Sunday, February 25, 2024

E. Durand, "Le Emozioni di Dio. Tracce di un profondo coinvolgimento" | La Civiltà Cattolica


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Che fare delle emozioni del Dio biblico?». È la domanda che dà il titolo all'Introduzione del nuovo lavoro del teologo domenicano Emmanuel Durand, docente dell'Università di Friburgo, in Svizzera.

Attorno al perno delle emozioni divine si svolge l'intera indagine dell'A., il quale, attraverso un itinerario di ricerca complesso, sintetico e ben strutturato, realizza un'impegnativa e feconda ricerca, capace di coinvolgere vari ambiti del sapere, al fine di esplorare un'ipotesi affascinante: «Le emozioni divine sono i segnali di un impegno totale di Dio […] nei confronti delle sue creature» (p. 30).

Il primo capitolo circoscrive gli affetti umani mediante un percorso antropologico che, passando per sant'Agostino, san Tommaso, René Descartes, David Hume e Jean-Paul Sartre, indaga il significato delle passioni ed emozioni umane, comprendendole come il segno di un impegno dell'uomo con la realtà dell'altro e delle cose, e facendo di tale concezione la base per un discernimento delle emozioni divine. Ed è così che lo sguardo si posa sul mistero di Dio.

Le argomentazioni successive, infatti, prendono avvio da una domanda apparentemente semplice, che dà il titolo al secondo capitolo: «Dio prova la passione dell'amore?». Ancora una volta, l'indagine si presenta vasta e complessa, ma Durand la conduce abilmente, servendosi dell'espediente del «dibattito a distanza tra lo Pseudo-Dionigi e il profeta Osea» (p. 59), per mostrare come la concezione biblica dell'amore divino abbia un sapore diverso rispetto a quella dell'eros elaborata dall'Areopagita.

Tali impegnative premesse conducono l'A. a elaborare un nuovo capitolo dedicato all'analisi delle passioni convenienti e sconvenienti, attribuite a Dio dagli autori sacri. Interlocutore privilegiato è Tommaso d'Aquino. Le acute distinzioni dell'Aquinate permettono di individuare due tipi di costruzioni metaforiche capaci di dare ragione di quelle passioni sconvenienti che la Scrittura attribuisce a Dio. Tuttavia Durand non si ferma alle considerazioni di san Tommaso: osa fare un passo ulteriore, indagando la possibilità di una speranza in Dio, intesa non come virtù, bensì come passione.

La quarta parte è dedicata interamente a «L'ira di Dio, ripensata come intreccio». Ancora una volta attingendo a insegnamenti autorevoli del passato ed elaborando una sua personale lettura della questione, l'A. afferma che, in definitiva, le frequenti affermazioni relative alla collera e al pentimento divino rivelano l'incompatibilità di Dio con il male e la modalità con cui Egli agisce in favore delle sue creature.

Il quinto capitolo è dedicato alla tristezza divina, attestata più volte dalla Bibbia, e sulla quale l'A. riflette anche attraverso un interessante confronto tra la lex orandi della liturgia del Venerdì Santo e la lex credendi dell'immutabilità divina, per concludere che «la tristezza di Dio verte sullo sfiguramento delle sue creature e che una siffatta tristezza ha un volto umano» (p. 30).

Così è aperta la strada che conduce all'ultima parte dello studio, propriamente cristologica, perché il Figlio di Dio, facendosi uomo, fa sì che le emozioni umane siano assunte da Dio stesso. In particolare, Durand fa notare che, nel caso di Cristo, le emozioni presentano tratti singolari, che risaltano persino più degli elementi condivisi con quelli degli altri uomini. Le sue emozioni, infatti, rivelano, in modo unico, il profondo coinvolgimento divino nelle questioni umane.

Al termine di questo articolato itinerario, con una sintesi efficace, l'A. può dimostrare la validità della sua ipotesi di lavoro espressa all'inizio, offrendo ai teologi la possibilità di ricomprendere le emozioni divine come un'indicazione dell'amore di Dio verso l'uomo, la sua risposta alle nostre scelte, all'accoglienza o al rifiuto di Lui. Non a caso, l'enfasi cade sul rapporto di alleanza che Dio stringe con l'umanità, attendendo da ciascun uomo una risposta libera e consapevole, per poter realizzare il Suo disegno. In altri termini, il Suo profondo coinvolgimento, pienamente rivelato e vissuto dall'Uomo-Dio, indica che Egli interpella con amore il singolo. Infatti, se Dio fosse indifferente verso di noi, non proverebbe né gioia né collera né tristezza. Dunque, «le emozioni di Dio sono le tracce di un'alleanza in corso di dispiegamento, in cui le nostre risposte hanno una grande importanza, poiché Dio prova una semplice passione d'amore» (p. 226).

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