Thursday, January 03, 2013

Il Te Deum che innalziamo al Si- gnore questa sera. Benedetto xvi

Il Te Deum che innalziamo al Si- gnore questa sera, al termine di un anno solare, è un inno di ringrazia- mento che si apre con la lode — «Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamia- mo Signore» — e termina con una professione di fiducia — «Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno». Quale che sia stato l'an- damento dell'anno, facile o difficile, sterile o ricco di frutti, noi rendiamo grazie a Dio. Nel Te Deum, infatti, è contenuta una saggezza profonda, quella saggezza che ci fa dire che, nonostante tutto, c'è del bene nel mondo, e questo bene è destinato a vincere grazie a Dio, il Dio di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto. Certo, a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il ma- le fa più rumore del bene; un omici- dio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di ser- vizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono. An- che per questo motivo non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo sa- perci fermare per pensare. In questo modo il nostro animo può trovare guarigione dalle inevitabili ferite del quotidiano, può scendere in profon- dità nei fatti che accadono nella no- stra vita e nel mondo, e giungere a
quella sapienza che permette di va- lutare le cose con occhi nuovi. So- prattutto nel raccoglimento della co- scienza, dove ci parla Dio, si impara a guardare con verità le proprie azio- ni, anche il male presente in noi e intorno a noi, per iniziare un cam- mino di conversione che renda più saggi e più buoni, più capaci di ge- nerare solidarietà e comunione, di vincere il male con il bene. Il cristia- no è un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c'è nel mondo e che non di- pende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell'uomo, perché sa che la forza della fede può spostare le montagne (cfr. Mt 17, 20): il Si- gnore può illuminare anche la tene- bra più profonda.
L'Anno della fede, che la Chiesa sta vivendo, vuole suscitare nel cuore di ciascun credente una maggiore con- sapevolezza che l'incontro con Cri- sto è la sorgente della vera vita e di una solida speranza. La fede in Ge- sù permette un costante rinnova- mento nel bene e la capacità di usci- re dalle sabbie mobili del peccato e di ricominciare di nuovo.

Osservatore 3 gennaio 2013


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