Thursday, August 10, 2006

Bisogno di storie raccontate

È proprio in questo settore che gli sforzi vanno concentrati: su quel bisogno che l’uomo ha di riconoscersi in storie buone, che diano senso all’esistenza. Il pubblico partecipa in modo empatico alle vicende dei personaggi, con i quali instaura una sorta di intimità. Un surrogato di amicizia.Le storie che appassionano non sono puri divertissements, coinvolgono l’intelligenza e la sensibilità, portano a gioire, a imparare, a capire di più. Il desiderio di storie è un ! riflesso del profondo desiderio umano di avere dei percorsi di vita, alla ricerca del senso dell’esistenza.

Siamo abituati ad avere un’immagine dei Paesi occidentali avanzati come di società sostanzialmente egualitarie, in cui una democrazia sostanziale sarebbe stata raggiunta. In realtà, dal punto di vista culturale, in nessuna epoca della storia probabilmente si è realizzato uno squilibrio così forte fra pochissime persone, che hanno una grande incidenza sul piano culturale e una grande maggioranza di persone che, sostanzialmente, subiscono questa preminenza di pochi.

È la capacità che il racconto di storie ha (se ben fatto) di coinvolgere il pubblico. La partecipazione empatica alle vicende dei personaggi principali, con i quali si instaura una sorta di intimità, quasi un surrogato di amicizia. Non si pensi che la dimensione delle storie, essendo in parte frutto di fantasia, sia poi staccata dalla realtà. Le storie che appassionano profondamente non sono percepite come puri divertissements. Il pubblico usa la propria intelligenza e sensibilità in modi nuovi, per rendere più sottili e flessibili le emozioni, per gioire, per imparare, per capire di più e in qualche modo essere di più. Il desiderio di storie è un riflesso di questo profondo desiderio umano di avere dei percorsi di vita, cioè di avere delle articolazioni di senso dell’esistenza.

La fiction ha il potere di dare senso alla vita?

La costruzione di storie ha molto a che fare con il senso che viene riconosciuto nella realtà e nella vita. La storia per certi aspetti ha addirittura il compito di dare alla vita la sua forma, proprio perché può privilegiare alcune linee di chiarezza rispetto a un mondo che tende ad essere più sfumato, più complesso e più confuso. Come ha messo bene in luce Alasdair MacIntyre, aprendo un filone di studi che negli ultimi anni si è molto arricchito, è proprio attraverso le storie che ci si può districare nei territori spesso poco chiari dell’esperienza.

In che modo?

Le storie offrono questo training attraverso un esercizio che non è solo intellettuale, ma che – siccome i racconti attivano ampiamente le passioni, le emozioni, i sentimenti – coinvolge tutta la persona. Aveva quindi ragione quella tradizione morale che considera la narrazione delle storie come una parte fondamentale della nostra educazione alla vita buona. Già Aristotele in effetti poneva come domanda centrale sull’esistere non che cosa devo fare, ma quale è la vita buona, quale è la vita degna di essere vissuta.http://www.fides.org/ita/dossier/2006/dossier_massmedia.doc

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