Monday, February 04, 2008

Il Vangelo in Cina

Il Vangelo in Cina

Il primo documento che narra la presenza del cristianesimo in Cina è la stele di Xian, conservata nel museo delle «10 mila stele» (Bolin). Si tratta di una pietra alta più di 3 metri, scritta in cinese e in siriaco, dove si racconta del monaco Alopen, che nel 635 giunge nella capitale dell’impero Tang – Chang An, a quel tempo forse la città più cosmopolita del mondo – e lì predica la «religione della luce» (jing jiao). Chang An aveva già visto l’arrivo di un’altra religione straniera: il buddismo. Tempo dopo giungerà anche l’islam. L’imperatore Tang Taizhong, in un decreto del 638 ne permette la diffusione, giudicandola «eccellente… vivificante per l’umanità, indispensabile». La comunità a Chang An è la prima, documentata comunità cristiana in Cina. Si tratta, molto probabilmente di una comunità di monaci siriaci (antenati nestoriani della Chiesa caldea), giunti a Chang An lungo la Via della Seta, che collegava il commercio del Mediterraneo con quello dell’Estremo Oriente.

Le comunità siriache fuggiranno nell’Asia centrale, non lasciando quasi alcuna traccia fino al 1997. In quell’anno, uno studioso americano, Martin Palmer, scopre nella pagoda Da Qin – a Lou Guan Tai, nei dintorni di Xian – figure e statue che ricordano l’iconografia cristiana d’oriente.

Giovanni da Montecorvino nacque a Montecorvino Rovella, nel salernitano, nel 1246. Entrò nell’ordine dei frati minori dopo una giovinezza ricca di soddisfazioni mondane. Verso il 1279 fu inviato con altri frati in Armenia, in Persia e altre regioni del Medio Oriente. Nel 1289 tornò in Italia per riferire al pontefice Niccolò IV e averne ordini e istruzioni.
Ripartì nello stesso anno per le missioni d’Oriente, legato pontificio presso re e principi orientali, in particolare presso il Gran Khan della Cina, Kubilai.
Suoi compagni di viaggio furono il domenicano Nicola da Pistoia e il mercante Pietro di Lucalongo.
Dalla Persia si recò via mare in India, nel 1291, dove predicò per 13 mesi e battezzò circa 100 persone. Raggiunse la Cina nel 1294, per scoprire però che Kubilai Khan era appena morto e che Timurleng (1294–1307) gli era succeduto al trono. Sebbene quest’ultimo non volesse abbracciare il cristianesimo, non pose ostacoli sulla via del missionario, che, a dispetto dell’opposizione dei nestoriani che già si trovavano in Cina, entrò presto nelle grazie di Timurleng. Nel 1299 frate Giovanni costruì la prima chiesa di Pechino e nel 1305 ne costruì un’altra con annesse officine e case per 200 persone, proprio davanti al palazzo imperiale. In quegli anni riscattò da famiglie non cristiane circa 150 ragazzini, insegnò loro il greco e il latino e li educò al servizio liturgico. Tra le 6000 persone convertite vi fu un re nestoriano, George, un vassallo del Gran Khan menzionato da Marco Polo. Giovanni lavorò in totale solitudine per ben 11 anni, finché nel 1304 un legato tedesco, Arnoldo di Colonia, fu inviato ad aiutarlo. Nel 1307 Clemente V, soddisfatto dai successi del missionario, inviò altri sette francescani con l’incarico di consacrarlo arcivescovo di Pechino e vescovo di tutta la Cina. Di questi frati, solamente tre giunsero a destinazione: Gerardo, Pellegrino e Andrea da Perugia. Essi consacrarono frate Giovanni nel 1308 e gli succedettero nella sede episcopale di Zaiton. Il primo grande apostolo della Cina morì a Pechino nel 1328. Ebbe esequie solenni, alla presenza di una grande folla di fedeli e di pagani, e il suo sepolcro divenne presto oggetto di venerazione.

Tommaso d'Aquino 1225-1274

Anche la famiglia Polo(1254-1324), andata in Cina per il commercio, è stata strumento di evangelizzazione. Fra l’altro, Matteo e Nicolò Polo erano stati incaricati da Khubilai Khan a tornare in Italia, chiedendo al Papa di inviare in Cina dei sapienti cristiani per fondare una università. Ma le lotte fra papato e regni nazionali in Europa non permisero di soddisfare la domanda. E la vittoria della dinastia Ming (1368-1644)

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