白録』のルソーが、教育界には『エミール』のルソーが、影響を及ぼしてきた。

Monday, October 09, 2006

Solidarieta' nella cattiveria

"Gli uomini cattivi si appoggiano tutti l'un l'altro, in questo sta la loro forza principale"

(A. Solzenitsyn, Agosto 1914, Mondadori, p. 88

Sunday, October 01, 2006

Progresso e Stupidita'

Avec humour et brio, Milan Kundera considère comme la plus importante de son siècle la découverte que fit Flaubert de la stupidité, plus significative même, assure-t-il, que les idées les plus étonnantes de Marx ou de Freud: loin de céder à la science, à la technologie, à la modernité, au progrès, cette stupidité progresse au contraire avec le progrès. Elle consiste en un moderne Dictionnaire des idées reçues, dont le flot est programmé sur ordinateurs, propagé par les mass médias.

Milan Kundera, L'Art du roman, Paris, Gallimard, 1986, in fine.