Friday, September 16, 2005

Della dissimulazione onesta

Corsera 16 settembre 2005-09-16

Vale rifarsi a quel gioiello di profezia che è Della dissimulazione onesta del Torquato Accetto: l’arte della dissimulazione, quando non si identifica con la volgare menzogna, può essere un’arma preziosa per difendersi dall’oppressione dei potenti. A ben vedere, i nostri tempi sono simili al secolo di teatrali bugiardi che è il Seicento. Questi bugiardi sono le scorie della politica, infiltrate nella società. Il bersaglio. Viviamo in un Seicento «al finger sempre pronto e nell’ingannare accorto»: con Jago, falsario dell’amicizia, Don Giovanni, falsario dell’amore, Tartufo, falsario della devozione. «Io non sono quel che sono» proclama Jago, gran fabbro di calunnie. Coscienze instabili; lacerate se oneste; altrimenti tenebrose, vischiose e gaglioffe: «biecamente impaludate e avvolpinate, tra furberie e attentati». L’Accetto, che sensitivo. Ma, se questo fosse il bersaglio di un vero impegno, bisognerebbe affrontarlo senza arabescate formule anche nella vita delle ideologie. Per il resto, siamo ottimisti. Per l’eterosessualità in regresso, abbiamo le Miss Italia. Per lo sconcerto della letteratura, abbiamo i Festival di Mantova.
Alberto Bevilacqua

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