Sunday, February 11, 2018

Il problema del dolore (Teodrammatica, vol. V)

(Rm 8, 19-26)Il dolore qui non viene visto come un destino che chiude il mondo terreno in se stesso e lo defrauda piu' che tutto di ogni trascendenza -- "sull'aldila' ogni prospettiva e' venuta meno" -- e ci incita a lavorare piu' che tutto al miglioramento dello stato intollerabile del mondo. No, ma il dolore viene visto come un fenomeno che ci viene imposto quale compito dall'alto e che parla di aldila' con tutto il volume del suo linguaggio.
   L'inesplicabile (per noi) eccesso di dolore nel mondo non dovrebbe consistere, in ultima analisi e nella sua totalita', in questa trascendenza per lo piu' inconsapevole? Non dovrebbe essere l'iniziazione al grande atto del dono di se' che conclude la nostra vita nel tempo? Iniziazione anche la' dove colui che soffre, e che viene intimamente devastato contro volonta', insorge con tutte le sue fibbre contro un fenomeno che gli appare insano e che ha su di lui un dominio gelido assoluto? Tutto questo sangue invano versato non dovrebbe alla fine avere qualcosa a che fare con il solo "sangue prezioso", mediante cui siamo "comperati" e "lavati"?

(H. U. von Balthasar, Teodrammatica, vol. V, pp. 423-424)

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