Wednesday, July 17, 2013

La formazione è il futuro della vita consacrata

La formazione è il futuro della vita consacrata

Intervento dell'arcivescovo José Rodríguez Carballo

L'OSSERVATORE ROMANO mercoledì 17 luglio 2013

La formazione è il presente e il futuro della vita consacrata, perché senza di essa la ripetizione, la routine, la mediocrità e la stanchezza rischiano di soffocarla. Lo ha detto l'arcivescovo José Rodrí- guez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, durante la cerimonia di chiusura dello Studium del dicastero.
Senza formazione, ha aggiunto, «non c'è fedel- tà creativa, come ci chiede la Chiesa, e non c'è si- gnificatività evangelica della nostra vita e missio- ne». A questo proposito, il presule ha sottolinea- to come la formazione permanente sia «l'humus della formazione iniziale» e senza l'una non è possibile l'altra. D'altronde, la formazione ha co- me obiettivo quello di trasformare in Cristo, at- traverso un «processo continuo di crescita e di conversione, che impegna tutta la vita della per-
sona, chiamata a sviluppare la sua dimensione umana, cristiana e carismatica». Per realizzare i suoi scopi, l'azione formativa deve essere, quindi, «unitaria, coerente e graduale, e, allo stesso tem- po, deve essere integrale, cioè deve tener conto della persona nella sua totalità, in modo tale da sviluppare in modo armonico le sue doti fisiche, psichiche, morali e intellettuali, inserendosi atti- vamente nella vita sociale e comunitaria».
Oltre a ciò, ha aggiunto l'arcivescovo, la for- mazione deve tener presente la vita e le doti di ciascuna persona, favorendo in ogni momento «l'esperienza concreta dello stile e dei valori del proprio carisma». Deve essere anche pratica, cioè «deve tendere a vivere quello che si impara» ed essere «aperta alle nuove forme di vita e di servi- zio, attenta alle chiamate del mondo e della
Chiesa e infine considerare lo studio come uno dei suoi componenti essenziali».
A proposito dello studio, il presule ha elencato alcune caratteristiche che deve avere. A comincia- re dal considerarlo come «un bene da condivide- re con gli altri» e «un servizio» e non come un «privilegio». Esso, inoltre, deve essere «manife- stazione del desiderio di conoscere sempre più profondamente Dio». In questo senso, esso non si riduce a imparare la scienza e la dottrina, ma soprattutto, «guarda a raggiungere la sapienza dello spirito e a lasciarsi possedere dalla Verità e dal Bene». Lo studio, poi, si deve porre «al ser- vizio dell'evangelizzazione, del dialogo con la cultura» e deve portare «a entrare in dialogo con gli altri», ad «alimentare il dialogo necessario tra la conoscenza e la devozione, tra la ricerca e la contemplazione, tra scienza e carità».


iPadから送信

No comments: