Tuesday, September 30, 2008

Uomini e animali

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La questione è la seguente: se la mancanza di specializzazione riveste sempre un carattere primitivo e se gli stadi di specializzazione sono sempre stadi finali nel cammino evolutivo, ne consegue che è impossibile che le configurazioni morfologiche primitive (quali sono quelle del cranio, della mandibola, delle mani e dei piedi umani, ecc.) procedano da altre posteriori pur maggiormente evolute, come lo sono tutte le caratteristiche morfologiche altamente specializzate delle scimmie.

Se non ho frainteso, vuole dire che l’uomo è una creatura meno evoluta delle scimmie?

Padre Leopoldo Prieto: Esattamente. O meno evoluta, o evoluta in modo contrario alle scimmie. Uno studioso ha suggerito, senza intenti ironici, ma sollevando qualcosa di sostanzialmente veritiero, che, volendo difendere l’evoluzionismo, bisognerebbe sostenere, in luogo della vecchia immagine dell’evoluzionismo del XIX secolo in cui l’uomo deriva dalla scimmia - la famosa serie di individui che passano da semiquadrupedi fino all’uomo eretto attuale -, esattamente il contrario, ovvero l’idea di una scimmia (come essere altamente specializzato e adattato alla forma di vita arborea) che procede dall’uomo, un essere molto più primitivo e meno specializzato.

Un’idea alquanto scioccante, non le pare?

Padre Leopoldo Prieto: Può essere, da un punto di vista culturale, ma dal punto di vista scientifico è piuttosto ben fondata. Autori rinomati del mondo scientifico hanno affermato che la filogenia delle scimmie antropoide è consistita in una “scimmiazione” crescente, a partire da forme arcaiche più simili a quelle umane, rispetto alla “ominizzazione” progressiva della specie umana. Vi è stato persino chi ha parlato di deumanizzazione progressiva della scimmia.
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Ma non è stato dimostrato che alcune scimmie particolarmente sveglie sono capaci di interagire intelligentemente con l’uomo, usando addirittura il computer?

Padre Leopoldo Prieto: Gli sperimenti realizzati con le scimmie, specialmente con gli scimpanzé, allo scopo di dimostrare l’esistenza di attitudini logiche in questi animali, si sono dimostrati sempre dei fallimenti. Sono stati impiegati molti mezzi e molto tempo, ma i risultati ottenuti sono sempre stati deludenti. L’unica cosa che sono riusciti a dimostrare è l’esistenza di una memoria associativa (che è alla base dell’addestramento degli animali), più o meno sviluppata. Gli stessi ricercatori hanno dovuto riconoscere che gli scimpanzé, anche dopo un intenso addestramento linguistico, rimangono al livello di comunicazione del quale sono naturalmente dotati.

Questo dunque significa che ciò che questi animali hanno “appreso” attraverso l’addestramento non è stato anche “compreso”. Per questo non forma parte del proprio patrimonio di comunicazione, né viene trasmesso alla prole. Tutto ciò che si è ottenuto con questi esperimenti, tanto sofisticati quanto tenaci, è stata l’associazione di immagini con determinate azioni (in un numero abbastanza ridotto), rafforzata con i premi più graditi all’animale (cibo, passeggiata, ecc.).

zenit 30 sett. 2008

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