Wednesday, February 13, 2013

di LUCETTA SCARAFFIA

di LUCETTA SCARAFFIA
Su «Il Messaggero». Osservatore Romano
Innovatore
incompreso



Chi non ha mai capito la portata innovativa della figura e del ponti- ficato di Joseph Ratzinger, e ha continuato a vederlo e a interpreta- re le sue parole e le sue azioni co- me prova di conservatorismo e ri- fiuto del nuovo, è stato smentito clamorosamente dalle sue improv- vise e impreviste dimissioni, una innovazione assoluta. Oltre che uno straordinario gesto di umiltà e di amore per la Chiesa. Perché Joseph Ratzinger è stato per molti versi nuovo: non c'è mai stato, al- meno negli ultimi secoli, un Papa che fosse anche un grande intellet- tuale, capace di offrire interpreta- zioni nuove del momento storico che la Chiesa attraversava e pro- porre coraggiose vie di intervento per i cattolici.
Il suo pontificato infatti è stato caratterizzato innanzi tutto da un grande e profondo lavoro intellet- tuale di comprensione del presente e di ricerca di nuove vie per rende- re attuale il messaggio evangelico: non solo, infatti, i suoi tre libri de- dicati a Gesù costituiscono una sintesi fra fede e ragione che per- mette un incontro con Gesù coe- rente e accettabile alla cultura del presente, ma molti dei suoi discorsi e delle sue catechesi gettano una luce nuova sulla situazione attuale densa di significati e ricca di pro- poste di intervento.
Senza capire davvero cosa agita il mondo contemporaneo è difficile muoversi in qualsiasi direzione: è questo in sostanza il motivo della sua continua denuncia delle varie forme di relativismo, dell'appello ad accompagnare sempre la fede con la ragione per non venire can- cellati dalla tendenza scientista in atto.
Una costante volontà di capire che non ha escluso sorprese, come quando, davanti al Parlamento te- desco, ha elogiato le opinioni e le azioni di molti non credenti, che su certi temi sentiva più in sintonia di quelle dei cattolici.
A cominciare dalla scelta del no- me, Benedetto, non si è stancato di segnalare come priorità la nuova evangelizzazione dell'Europa, di un continente che sta dimenticando le sue radici cristiane. La necessità di avviare un nuovo processo di evan- gelizzazione è stata infatti conside- rata da Ratzinger la priorità del suo pontificato, insieme con la pu- rificazione della Chiesa, condizione più che mai indispensabile per ri- dare credibilità al messaggio cri- stiano. E proprio il tema della purifica- zione — da lui enunciato come pro- gramma già prima di essere eletto — ha costituito il macigno che ha reso così pesante la sua azione di pontefice. Benedetto XVI ha dovuto pagare gli errori di altri portando sulle sue spalle il peso dello scan- dalo della pedofilia, da lui affron- tato sempre con coraggio e verità già da Prefetto della Congregazio- ne della Fede. Con il medesimo co- raggio e ansia di verità ha conti- nuato a denunciare, nei discorsi al- la Curia, i velenosi effetti delle lot- te intestine per il potere e il dena- ro. Questo è stato senza dubbio il tema più spinoso e insidioso che ha dovuto affrontare: e proprio questo tema lascia come esigente eredità al suo successore.
Con il suo stile mite e dolce, sce- vro da ogni carisma superficial- mente inteso, ha saputo parlare alle folle e scaldare i cuori, rinnovando la fede e l'entusiasmo di giovani e donne, anziani e sacerdoti. Con uno stile personalissimo, che è sta- to apprezzato e riconosciuto da tutti.
Non c'è dubbio però che il si- gnificato più forte del suo pontifi- cato sta proprio in quest'ultimo ge- sto, una decisione che rivela fino in fondo la sua straordinaria statura spirituale. E, soprattutto, la sua fi- ducia in Dio, nelle cui mani ha ri- messo il destino della Chiesa. La sua fiducia che lo Spirito Santo sa- prà farsi sentire — come è stato fi- nora nei conclavi dell'ultimo secolo — spiazzando cordate e alleanze, e portando i cardinali a scegliere sempre il migliore, l'uomo adatto a quel momento storico. Così, anche se l'inaspettata decisione di Bene- detto XVI sembra lasciare i cattolici che molto lo amano nella tristezza e un po' anche nell'abbandono, si può guardare insieme a lui con speranza e fiducia a ciò che Dio ri- serva nel futuro della Chiesa.



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