Sulla barca dell'oligarca
- Corriere della Sera28 May 2022di Massimo Gramellini
L'ultimo canta-sberleffo di Checco Zalone racconta le gesta di tal Di Ciolla Nicola, guardia portuale che diventa eroe nazionale per avere sequestrato «il megayotto di un russo magnato — che ci passava ogni notte — tra vodka, caviale e donne non male». L'eroica guardia portuale è la tipica maschera di Checco: cinica, familista e mossa da meschini interessi personali — usare la barca dell'oligarca per la festa della prima comunione del figlio — ammantati però di nobili motivazioni. L'avventura finirà miseramente perché l'oligarca «vuole l'Ucraina, ma non ha messo la benzina» e la guardia e i suoi invitati si ritroveranno naufraghi in mezzo al mare.
Questo Di Ciolla Nicola mi sembra di conoscerlo, non solo quando mi guardo allo specchio. È l'eterno qualunquista italiano e recita una parte che spesso gli è capitata addosso per caso, ma in cui finisce per credere, così da poterla sfruttare senza scrupoli né sensi di colpa per i suoi interessi di bottega. Negli ultimi tre anni Di Ciolla Nicola ha partecipato a un mucchio di talk show: è stato il virologo allarmista, il no vax complottista, il professore narcisista, il guerriero seduto della Nato e il pacifista allineato (coi russi). Sempre convinto di essere un eroe coraggioso, incompreso e perseguitato, ma in realtà sospinto da un tornaconto personale che nel migliore dei casi è quello narcisistico di godere i proventi di una popolarità improvvisa, destinata ben presto a esaurirsi come la benzina sulla barca dell'oligarca.
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