La scelta consumata con la svolta costantiniana (veicolata dalla problematica teologia politica eusebiana) $ fu quella di abbracciare la «forma chiesa» scartando quella di «setta»: includere il maggior numero di fedeli (anche gli impuri, i lapsi, i deboli, mettendo fuori legge dogmatica, come eresia, il modello donatista di espulsione dei 'non resistenti: coloro che durante le persecuzioni avevano abiurato per evitare il martirio), accogliendo anche i meno religiosamente qualificati, gli eticamente squalificati, i culturalmente non attrezzati, attivando canali e modelli di appartenenza oggettivamente istituzionalizzata, compensativa dei deficit motivazionali, spirituali e riflessivi soggettivi, graduando forme differenziate di partecipazione e riconciliandosi con la società di accoglienza, avviando una grandiosa opera di mediazione istituzionale e culturale con essa, configurata in una sistematica integrazione giuridica, amministrativa, economica, politi-
ca, educativa, assiologica.
Nel contesto storico della tarda antichità pagana, questa scelta passava per l'assimilazione alla romanità con il suo formidabile impianto giuridico e l'incorporazione nella forma politica della sovranità imperiale: era l'inaugurazione della cristianità, che nella teologia eusebiana dell'analogia tra
monarchia divina e terrena trovava il proprio modulo teologico-politico di partenza, subdolamente antibiblico, ideologicamente funzionale a un progetto storico-politico particolare.
Fu uno spaventoso errore religioso? Fu il tradimento idolatrico dello Spirito in nome del governo della terra incarnato dalla figura mitologica
Grande Inquisitore? O fu una scelta rispondente alla vocazione universalista dell'annuncio cristiano, implementata al prezzo altissimo di una simbiosi politico-sociale modellata da una normatività non evangelica (quan-do non radicalmente antievangelica), giustificata con dispositivi teologici strategicamente riaggiustati all'evolversi storico, ma premiata nel lungo termine dalla potenza civilizzatrice e umanizzante di questa stessa Parola, capace di trasformare progressivamente le strutture politiche e sociali delle società cristiane, promuovendo in esse un riconoscimento crescente della dignità della persona, dei diritti universali dell'uomo, della libertà, della solidarietà?
La sconfessione contemporanea dell'ideologia costantiniana di assimila zione della sovranità terrena e di quella divina e di tutta la tradizione s cessiva di aggregazione tra assetto politico-giuridico ed ecclesiale, la lic dazione non solo oggettiva, ma critico-riflessiva da parte dei credenti d forma di civiltà incarnata dalla cristianità, potrebbe allora coniugarsi il riconoscimento del valore della scelta ecclesiale, cattolica, e non sett esemplarmente veicolata dagli eventi di Nicea, che fa del corso succes della storia del cristianesimo non una lineare deviazione dalla santità d origini, ma un accidentato e faticoso percorso di Grazia e di peccato, in la Chiesa non è venuta meno alla sua missione di essere segno e strume anche storico e non solo escatologico, di salvezza per tutta l'umanità, per tutta la società.
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