Friday, July 06, 2012

La barbarie digitale. Osservatore

Raffaele Simone su «l’Espresso» La barbarie digitale «Siamo immersi in una specie di arretramento collettivo alla pri- ma fase dell’intelligenza dell’uomo, quella legata alla visione e al racconto orale, che fu superata dall’avvento della scrittura» spie- ga a Stefania Rossini (su «l’Espresso» del 5 luglio) Raffaele Si- mone. Prendendo spunto dal suo ultimo volume Presi nella rete. La mente ai tempi del web (Milano, Garzanti, 2012, pagine 232, euro 17), il filosofo italiano spiega il nostro attuale imbarbarimen- to riassumibile nell’espressione digito ergo sum. «Già Platone (...) intuì gli effetti che alcuni media possono avere sulla mente, men- tre secoli dopo nessun contemporaneo si occupò di indagare le conseguenze mentali dell’invenzione della stampa. Oggi, che sia- mo pienamente nella Terza Fase, è necessario fare i conti con il nuovo orizzonte in cui è entrata la nostra mente e, soprattutto, quella dei nostri figli. (...) Si è sviluppato un atteggiamento com- pulsivo verso i media che ha modificato i nostri comportamenti e, appunto, la nostra mente verso una semplificazione e un’ap- prossimazione tutta visiva». In quarant’anni di insegnamento, prosegue Simone, che insegna linguistica generale a Roma Tre, dopo aver studiato anche matematica e diritto, «ho potuto osser- vare un campione di circa seimila studenti. Negli ultimi vent’anni ho calcolato una diminuzione cognitiva di un gradino all’anno. (...) Le conoscenze sono “irrelate”, cioè composte di tanti fram- menti, che chiamerei straccetti, di fonti varie e incongrue».

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