Wednesday, November 04, 2009

In Memoria dello zio Enzo

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Carissima zia Antonella e famiglia,

sono passati sette mesi da quando ho ricevuto la notizia che lo zio Enzo aveva contratto un tumore incurabile, proprio lui, il piu' giovane, il piu' forte della brigata dei Tenca. E' stato uno shock! Veramente questi tumori non guardano in faccia a nessuno!
E adesso mi arriva la notizia della morte. In agosto, quando sono andato a trovarlo, era appena tornato da un sopralluogo ai suoi amati campi. Poi mi dice che era stato a Lourdes in treno, una faticaccia. Ma lui era abituato alle faticacce, ci metteva tutto se stesso in quello che faceva. Per la famiglia avrebbe lavorato giorno e notte, se necessario. E anche andare a Lourdes nonostante la fatica, era per non lasciare niente di intentato, cosi' gli suggeriva la fede dei suoi genitori. Non e' tanto il miracolo che cercava, ma voleva offrire al Signore anche questa malattia, perche' era un boccone veramente difficile da inghiottire. "Sia fatta la sua volonta'", mi e' sembrato questo il messaggio che aveva portato a casa. O almeno e' questo affidarsi nella fede che io ho letto sul suo volto.

E' voluto venire anche alla Messa il 5 settembre nella chiesa di Valle, poi e' tornato subito a casa. Non era piu' in grado di far festa con la brigata. Da una parte gli dispiaceva, ma dall'altra sapeva di dover distaccarsi poco a poco da questo mondo per entrare nel "mondo" dei defunti della famiglia Tenca per cui aveva appena pregato con fervore. Tra noi e i nostri defunti c'e' un legame. Non tutti sono capaci di por mente a questo fatto, ma lui se ne stava accorgendo.

Lo zio Enzo ha combattuto fino in fondo con il suo solito coraggio e la sua solita caparbieta' una battaglia che non poteva vincere. Ma una vittora l'ha ottenuta, io credo, e' riuscito a umanizzare una malattia che altrimenti porta alla disperazione. Adesso puo' riposare in pace.
Ho pregato per lui nella Messa di domenica. Preghero' anche per la sua famiglia.

Per chi rimane certo lascia un bel vuoto. Lui, per cui la famiglia era tutto, e che per la famiglia avrebbe voluto dare tutto, assolutamente non avrebbe voluto essere di peso. Eppure alla fine ha dovuto imparare anche questa lezione. E forse e' stata la lezione che gli e' costata di piu' nella vita. Il boccone piu' amaro e' stato questo, io penso. E' stata la purificazione necessaria per andare incontro al suo e nostro Signore. Riposi in pace.

con affetto vostro

Andrea Bonazzi

Osaka, 26 ottobre 2009

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La memoria credente, a rigore, non ci ricorda propriamente "la morte". La memoria credente ricorda "i morti": il loro arrivo, il loro transito, il loro congedo. Il loro significato: incancellabile. Insomma, ciò che dell’umano non va perduto, perché i morti non sono "niente", e Dio è Signore del prima e del dopo. E ciò che di esso non dobbiamo perdere, perché la passione del Figlio per l’umano ci interrogherà proprio sulla tenerezza che avremo riservato all’evento del venire al mondo e del congedo da esso. Perché l’umano non viene "da niente". Nella fragilità del suo accadere, si accende qualcosa di inviolabile e di eterno. Per tutti noi.
Pierangelo Sequeri (Avvenire, 3 novembre 2009)

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