Thursday, March 06, 2008

Illuminismo e Cristianesimo

E Ratzinger disse: i meriti dei philosophes distrutti dai loro figli

Poche settimane prima della sua ascesa al Soglio, il cardinale Joseph Ratzinger ha tenuto, ricevendo a Subiaco il premio «San Bene­detto », un’importante «lectio », nella quale parlò anche di illuminismo e neoilluminismo. Ratzinger ricordò che «l’illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della fede cristiana» e che, nel Sette­cento ebbe una funzione saluta­re «laddove il cristianesimo, contro la sua natura, era purtroppo diventato tradizione e religione di Stato». Nel contesto dell’An­cien Regime, anzi, «è stato merito dell’illu­minismo aver riproposto i valori originari del cristianesimo», ovvero il suo essere «la religione del 'logos'», che «ha compreso se stessa fin dal principio come la religione se­condo ragione», che «in quanto religione dei perseguitati, in quanto religione universale, al di là dei diversi Stati e popoli, ha negato allo Stato il diritto di considerare la religio­ne come una parte dell’ordinamento stata­le ». Ma questo poté accadere solo perché «a quell’epoca le grandi convinzioni di fondo create dal cristianesimo in gran parte resta­vano ». E proprio questo segna il netto di­stacco tra i Lumi settecenteschi e l’odierno neoilluminismo. Ratzinger indicava un’«au­tolimitazione della ragione positiva, che è a­deguata nell’ambito tecnico, ma che, laddo­ve viene generalizzata, comporta invece una mutilazione dell’uomo. Ne consegue che l’uo­mo non ammetta più alcuna istanza morale al di fuori dei suoi calcoli e anche che il con­cetto di libertà, che potrebbe sembrare e­spandersi in modo illimitato, alla fine porta all’autodistruzione della libertà».

Avvenire, 6 marzo 2008

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