Saturday, March 13, 2010

Perdono

Carlo M. Martini, Prove e consolazione del prete, Ancora, 2010, 89-93


Matteo, 18,21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

E' un brano che mi colpisce, mi intriga. che cosa vuol dire che devo perdonare fino a settanta volte sette? Certo significa che dev'essere un esercizio molto frequente; se pensiamo che il parallelo di Luca aggiunge "al giorno" (17,4), è necessario perdonare ogni tre minuti, settanta volte sette per un giorno sono ogni tre minuti, giorno e notte.
Dunque Gesu'spiega ampiamente la sua risposta nella parabola successiva (18,23-35), la parabola del servo spietato. Si tratta di una lunga parafrasi che sta a sottolineare l'importanza assoluta del perdono: come mai tu, perdonato per diecimila talenti, osi non perdonare il tuo consrvo che ti deve solo cento denari? E che parli di quotidianita' lo leggiamo in Matteo 6, dove insegna la preghiera del Padre nostro; dopo aver detto: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"(11-12). Siamo perdonati continuamente e quotidianamente e percio' dobbiamo esercitarci nel perdono. E' significativo che l'unica spiegazione data da Gesu' dopo il Padre nostro riguarda proprio il perdono: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe"(14-15).
(...)
Per che cosa perdonare? Per tutto cio' che non ci va nella vita, per tutto cio' che ci scontenta e che e' molto nel nostro cammino quotidiano. E a chi?
Siamo sempre un po' scontenti di noi stessi perche' ci accorgiamo di non essere mai all'altezza delle situazioni, delle speranze, dei desideri, delle illusioni, e facciamo fatica a perdonarci; per lo piu' passiamo sopra, cerchiamo di non pensarci, ma non perdoniamo.
Siamo scontenti degli altri quando non rispondono ai nostri inviti, quando non ci capiscono, non ci danno retta, quando non vivono con noi un rapporto sereno, collaborante. Talora ci arrabbiamo apertamente, ma di solito, volendo conservare un contegno corretto, ci teniamo dentri piccoli malumori, piccole amarezze che via via si accumulano e raramente diventano oggetto di perdono.
Addirittura siamo scontenti di Dunque il carico delle cose in cui possiamo vivere l'esperienza del perdono e' molto grande: a noi, agli altri, a Dio. E possiamo viverlo in un processo non necessariamente formale (quasi prendendo le cose una per una), bensi' nel risanamaento dai rancori dell'inconscio attraverso quella pazienza e accettazione quotidiana che e' appunto l'abbandono. L'abbandono e' intessuto di perdono in quanto ci permette di vedere il lato giusto, sereno, pacificante, confortante anche la dove ci sono pesi, fatiche, frustrazioni. L'abbandono e' capacita' di prendere bene tutto cio' che ci accade, tutto cio' che incontriamo e con cui, di primo acchito, ci scontriamo.

"A ogni offesa dell'amore, a ogni ferita, c'e' un perdono da dare o da ricevere, per non procedere ricurvi, diffidenti, tristi, per non scegliere un comportamento che si maschera e si chiude in tuoli, modelli e meccanismi di difesa, che spesso hanno le loro radici nei risentimenti e nel perdono non dato. Se esaminiamo tanti atteggiamenti nostri e altrui, ci accorgiamo di fatto che le chiusure di dialogo e i meccanismi di difesa hanno spesso la radice in risentimenti non sanati. Quante volte ci domandiamo: Perche' mi chiudo e non so comunicare? Perche questo disagio e malessere? E' possibile che la risposta stia proprio nella mancanza di perdono, che ci incatena a situazioni passate, di cui abbiamo dimenticato l'origine, o forse e' il presente che ci rimanda a situazioni spiacevoli del passato. Ed ecco allora come il Signore ci perdona; il Signore puo' cancellare i nostri turbamenti e cosi' il disagio e l'angoscia che ci attanagliano. Nella preghiera puo' farci affiorare dettagli precisi che perderanno l'acre dei cattivi sentimenti proprio perche' avremo con noi la Sua presenza. Ogni cosa della nostra vita dev'essere da noi accettata nella pace di un cuore che anela a essere guarito da Dio" (S. Cherubini, Il fiume della nostra vita, Edizioni ADP, Roma 1998, pp. 42-43).

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